
A Ciusa da Fabrica da figgio` era un luogo di passatempi infiniti, fra di noi la chiamavano A Cascota, quando il Teiro asciugava del tutto, nella pozza, scavata dal salto d’acqua e visibile tutt’ora, restavano intrappolati migliaia di pesci ma erano pochi quelli grandi, il fiume era molto inquinato e a stento riuscivano a diventare adulti, e comunque impossibile vederli, restavano nascosti nelle loro tane sotto la massa di cemento e pietre.

A Ciusa è coeva con l’edificazione della Fabrica nel 1882/84, il Cotonificio Ligure di Figari & Bixio, fu insediato grazie ad un sostanzioso aiuto finanziario comunale, nella località Lomellina e Bacino.
L’intento degli amministratori della nostra città, era quello di creare nuovi posti di lavoro, dopo la grave crisi in cui versavano i nostri cantieri navali, una conseguenza, a seguito dell’avvento dell’acciaio per la costruzione degli scafi, l’evoluzione industriale determinò in pochi anni una diminuzione corposa delle commesse, questa fu la causa della perdita di molti posti di lavoro, subentrò una grave carestia, in tutto il comprensorio varazzino, mancavano i soldi anche per comprare il pane.

A partire dal 1884 per quasi un secolo, il Cotonificio Ligure dette lavoro a uomini e donne di Varazze anche dei comuni limitrofi.

Antecedente alla Ciusa da Fabrica, nella stessa zona c’era, di dimensioni ridotte, una presa d’acqua, che tramite un beo, canale, alimentava una macina per grano posta nell’odierna zona delle case Fanfani. Dell’esistenza di questo opificio, me ne aveva parlato u Furmine, compianto amico mio, in una delle nostre chiacchierate sul Ponte Nuovo.

Lui e altre persone mi avevano anche parlato della presenza di grandi anelli infissi in una roccia, sulla verticale della casa dei Pelosi, ho chiesto a Roberto Pelosi e anche lui ricorda da bambino quei cerchi di ferro fissati nella pietra.
Erano i residui della presenza di approdi in epoca romana, ai piedi del Colle di S.Donato.
E` cosa risaputa che un tempo la Liguria era terra di fiordi e il mare rientrava di almeno un chilometro nell’entroterra, in questa zona le onde del mare si frangevano contro le rocce dei Busci nel Parasio.

E` probabile che tutta la zona del Cimitero Vecchio in sponda destra nei pressi del Muin a Vapure, fosse un’immenso invaso marino e guarda caso la zona dove è la Ciusa era chiamata U Basin, il Bacino!
Almeno una volta l’anno vado dalla Cascota, un tempo il Teiro asciuga appena dopo l’inizio della bella stagione a giugno luglio era già tutto completamente asciutto, solo in alcuni laghetti, quello della Besestra, dau Giu, da Cascota e da Pelosi, restava un pò d’acqua ma impietosamente tutto si prosciugava e i pochi pesci rimasti senz’acqua asfissiavano saltellando nel fango.

Alessandro e Veronica qualche anno dopo, con alcuni loro amichetti si prodigarono per prendere e mettere in un secchio quei pesci moribondi per poi rimetterli in acqua, alle prime piogge autunnali, a volte li portavano nelle pozze d’acqua quelle che non asciugavano mai, come u Lagu Scuu in Bosin, un grande invaso scavato dall’acqua nella roccia.

Quest’anno il Teiro è asciugato a fine agosto, nella pozza della Cascata sono rimasti intrappolati migliaia di pesci di tutte le taglie grandi e nascoste alla vista c è anche qualche trota e le immancabili anguille. Solitamente serve circa una settimana prima che questa pozza si prosciughi, speriamo che piova prima!
Il lago dei Pelosi per ora non è in crisi idrica, poiché si avvale dell’ex vena d’acqua del Pisciuellin deviata dopo il traforo della galleria autostradale.

Faccio alcune foto ai resti di quella che era un’importante presa d’acqua, una catena lungo il beo, resiste al passare del tempo, ad essa era fissata una paratia mobile di cui restano a viste le guide, il canale poco oltre era è coperto da lastre di pietre e cemento, per non essere occluso da terra e pietre che possono precipitare dalla soprastante sede viaria.

A metà 800 questa era la strada dei morti… che arrivava al Simiteu Vegiu, a cui si accedeva con una breve discesa, oltrepassando due colonne e un cancello. Poco sopra c’era U Pisciuellin, una sorgente con relativa grande peschea, vasca per i servizi cimiteriali e per irrigare gli orti.
Il Camposanto subì un esondazione del Teiro con danneggiamenti alle sepolture e fu poi trasferito dal Tanon

Quanti ricordi! A Cascota U Muin a Vapure a Grangia u beo, la pietra ippopotamo che è ancora là ma nessun bambino le salterà più sulla groppa, un peccato che nessuno ragazzo scenda più nell’alveo del Teiro, fonte di infiniti passatempi.

Oggi si ha paura di tutto dai ragni alle bisce e poi tutti questi bambini sempre alle prese con mille impegni, non va bene, serve anche il giovanile annoiarsi, per poter inventare un gioco o un passatempo magari in un bosco o lungo un fiume.
Mancano quei giochi fatti con la fantasia di un bambino, uno dei doni più belli , un peccato perderli.
