I Giominetti

Gambun

I Giominetti

La famiglia Delfino, residente già dal 700 in Bolzino, erano soprannominati i Giominetti, perchè trasmettevano da sempre, al primogenito, il nome Gerolamo (Giomu) per cui: Gerolamo, di Gerolamo, fu Gerolamo!

I Giuminetti ci avevano case e terren, una ostaia e na bitega in Bosin, e quarche stalla, anche in Gambun , dove cominciava la caretea du Legnu

Qui si fermavano a riposare cavalli mu, pegue e crave.

Bosin

I pastori per poter posà e ossa, anche loro dentro la stalla, ci davano tutto il latte delle pegue, anche i cavalli e mu sderene’ e sbursi de camalo’ du legnu se posavan nella stalla, cun un po’ de brennu, biava e pan bagnou.

Dove finisce la via del legno ci ha un troggio, che viene sempre l’acqua del Quinno e nelle seianne d’estate, si trovano qua, zueni e belle figge dei paraggi a ciappettà e a fare del bordello, che poi chi vuol dormire, dalle gioscie, ci cacciano sempre un bogiolo d’acqua, ma tanto fa caldo e va bene così.

I Giominetti, ci avevano in Gambun, anche una fabbrica de pasta e un bardotto alla noia per far girare le macchine. La faina era quella buona de Utri, che faceva venire buona anche la pasta e la vendevano bene. Ma nel 1915 l’alluvione ci amasso’ il bardotto, con l’acqua nella stalla, che la povia bestia non poteva più scappare e manco respirare e dopo un po’, scoppio anche la guerra e non c’erano più palanche e di pasta nessuno ne voleva più, nel 1920 così serrarono la fabbrica della pasta.

I Giominetti ci avevano anche un barba, che tutti lo ciammavan u Brissoa, perché ancun non aveva mestiere, di dire bene Albissola, era Antonio Caviglia, baccan dei massacani, che era stato quello che con i muin e la calcina, ci ha tirato su il camino della Fabbrica, tanto bene e bella, che ci hanno dato la stella del Cavalier del Lavoro.

I mastri massachen erano capaci di grandi imprese, ben pagati, ricercati dagli imprenditori o dal privato benestante, che voleva costruire o modificar palazzi o ville, qualcheduno di loro  diventava famoso come nel caso di Antonio Caviglia, ma dietro al mastro muratore c’era sempre una torma di boccia, aiutanti  giovani alle prime armi o già mesa casoa, che procuravano, preparavano e fornivano  tutti i materiali da costruzione impalcature e quant’altro il mastro esigeva e come in tante altre attività, gli ultimi arrivati erano sottoposti ad angherie e sfruttamento.

Eredi della famiglia dei Giominetti sono Bianca, Gerolamo, Aldo, Caterina, Prospero e Antonio papà dell’ex Sindaco Giovanni e del dottor Carlo Delfino. ( cit. Giacomo Robello)

La  famiglia Delfino, aveva una fabbrica di pasta, famosa, dove facevano i vermicelli, nel Parasio, in località Busci, il pastificio era di Gerolamo (1878) figlio di Giacomo (1849) che era cognato del Vescovo Bernardo Pizzorno. Giacomo era nipote di un altro Gerolamo (1780) originario di Cogoleto a sua volta figlio di Gerolamo Delfino e di Ginevra Teresa Martini. Giacomo arrivò a Varazze nel 1821, un’anno dopo sposò Nicolosina Baglieto e aveva un’osteria in Bosin ( cit. Mario Damele)

La ciminiera era del Cotonificio Ligure, che per oltre un secolo diede lavoro e benessere alla città , alta circa 40 metri, a seguito del deterioramento della struttura fu rinforzata, con una “camicia di cemento” perdendo così la bellezza originaria dei mattoni a vista.

A Ciminea da Fabrica

Venne abbattuta nel 1999 a seguito della costruzione del complesso residenziale di Corte di Mare, ero presente insieme a molte altre persone per l’annunciato abbattimento della ciminiera, tre suoni di sirena precedettero l’esplosione, che distrusse la base della ciminiera, la quale per alcuni istanti restò ancora in piedi, per poi precipitare al suolo, emettendo un enorme sbuffo di nerofumo, che investì le persone più vicine, spettatori e testimoni dell’abbattimento.

Mario Damele: Nel 1700 i Giuminin-Giuminetti, erano a Cogoleto, sono arrivati a Bolsino nella prima metà dell’800.La fabbrica di pasta era nel Parasio e ci faceva i vermicelli Gerolamo Delfino (1878) di Giacomo (1849) nipote di Gerolamo (1780) di Cogoleto, arrivato a Varazze nel 1821 ( aveva un’osteria in Gambun). Giacomo era cognato del Vescovo Bernardo Pizzorno, avendo sposato la sorella Maria Antonietta Pizzorno.

Lascia un commento