
Vedo Penolle in officina e gli chiedo, il perché di questo suo nome, poi mi racconta altre cose e allora gli chiedo, se vuole scrivere qualcosa della sua vita, acconsente di buon grado e nei giorni a seguire, si ferma piu’ volte con l’auto, per chiedermi quando sono libero, perché molte sono le cose che mi deve raccontare.
Di seguito una sintesi, del lungo dialogo, effettuato in un pomeriggio di settembre 2020. Alessandro Risso è nato in località u Bacchettu, vegnindu da Vase, dopu u Pasciu e Bosin prima de Gambun e da Cina, questi sono tutti i toponimi di un tratto di strada, della direttrice verso la frazione Pero, lunga non più di 600 metri, in queste località erano fiorenti molte attività, soprattutto opifici, che traevano la forza motrice dalle acque del Teiro.

E’ nato il 29 settembre 1929 fra poco, saranno 91 primavere! Il nomignolo, con cui è identificato, insieme al fratello e alla sorella, deriva da suo padre, Francesco Risso, nato a Genova Pra’ che era solito pronunciare e ripetere, in tenera età, la parola pennello, e cosi, storpiato dall’inflessione dialettale, i Risso diventarono la famiglia Penolle! Gli pseudonimi, erano molto in uso negli anni passati, non si conosceva quasi mai, il vero cognome, perché le famiglie erano identificate, con dei nomignoli, legati ai mestieri, alla loro dimora o ad altre circostanze vissute nella loro vita, anche i nomi propri, delle persone, erano sostituiti da parole in gergo, legate quasi sempre a mestieri, fatti accaduti o anche come vezzeggiativo o dispregiativo della persona.
Alessandro, mi racconta della famiglia di sua madre, Emma Bianchi e della sua numerosa famiglia, undici tra fratelli e sorelle! I suoi nonni, misero al mondo il primo figlio, quando la somma delle loro età era appena di 32 anni!Il primo lavoro del padre fu il fornaio, presso la panetteria Giordano.Poi in località Calabraghe, insieme ai figli, aprì il primo magazzino, di raccolta ferrovecchio, carta e stoffe.Durante il conflitto mondiale la famiglia si trasferì per sicurezza in località Gambone. Prudentemente, Il cavallo utilizzato per tirare il carro, allo scoppio della guerra, fu venduto, per la paura, del tutto fondata, che fosse requisito dai militari o peggio mandato al macello.In mancanza della forza animale, la raccolta dei rottami di ferro, carta e stoffa e anche legno e mobilia, era effettuata tramite il tiro a mano di carretti.

Ricorda i bombardamenti di Varazze, in particolare quello disastroso della città del 13 giugno 1944, con molte vittime civili, le bombe, mancarono l’obiettivo, che era il ponte della ferrovia e colpirono il centro storico. Vide gli aerei che si abbassavano verso il centro abitato di Varazze dopo il sorvolo del Vignolo e poi il rumore e il fumo delle esplosioni. Diversi furono i bombardamenti della città, in uno di questi l’obiettivo era il Cotonificio Ligure, dove però due bombe senza esplodere, finirono, una nel greto del fiume e l’altra, trapassando una finestra dell’edificio industriale, rimase poi incastrata nelle scale. Una bomba d’aereo, invece esplose, in un altro bombardamento, nei fondi del “palazzo della fabbrica “senza però, fare grandi danni, poiché’ l’edificio era il primo a Varazze, costruito con la struttura in cemento armato.
Al termine del conflitto, la famiglia ritornò alla propria abitazione in via Malocello. Ricorda di aver fatto dei buoni affari, con il Cotonificio Ligure, in particolare, qualche mese prima di partire per fare il militare di leva, quando per i telai della tessitura, servivano delle catene tipo quelle da biciclette, Penolle riuscì a fornire lo stabilimento di una discreta quantità, di questi oggetti, accumulando un profitto di 20.000 lire. Il turismo a Varazze, era solo di chi se lo poteva permettere, i signorotti arrivavano a Varazze, con le loro “servette” conobbe una di queste, si chiamava Ines, un amore giovanile, di quelli che restano per sempre nel cuore.
Fu precettato, per il servizio di leva, fece il CAR a Palermo nella divisione Folgore, ma niente lanci con il paracadute, serviva personale, per le comunicazioni radiotelefoniche. Gran parte delle forze armate erano tutte concentrate lungo il confine nord orientale d’Italia da dove poteva provenire un’eventuale minaccia dell’armata rossa. Inviato a Conegliano Veneto, fu poi dislocato anche a Treviso Asiago, Pordenone e Monfalcone. Terminato il servizio militare, sposò la compianta Randazzo Angiola e prese casa ad Albisola.
L’ attività fu trasferita, in un nuovo magazzino, da Berio, nella zona del Mulino Vecchio. Al termine della guerra, era grande la richiesta di ferro, per ricostruire l’Italia e Penolle, unico raccoglitore della città, era il destinatario di chi voleva disfarsi di ogni cosa materiale oppure di chi voleva racimolare, qualche soldo, vendendo oggetti in ferro ma anche carta cartone stoffe e mobilia. Aumentò il volume degli affari, e la sua attività era ricercata anche in altri comuni Tutta la provincia di Savona fino ad Alassio poi Isoverde, Campomorone in provincia di Genova, e la provincia di Alessandria. A Cogoleto era predisposto un binario morto, per il carico nei vagoni ferroviari, degli sfridi di lavorazione delle industrie locali e delle carcasse di autoveicoli da rottamare.

Nella località Mulino a Vapore erano molte le attività insediate.La famiglia Berio, nel suo opificio, produceva l’olio di sansa e presso il ponte du Rissulin, aveva il deposito delle ossa recuperate dal vicino macello comunale per essere poi lavorate nel mulino a vapore, per farne il sapone. Nei pressi dell’oleificio dei Berio, si insediò la ditta Righetti che sotto l’egida, del direttore del Cotonificio Ligure, Rubino aveva l’esclusività, della raccolta degli stracci sporchi di grassi e olio provenienti dalle lavorazioni delle varie industrie della città, gli stracci erano poi restituiti puliti e i residui di olio recuperati messi in vendita come petrolio lampante.
Ricorda il lungo Teiro di Varazze pre-guerra dopo lo stabilimento del Cotonifico Ligure in direzione del centro erano solo orti quelli della Lomellina e della Camminata, che occupavano questi grandi spazi, ora completamente edificati. Fra le poche case in mezzo agli orti, una in particolare, la casa della “cuttelea” così chiamata, per un fatto di sangue, ma nascose per molti anni, anche un altro segreto. Fu un fatto di cronaca, dei primi anni del dopoguerra, quando un carabiniere, si suicidò, forse per un amore negato, davanti al Cotonificio, la notizia fu tenuta segreta dal comando militare e oggi più nessuno la ricorda. Qualche anno dopo, l’appartamento, dove risiedeva il militare, fu sgombrato dal mobilio, per essere venduto e per questo lavoro, fu chiamato Penolle .Era un mobilio ben conservato destinato ad essere rivenduto, ma in un “segreto” di una consolle, Penolle trovò il testamento del carabiniere e una pistola. Le ultime volontà del povero militare furono consegnate alla vicina stazione dei carabinieri e la pistola, per evitare complicazioni, fu gettata in mare.

Nel lungo Teiro, oltre agli orti c’erano molte altre attività, perse per sempre, come la fabbrica del ghiaccio, demolita proprio da Penolle, la fabbrica dei dadi da cucina e quella dei tappi di sughero, entrambe queste due ultime attività, erano in sponda sinistra del fiume Teiro, nei pressi della località Mulinetti, all’inizio di via Bianca.
Penolle è una figura conosciutissima a Varazze, ricordo il suo magazzino da Berio in prossimità del pilone dell’autostrada, i rumori che provenivano oltre la recinzione erano significativi di un’attività in corso, ogni giorno giorni festivi compresi e in qualsiasi condizione di tempo. Mi complimento con lui, per l’età raggiunta e per la sua lucida memoria di fatti lontani nel tempo, si schernisce dicendomi che la memoria la sta perdendo, ma poi come se mi avesse letto nel pensiero, mi confessa il suo segreto di lunga vita, in primis una predisposizione genetica avendo in famiglia una zia ultracentenaria e poi di aver sempre fatto un lavoro di fatica e con molti rischi, ma di aver sempre lavorato all’aria aperta e di non essere mai stato sottopadrone. Mi confessa di non essere troppo portato per la socialità, al contrario della moglie a cui piaceva stare in compagnia delle amiche. E cosi capitava a volte che la domenica sera, per anticipare l’attività della settimana, Penolle transitava con il suo camion, carico di rottami di ferro, anche in pieno agosto, obbligato a fermarsi più volte per non ostacolare il passeggio serale dei bagnanti.

Troppo angusto il magazzino presso il pilone autostradale e non in regola con nuovi adempimenti di legge, allora Penolle costruì un capannone di 800 mq in frazione Pero e la ditta diventò Alessandro Risso & figlio proseguendo cosi’ l’attività di famiglia.Termina qui questo lungo racconto di cose e fatti, di molti anni fa, sono anche miei ricordi di cose viste vissute e di persone degli anni 70.
Settembre 2020
