Me cau surdatto della Patria

Un racconto di molti anni fa, quando la Patria caduta preda di un folle cercava nel nostro entroterra giovani contadini o boscaioli, carne da macello per una guerra già persa, tributi di sangue per compiacersi fra dittatori.

Giovani vite strappate da un paesino o una borgata, sogni progetti, amori giovanili persi per sempre .

Ritrovata tra le rovine di un bunker questa lettera non fu mai recapitata, la censura l’avrebbe comunque distrutta.

Lo scritto, un misto di dialetto e italiano era quello che poteva esprimere, un giovane, negli anni quaranta, in una Italia arretrata e poco scolarizzata.

Francesco giovane soldato con questa lettera si scusa con quello che per lui fu l’unico amore della sua vita, non sappiamo nulla di lui, non si sa se ritornato alla vita civile abbia rivisto la sua bella.

Ciao Angela

Te scrivu sta lettera doppu tantu tempo, mi hanno detto che tu hai domandato come sto. Staggu ben ma di tornare a ca non se ne parla.

Te devu di che te pensu sempre.

 Ho le tue lettere, ce lo ancora tutte, penso ancora a te primo amore della mia vita. Me cau surdatto della Patria……te ricordi? Mi scrivevi. Malediscio sempre e stellette e questa divisa che mi hanno messo, si sono presi i miei vint’anni e anche ti.

Era di maggio quando ci siamo conosciuti ti ricordi?

Ai Posi erano sempre le stesse facce e quel dopopranso, ti ho vista subito, come mai eri lì? Ti ho chiesto di ballare, ma non volevi, perché tu in quei balli non ti ghe capivi ninte, ma io ti ho detto che era tutto facile e poi tua sorella, ti ha spinto, e così abbiamo ballato.

Sentivo il cuore battere, non avevo mai balla con una ragazza bella cumme ti, ricordo il tuo vestio giancu e blu. E mi che ti chiedevo scusa, quando ti me sciaccavi un piede,

Poi il tuo sorriso…e i tuoi occhi, mamma mia eu cottu de ti. Eu contento quando tu eri con me. Ricordi le nostre corse in bicicletta e i bagni in Teiru ?

Poi arrivò quella maledetta cartolina da parti surdattu e sono stato abbelinato a comportarmi in quel modo…ma avevo puia di perderti di non vederti ciù…..coscì non ti ho dito ninte, aspettavo, vureivu dite quantu te voggiu ben

Ma non te lo detto mai

Sei tanto bella, cun il tuo sorriso e sei sempre allegra mi invece sun un musun cumme me discian i miei amisci

E’passata veloce quell’estate di un’anno fa la ciu bella da me vitta.

Sono partiu che me vegniva da cianse, e i me vint’anni cun ti non ce lo mai avui si sono presi i miei vint’anni e anche ti.

Mi hai scritto quelle lettere che mi hanno fatto contento ricordo i tuoi disegni nelle lettere, è stata la cosa ciù bella da quandu sono surdattu.

E quello giorno…. su quello scoggio, ti me ditu Francesco scusa ma megio lasciamo perdere restiamo amici.

Non volevo finisse mai cun ti , ma e stata per colpa mia e ….di quei miei vint’anni che nu lo mai avuto. Ho pensato che foscia era megio cosi, te cusci bella e mi pelle e ossa e pieno di puie e poi chissà se ritornerò da questa maledetta guerra, qua ci fanno sempre marciare e sparare con lo scioppo che a volte manco spara.

Me sento sulu senza di te tutti ci hanno la ragazza e mi fanno vedere la foto, mi de ti nu go ninte, mi sono restate quelle quattru lettere e i to disegni che ogni tanto lesu, pe cianse un po.

Voglio dite grassie Angela pe quello poco tempo che sei stata con me e per quelle cose belle che io avevo quando eri vicino a me…e so che mai piu proverò altro nella mia vita!

Scusa se questa mia lettera piena di cose male scritte ma l’ho scritta di notte quando penso a ti alua seru i oggi e mi pare di vedere te con me. Chissà duvve sei e se anche te pensi a me. Sei più andata in ta Fabrica ? Mi hanno detto che ci sono i surdatti anche dentro.

Te chiedu na cosa, se di notte prima de durmi puoi pensare un po a me come oggi io penso a te a noi due Angela e Francesco e a quella nostra estate passata tanto troppo veloce un’anno fa.

Le tue lettere finivano sempre così. Buonanotte clik  

Tuo Francesco.

     

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