La Peste

Il morbo della peste, fu il terrore più grande in Europa nel 1300 e poi ancora periodicamente per altri quattro secoli.

Le popolazioni sono in preda di un nemico invisibile, nascono le diffidenze e i sospetti fra le persone, ciascuno si ritira nella propria abitazione.

Si sospendono i rapporti sociali e si evitano i contatti umani, perché, anche se privi di conoscenze scientifiche, si sa comunque, che il nostro prossimo, a maggior ragione se sconosciuto, è un potenziale portatore della malattia.

Per combattere questo male, a poco servirono le scarse conoscenze mediche, spesso ci si affidava, oltre che alla preghiere e alle superstizioni, ai rimedi popolari e all’operato degli stregoni.

Le epidemie si propagarono enormemente, seguendo percorsi misteriosi, ma in realtà il virus, non faceva altro, che seguire, passo passo, le stesse strade che faceva l’uomo!

Il viaggio della peste nera: l’assedio di Kaffa

Indagini storiche, fanno risalire, l’arrivo della peste in Liguria, a seguito delle conseguenze dell’assedio della città di Caffa, colonia genovese sulle coste del Mar Nero, da parte del Khan Gani Bek.

Le truppe tartare, furono decimate, dalla peste e il condottiero dovette desistere dal suo intento, ma prima di abbandonare l’assedio, fece catapultare, oltre le mura della città, alcuni cadaveri dei suoi uomini morti di peste.

Finito l’assedio, seppelliti i morti la città di Caffa riprese la sua vita commerciale e i suoi traffici marittimi, le navi si trasformarono così in “messaggeri di morte”

Cronache dell’epoca narrano di navi alla deriva, con interi equipaggi deceduti, a seguito del morbo.

Quando si avvistava l’arrivo di queste imbarcazioni impestate, si chiudevano i porti, negando l’approdo anche a navi della propria flotta mercantile.

Solo quelle che avevano a bordo dei carichi preziosi, potevano barattare lo scalo, con le merci che trasportavano.

Da questo momento, è storicamente annotato, l’andamento ciclico, delle epidemie pestilenziali, che colpirono l’Europa.

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La più grande epidemia, che colpì la nostra città, fu quella del 1300, che decimò la popolazione e “fece crescere l’erba sulle soglie delle case”. e si è ipotizzato, al termine dell’evento, per i sopravvissuti, una specie di immunità dovuta allo sviluppo di specifici anticorpi, di cui potevano godere gli scampati.

Questa protezione durava circa una ventina d’anni, in questo lasso di tempo, la peste si presentava ancora ogni 2/3 anni ma in forma sporadica e meno infettiva.

Si può affermare, che per oltre quattro secoli, ogni persona che avesse raggiunto l’età adulta, era venuta in contatto, almeno una volta nella propria vita con il morbo della peste.

Secondo la scuola di Ippocrate, il contagio aveva origine dalle esalazioni putrescenti dei corpi e si propagava nell’aria.

Questa teoria non fu mai messa in discussione.

Allora ecco che la profilassi riguardava unicamente, il rilascio di vapori benefici in grado di bloccare l’aria contaminata , ogni sostanza vegetale che emanasse un odore gradevole era usata, di solito bacche di cipresso ginepro e rosmarino, i soliti ricchi potevano permettersi l’uso di cannella, chiodi di garofano e noce moscata per profumare l’ambiente e il corpo.

La gente più semplice, il popolo, doveva accontentarsi delle erbe aromatiche, raccolte nei prati che portavano appese al collo, all’interno di un sacchetto.

Medicamenti

Ma anche le credenze popolari, avevano le loro convinzioni, le congiunzioni astrali, fenomeni celesti eclissi di sole o di luna, il passaggio di comete era poi presagio di sicure sciagure!

Ovvio in un territorio, come quello di Varazze, dedito da sempre alla coltivazione dell’ ulivo, non poteva mancare questo rimedio naturale, anche per debellare questa malattia.

Lazzareto di Genova

Ma l’uso dell’olio a scopo medicamentoso, per lenire le ferite o come unguento, arricchito di balsami, aveva i suoi effetti antivirali, perché inconsapevolmente, serviva a tenere lontane le pulci, che fuggivano all’odore dell’olio.

Un’altra pratica, che ebbe qualche effetto di contenimento dell’epidemia, fu quella di isolare all’interno di una abitazione due categorie di oggetti la biancheria e i libri.

La peste a Genova

Il bianco delle lenzuola, lo si è capito solo a seguito di studi, attirava irrefrenabilmente le pulci portatrici del morbo, questa biancheria stoccata in appositi locali e fumigata con aromi provocava lo sterminio di questi insetti, triste fine invece per i libri, erano quasi sempre dati alle fiamme, una grave perdita per la conoscenza.

A Savona, all’approssimarsi di una possibile un’ondata epidemica, si adottavano grandi misure di profilassi e di sicurezza.

Questi preparativi, erano simili ad una città che si preparava ad un assedio.

Erano poste delle guardie, alle porte della città, eseguiti grandi lavaggi delle strade, nelle concerie e nei macelli, scavati nuovi pozzi per l’acqua e assicurate grandi provviste, di granaglie, legna e paglia, ma servivano anche molte botti, contenente aceto che sarebbero servite per disinfettare l’aria.

Si vigilava che nessuno entrasse e uscisse dalla città, ma il nemico era già lì in mezzo a loro, nei meandri della citta, nascosto, al buio pronto ad attaccarsi ad ogni essere vivente.

Quando la pulce sentiva che doveva abbandonare, il corpo dell’animale, di cui era stata ospite, perché morente, allora diventa aggressiva, e si metteva alla ricerca del sangue di una nuova vittima.

Il testo è tratto dalle pubblicazioni dell’Associazione Culturale S.Donato, le arti pittoriche dell’epoca hanno descritto, con innumerevoli opere, le epidemie di peste.

L’uomo non riuscì mai a sconfiggere questa malattia.

E non ci riuscirono neanche i Santi o la medicina del tempo, il motivo della scomparsa della peste dall’Europa,fu scoperto molto tempo dopo, quando l’uomo ebbe gli strumenti e le conoscenze scientifiche per spiegare, come era stato debellato il morbo.

Mentre in superfice, gli uomini ringraziavano i Santi protettori, per il miracolo o diventavano ricchi con qualche medicamento miracoloso, nelle cantine e nelle fogne si consumava la vera guerra contro la peste.

Fu l’esito di un conflitto invisibile e sotterraneo, che combatterono milioni di ratti fra di loro, che determinò la scomparsa del morbo della peste dall’Europa.

Fu quello che oggi noi chiamiamo ratto di fogna il nostro eroe!

Il Rattus Norvegicus, proveniente dalla Russia, che ebbe la meglio, contro i piccoli ratti indigeni, il Rattus Rattus e il Mus Musculus portatori della pulce della peste.

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