Nello

Nello

Cabassa Nello, Parma 15/04/1938, Nello per noi ragazzi, in età da motorino, anche lui è da annoverare fra Quelli Sciu da Teiru.

Negli anni 70/80, la sua officina di riparazioni moto era un punto di riferimento, un ritrovo di giovani, “in ta Cina” lungo la statale per il Sassello, fra “Gambun” e i “Frati”.

Il motocross la passione degli anni 70/80

Affabile e sempre disponibile, con noi, neofiti delle due ruote, che eravamo presso la sua officina, anche solo per stare in compagnia, quattro chiacchere ad ammirare le moto, che riparava o metteva a punto, per le gare di motocross, sua e nostra grande passione. Da Nello c’era sempre qualcheduno, amici o curiosi dentro o fuori del locale, alle prese con una moto, motorino o scooter.

Campo di motocross Bricco delle Forche

Il cross era una specie di ossessione per noi ragazzi, eravamo sempre a scorrazzare, per sentieri e stradine dell’entroterra, molte erano le piste da cross improvvisate, mitica quella, costruita da noi, sopra un deposito di terra di risulta di qualche scavo, dove ora c’è il campo di atletica, nel Parasio. Aveva un incredibile salitone con salto finale, dove solo i più bravi e con la moto ovviamente elaborata, riuscivano ad arrivare alla sua sommità, la pista, proseguiva tra le buche e la vegetazione cresciuta spontanea su quella montagnola , nessun problema, in caso di caduta, non si rompeva mai niente, i motorini erano tutti in metallo, senza fronzoli e senza plastiche!

Molti anni dopo, in una sera d’inverno, in moto a Savona, una pratica acquisita in gioventù, durante l’esercizio del fuoristrada, mi salvò da una rovinosa caduta. La ruota posteriore dello scooter, perse aderenza sul bagnato, scivolando lateralmente, istintivamente raddrizzai lo scooter con un colpo di reni, un retaggio di giovanili scorribande, senza quella “memoria inconscia” quella sera le cose per me sarebbero andate in altro modo!

Chiunque in possesso di un motorino, era anche un po’ meccanico, grazie ai consigli elargiti generosamente da Nello. Ognuno di noi faceva la manutenzione al proprio bolide e per truccarlo, bastava cambiar il carburatore, una testata ribassata, pignone e corona, ma per altri lavori, più complessi, magari l’aggiunta di due travasi nel cilindro e comunque per malfunzionamenti, c’era Nello!

Non mancavano gli adulti, alle prese con la passione in auge in quegli anni del fuoristrada, c’era un numero infinito di costruttori, sul mercato italiano, con numerosi modelli di moto per l’enduro, il cross e per l’uso esclusivo su pista, i cinquantini la facevano da padrone, fra noi ragazzi, gli adulti in età da lavoro, invece potevano permettersi le 125 cc e le poderose 250cc. a due tempi, dalla potenza esuberante e dal rumore inconfondibile, HP veri, senza limiti e senza diavolerie strane, l’elettronica serviva solo per la scintilla della candela!

Nello aveva fondato un gruppo sportivo, per i raduni e le gare di motocross e di mini moto, dove correvano i suoi quattro figli. Fu lo sponsor della squadra femminile di calcio dell’Alpicella, partecipò anche lui al campionato Piemonte- Liguria di gokart a metà degli anni 80.

Gli avevo chiesto, se era disponibile a raccontar qualcosa della sua bella attività, con le due ruote negli anni 70/80

Accettò di buon grado e al nostro primo incontro, presso la sua abitazione, mi portò in visione, una grande quantità di fotografie, che ritraevano lui, i suoi figli e altre persone di Varazze. Sono molti quelli che riconosco e che ricordo, presenti in quegli anni presso l’officina di Nello, quasi sempre al termine dell’orario di lavoro, come essere al bar fra amici a discutere, in questo caso di HP motori ecc.. Le foto allegate a questo post, sono testimonianze di una bella e operosa attività e farebbero bella mostra, un bel ricordo per tutti noi, nell’Archivio Fotografico Varagine .

Nello era dipendente, della Società Costruzioni Autostrade d’Italia, la SCAI riusciva ad organizzarsi con gli orari, facendo prevalentemente il turno notturno, per tenere aperta la sua officina, di riparazione e vendita moto.

Non basterà un solo incontro, per scrivere di Nello! Nella nostra chiaccherata di un’anno fa,si è parlato anche di quello, che è stato, per molti anni, dal 1965 al 1994, il suo principale lavoro, l’operatore di macchine movimento terra, il palista.

Dimenticate da tutti, sono state molte le cose anche tragiche, accadute, durante la costruzione delle infrastrutture, che sono la dorsale di tutti i trasporti e degli spostamenti su gomma e su ferro della nostra regione e del nord Italia. Furono scavati milioni di metri cubi di terra e roccia poi riversati in mare in gigantesche discariche alla foce del Teiro e all’Aspera, milioni di metri cubi di cemento armato furono messi in opera.

Squadra di calcio femminile dell’Alpicella

Nello, iniziò a lavorare a a 16 anni, quando stavano costruendo l’Autostrada del Sole nei pressi di Parma, all’inizio fu addetto a “rullare” con i nuovi schiacciasassi vibranti a traino, che avevano da poco sostituito, quelli mastodontici a vapore. Fu durante l’esecuzione di questi lavori, che ebbe l’opportunità, di salire per la prima volta, sopra una pala caricatrice, era una Caterpillar 977 e da questo tipo di mezzo, non ne sarebbe più sceso, per molti anni .

Caterpillar 977

Non è possibile, mettere in un testo una vita di lavoro, Nello è un fiume in piena e mi racconta molte cose, riporterò per brevità, solo le cose che a mio parere, ritengo più salienti, conosco l’ambiente della movimentazione terra e affini, ho avuto una mia breve, ma intensa esperienza lavorativa, in un’impresa edile negli anni 70 e poi nella Centrale Termoelettrica Vado Ligure, come addetto alla manutenzione, delle macchine di movimentazione carbone i dozer che operavano nel parco carbone.

Io e il dozer CAT 690D nel parco carbone della Centrale Termoelettrica Vado Ligure

Oggi ho ripreso la mia precedente attività di manutenzione mezzi d’opera, come coadiuvante famigliare, a seguito dell’attività di Alessandro, autoriparatore, anche di mezzi d’opera e di trasporto, presso le imprese edili locali.

Ritornando agli anni 70, nel periodo delle grandi infrastrutture, lungo l’arco montuoso e accidentato della nostra regione. Ci furono i giganteschi lavori, per lo spostamento della ferrovia a monte fuori dai centri abitati delle nostre città costiere, finalmente liberate da quelle pesanti e disagevoli infrastrutture, che opprimevano i centri storici, occludendo la vista del mare. Furono eliminate, molte strettoie sulla via Aurelia, che era anche attraversata in più punti, dalla via ferrata e obbligava le auto allo stop, per il transito dei treni, nella sola tratta Varazze Savona erano 3 i passaggi a livello.

Via Villagrande spostamento a monte linea ferroviaria

Durante i lavori dello spostamento e raddoppio ferroviario, Nello ebbe il battesimo lavorativo dello scavo delle gallerie, innumerevoli furono quelle costruite nella nostra regione, sia per le vie ferrate che per gli spostamenti su gomma. Partecipò, assunto dalla SCAI, alla perforazione di tutte le gallerie, nel nostro circondario. Inserito in una squadra lavori, per lo scavo, i cui componenti erano: il capo imbocco, un palista, i minatori e il fuochino ovvero l’addetto al brillamento delle cariche, per un totale di 12 componenti. Non c’erano le talpe meccaniche, che oggi fanno queste fasi in contemporanea, scavo, estrazione inerti e posa in opera dei conci, la volta della galleria.

Le tecniche di scavo, erano effettuate ancora a mano, tramite la perforazione della roccia, con l’utilizzo dei “baramine” un’asta lunga un paio di metri, forata al centro per il passaggio dell’aria, che doveva tenere pulito il foro, azionata da un martello pneumatico che la faceva ruotare a percussione, effettuava, un foro nella pietra per l’alloggiamento delle cariche esplosive. I fori erano fatti a raggiera, distanziati di circa un metro, l’innesco era a miccia o elettrico e l’esplosione fatta in sequenza, prima brillavano le cariche centrali e poi le cariche esterne, per ogni volata ( esplosione) c’era un avanzamento di circa due metri, nel cuore della montagna. Dopo l’esplosione, quando la nuvola di polvere si era diradata, la galleria era ispezionata, per verificare la presenza di massi pericolanti, al termine dei controlli, entrava in azione Nello e la sua caricatrice gommata, una Caterpillar 977 la più usata in quel periodo, per lo sgombero degli inerti, staccati dall’esplosione.

L’abitacolo delle ruspe negli anni 70, non era chiuso sigillato o con l’aria condizionata, come oggi nei moderni mezzi d’opera, le uniche protezioni erano un tettuccio di lamiera e un fazzoletto davanti alla bocca. Nello era molto apprezzato, per la sua abilità e per l’esperienza accumulata negli innumerevoli cantieri a cui aveva prestato la sua opera, conosciutissimo nell’ambiente della movimentazione terra, era richiesto in prestito da altre imprese, quando era necessario il suo insostituibile operato, in occasione di situazioni particolari e delicate.

Raddoppio ferroviario

Lo scavo delle gallerie, era effettuato sempre in una condizione di massima all’erta, un crollo improvviso, oppure anche uno sprofondamento del terreno, era sempre possibile e innumerevoli furono le vittime, oggi dimenticate, un tributo di sangue per modernizzare e velocizzare i trasporti nel nostro paese.

I minatori anziani, che avevano scavato tunnel, per le estrazioni di minerali in Italia e all’estero, erano fonte di risorse e di precauzioni dettate dalla loro esperienza preziosa di lavori confinati, che se applicata con costanza, poteva fare la differenza, fra la vita o la morte, di chi scavava nel ventre di una montagna

I“vecchi” erano soliti portare, chiuso dento una gabbietta, un topo…. che con il suo squittire li avvisava dell’imminente pericolo di crollo! In altri scenari era un canarino l’animale in gabbia, il primo a soccombere in caso di presenza di gas fra cui il grisù il gas letale, presente nelle miniere di carbone.

Un grave incidente sul lavoro capitò durante lo scavo di una galleria a Chiasso, a causa di una frana all’imbocco del tunnel, un’intera squadra, Nello compreso, rimase per otto giorni, sepolta all’interno della montagna, molti furono i feriti, anche Nello rimase ferito dal crollo della volta della galleria. La cosa più urgente era quella di scongiurare le infezioni e chi aveva delle ferite fu disinfettato con della grappa, sempre presente dove operavano i minatori.

A questo punto del suo raccontare, cambiando tono di voce e con commozione, Nello mi dice che era la grappa, che faceva sopportare attenuare e non pensare, alla fatica e ai pericoli che incombevano sopra la testa di quella povera gente, che ogni giorno si spaccava schiena e polmoni in un lavoro massacrante.

La salvezza di quella squadra sepolta nel ventre della montagna, fu dovuta al tubo dell’aria compressa, che alimentava le apparecchiature pneumatiche di scavo……I vecchi lo avevano detto….. “Tenete sempre a vista il tubo dell’aria è l’unica fonte di salvezza”, il tubo dell’aria compressa era già servito altre volte, a trasportare, cibo acqua e anche notizie, a chi era rimasto intrappolato, e così fu anche in quella drammatica circostanza.

Costruzione viadotto Teiro nord

Ci fu uncrollo con drammatiche conseguenze, in una costruenda galleria autostradale, nel comune di Celle che fece una vittima. Una frana, iniziata, con una piccolo distacco di massi, precedette un altro crollo più esteso, che seppellì un minatore. Anche in circostanze come quelle, i vecchi minatori, consigliavano alle prime avvisaglie di un possibile crollo di spostarsi a ridosso della parete più vicina, dove era meno probabile restare seppelliti o subire delle lesioni, e così fece il malcapitato, ma sfortunatamente, una pesante attrezzatura, gli precipitò addosso, ferendolo mortalmente e per quelle dannate coincidenze che capitano nella vita, quello era l’ultimo giorno di lavoro prima della pensione!

Questa tragica vicenda ebbe un altro risvolto drammattico e misterioso, con la scomparsa del caposquadra, fuggito un attimo prima del crollo, non se ne seppe più nulla è probabile che in preda al panico a seguito di quella tragedia si sia tolto la vita. Il suo corpo fu cercato inutilmente senza esito e di lui non si è mai più ritrovata la benchè minima traccia e ad oggi non si sa più nulla di lui.

Nello, partecipò allo sbancamento delle colline a Valleggia di Quiliano per la costruenda Centrale Enel, anche in questo caso la sua abilità di operatore fu richiesta, per smantellare le colline più alte, dove all’apice i tedeschi, nella seconda guerra mondiale, avevano costruito dei poderosi bunker, smantellati con l’uso della dinamite. Si trattava di fare la pista per gli scraper, macchine autocaricanti e poi di scavare spianare e caricare gli autocarri.

Racconta l’aneddoto, di un addetto alla conta, dell’andirivieni degli autotreni, poco pratico con i numeri e così per tenere il conto, spostava ad ogni passaggio di camion, una pietra da una parte all’altra delle tasche dei pantaloni.

Uno scraper e lavori di sbancamento per la costruzione della Centrale a Quiliano/Vado Ligure

Termina qui questo racconto, molte sarebbero ancora le cose da raccontare specie quelle riguardanti la sua attività con le moto

Un grazie di cuore a Nello per la sua disponibilità a raccontare un pezzo della sua vita, forse meno conosciuta, rispetto a quella della sua attività nell’officina in ta “Cina”

Un luogo del cuore, per Quelli Sciu da Teiru e per tutti i ragazzi degli anni 70/80.

le foto: per gentile concessione Cabassa Nello, Archivio Storico Fotografico Varagine .

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