4 Ottubre 2010

Via Scavino 4 ottobre 2010

Era un lunedì mattina quel quattro ottobre del 2010.

Per una di quelle, che io chiamo imponderabili circostanze della vita, fui testimone di quello che mai avrei pensavo potesse accadere.

Quel giorno non fu la sveglia delle 6 a farmi aprire gli occhi, perché già da qualche ora stavo cercando di debellare un fastidioso mal di testa.

Decisi che avrei telefonato in Centrale e quella mattina, non sarei andato al lavoro, anche se il mal di testa andava scemando, mi mancavano parecchie ore di sonno.

Una precipitazione insistente, già all’opera nella notte appena trascorsa, era rafforzata da un forte vento.

Impossibile intuirne la provenienza.

Vento e pioggia avevano iniziato a battere sui vetri delle finestre, poi successe qualcosa, che io ad oggi non so bene come descrivere!

Da un cielo nero come la pece scendevano delle lame d’acqua!

Quello che vedevo dalla finestra, era un mondo liquido, che premeva contro la mia casa e cercava di entrare da ogni fessura.

Via Scavino 4 ottobre 2010

Erano circa le ore 8.30, il rumore era impressionante, cupo si sentiva la potenza di quella che sarebbe stata nominata come “una bomba d’acqua”

Il monte Zucchero, la vetta che ci sovrasta, con i suoi 429 metri, già pregna d’acqua, dopo una notte di pioggia, respinse questa massa liquida, facendola precipitare lungo i suoi ripidi pendii.

L’acqua trascinò con se tutto quello che incontrava, vegetali, terra, pietre e anche tutti gli oggetti, attrezzi o altro, che l’uomo aveva portato fin lassù, nelle fasce, negli orti o negli uliveti .

L’ondata d’acqua che stava precipitando, percorse l’alveo del rio Rivà, fino alla tombinatura di via Scavino.

Dalla sezione sottodimensionata, e già semiotturata da detriti.

Come faceva a ricevere tutta quella massa liquida, frammista con ogni sorta di materiale solido?

La bocca della condotta, fu da subito occlusa dai vegetali, che l’ondata d’acqua, aveva travolto e raccolto nel suo tragitto.

A questo punto, la massa liquida, a contatto con l’asfalto di via Scavino, aumentò la sua velocità e la sua forza distruttiva.

In questo zona confluirono due fiumi.

Quello che arrivava dal Monte Zucchero, si unì a quello che si era incanalato lungo la strada, aumentando così, notevolmente la portata.

Arrivata alla biforcazione della strada, una parte si direzionò verso i “Busci” e“u Rissulin” dove provocherà diversi allagamenti.

Via Scavino 4 ottobre 2010

Il fronte di quel fiume d’acqua, non riusci’ a trovare il suo naturale sfogo in Teiro, a causa di un inopportuno muretto, costruito come base per la ringhiera di protezione.

Ma anche e soprattutto dalla vegetazione che è cresciuta incontrollata in questa zona, alberi e arbusti, che proprio nella curva occludono e impediscono in caso di esondazione del rio Rivà, lo scarico dell’acqua verso il fiume.

Via Scavino 4 ottobre 2010

Un considerevole trasporto di terra, pietre, legname e vegetali, completarono l’opera, incastrandosi, tra ringhiera e alberi, formando una diga nella curva di Milina.

La massa liquida fu costretta a compiere una deviazione e a riversarsi verso valle.

Verso la parte bassa di via Scavino.

Via Scavino 4 ottobre 2010

Fui testimone di questo fiume d’acqua, in via Scavino.

L’acqua allagò le zone sottostanti, gli orti, la casa di Sergio, i locali della Bottega del Legno.

Sergio e Emanuela, fecero appena in tempo a salir le scale, prima che la massa liquida sfondasse le finestre, allagando fino al soffitto la loro abitazione.

Via Scavino 4 ottobre 2010

Con una furia devastante, fango e acqua invasero il nostro posto auto, fecero ruotare e galleggiare le nostre auto, come fossero barchette.

Sfondò la porta del magazzino, di mio papà, allagandolo fino ad un’altezza di circa un metro, mettendo fuori uso, tutte le sue macchine per la lavorazione del legno.

Via Scavino 4 ottobre 2010

Scendemmo in strada io e mio papà.

Ma che fare, anche se la pioggia era cessata, la portata d’acqua che scendeva da via Scavino, era ancora notevole.

Si rimaneva in piedi, solo se ci si aggrappava a qualcosa e guai a cadere o scivolare, saremmo stati travolti e trascinati via!

Trascinati e precipitati oltre il muro che delimita la strada, dove la cascata d’acqua che si riversava nei campi sottostanti era di almeno tre metri!

La forza dell’acqua portava di tutto, si vedevano rotolare anche grosse pietre come se galleggiassero.

Ad un certo punto, arrivò da chissà dove, una panchina in ferro, che si mise di traverso convogliando l’acqua in direzione della nostra casa.

Mio padre la raggiunse e nel tentativo di spostarla, per poco non perse l’equilibrio!

Lo esortai di lasciar perdere e lo aiutai ad attraversare quel fiume d’acqua e fango.

Via Scavino 4 ottobre 2010

Fini tutto all’improvviso come era iniziato, lasciando la desolazione assoluta, ben documentata dalle foto che scattai quello stesso giorno.

Via Scavino 4 ottobre 2010

Impressionante, l’apporto e il deposito di terra e pietre e immancabile “rumenta”.

La forza dell’acqua aveva creato una poltiglia finemente triturata di residui di legno, che spinta e pressata dalla forte pressione era penetrata dappertutto.

I giorni seguenti, furono tutti impiegati al drenaggio di questa poltiglia di acqua fango e residui di legno, che erano penetrati all’interno del magazzino.

Una ruspa dei Vigli del Fuoco, tolse la montagnola di terra, che si era depositata davanti al posto auto.

La famiglia Martini si ritrovò unita, come sempre e riuscì a pulire, lavare trasportare via, tutta quella melma dal magazzino, cantina, locale caldaia e legnaia.

Smontammo tutti gli interni delle auto, per lavarli e farli asciugare.

La mia auto invece subì un grave guasto meccanico.

Non ricevemmo alcun aiuto nè indenizzo dei danni subiti

Ci prodigammo quello stesso giorno insieme ad altre persone abitanti in via Scavino, per facilitare il deflusso delle acque del Rian da Riva.

Molto utili nei giorni seguenti, le nostre manichette antincendio, utilizzate dal vicinato per sciogliere il fango che si era consolidato .

Alessandro Martini sull’escavatore per rimuovere i vegetali dall’imbocco della condotta del Rian da Riva

Mi preme dare un consiglio fondamentale, mai cercare di avviare un’auto dopo che è stata anche solo parzialmente immersa in acqua.

Gli elementi solidi possono essere penetrati all’interno del vano cinghia di distribuzione compromettendo la fasatura del motore.

Vano motore della mia ex auto invaso dalla fanghiglia

Un grazie al mio collega Piero Sala e a Perego Valentina che si prodigarono insieme a noi in quei giorni.

Che dire sono passati dodici anni ma il ricordo è sempre vivo!

In questo periodo, un’anno fa, iniziavano i lavori per una grande opera idraulica sul tratto finale del Rio Bagetti, con rifacimento dell’alveo e della copertura.

Una grande opera ma non sufficente, per mettere in sicurezza questa parte della città.

Gli scoli dell’acqua piovana ma anche di una eventuale esondazione, non finiscono in Teiro, ma si incanalano verso la parte bassa di via Scavino.

Negli anni 60, quando la strada era ancora sterrata, nella curva di Milina, con mio papà e a turno con quelli che abitavano le case nella parte bassa di via Scavino, si manteneva in efficenza u Surcu che indirizzava l’acqua in Teiro!

La mia è una situazione comune a tanti altri miei concittadini, del Sciu da Teiru e delle Frazioni, zone ricordate solo in caso di esondazioni.

Metto le paratie quando annunciano le allerte meteo.

Ho acquistato una motopompa, pronta all’uso nella legnaia.

Ho sempre pronti stivali e tuta anti acqua.

E ogni notte di temporale, la passo insonne da dodici anni a guardar l’acqua che scende da via Scavino.

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