
L’appuntamento con Germano e alle 8, presso la sua casa du Cian du Tunnu, dopo caffè e focaccia, ci inerpichiamo lungo il ripido pendio alle falde du Munte Grossu.

Qui sono ancora visibili, le grandi opere idriche che tramite dei bei raccoglievano le acque piovane e le convogliavano in due peschee.

L’ambiente è quello servegu dei nostri bricchi , con un’incredibile biodiversità della macchia mediterranea, pin, zeneivi, ruette, ersci, brughe, murtin, ruvei, zenestre, canne, fighi, lelua ecc.

La presenza di qualche posa, diruta, è indicativa delle soprastanti zone, un tempo coltivate, ma anche di luoghi di fienagione e di raccolta pigne.
Nel link allegato è descritto u Cian du Tunnu o Timmu e il nostro primo tentativo, per trovare la sorgente, fallito a causa dell’eccessiva vegetazione.


Andiamo alla ricerca da vinvagna dei Funtanin, nell’omonima zona, siamo nel versante sud du Munte Grossu.

Con una grande movimentazione di terreno è stata captata una sorgente, per uso potabile, resa fruibile, presso la casa du Cian du Tunnu, con la posa in opera di una tubazione da 3/4″ lunga almeno trecento metri,

I resti del tubo in ferro, a tratti sostituito, con una tubazione in plastica, ci guidano verso i Funtanin.

In certi punti, si avanza a stento tra ruvei, brughe e pini marittimi.

Non senza difficolta, individuiamo la zona della vinvagna e a colpi di messuia, marasso e de tesuie, liberiamo le opere murarie, dall’abbraccio della vegetazione, in parte rinsecchita e con un grande albero abbattuto.

Davanti a noi, si svela, poco alla volta, il pozzetto di raccolta, con una grande pietra piatta che fa da architrave, altre pietre all’interno formano un stretto cunicolo.

All’interno della sorgente si può introdurre un braccio.

Nell’opera di presa è presente un lento stillicidio d’acqua, la causa dell’esiguità di questa vena d’acqua, è stato l’abbassamento della falda, a seguito del traforo ferroviario negli anni 70, deleterio per tutte le vinvagne della Vignetta e dell’Invrea.

Ma quando è stata intercettata, la portata della sorgente, era discreta e l’acqua era inviata ad un invaso, che fungeva da abbeveratoio, oggi quasi del tutto interrato.
Qui inizia un canale, che sottopassa il piano di calpestio, del terrazzamento, quasi impossibile da individuare a seguito della vistosa presenza di rampicanti

Liberato dalla vegetazione, ecco l’ingresso del canale.

Questa è la partenza della tubazione che arrivava au Cian du Tunnu.

Una persona poteva entrare nel cunicolo per operazioni di pulizia

La nostra “spedizione” ha avuto successo! Meritata pausa focaccia in una delle poche radure, presenti in questi terrazzamenti, completamente invasi da alberi di alto fusto e dalle eriche arboree, che precludono la vista mare.


Qui ai Funtanin, si possono ammirare grandi opere murarie, di sostegno degli ampi terrazzamenti, intervallate da rampe di accesso, dal canale dell’acqua e anche una cascina diruta E’ evidente che chi ha realizzato questo grande complesso, era un committente in possesso di grandi risorse finanziarie, in grado di utilizzare un gran numero di mano d’opera, piccaprie cavatò e manenti.
Probabilmente i terrazzamenti, erano in fase di espansione verso u Cian de Donne
Sempre, al cospetto degli innumerevoli manufatti, della nostra citta e del suo entroterra, penso chi erano le persone che hanno costruito na ca, na mascea, un beo o na crosa e come è stato possibile averne perso la memoria, non conoscere piu’ la loro storia, i loro nomi.

Tutto il terreno verso mare, del monte Grosso era di proprietà Camuggi che spartivano la cima dell’odierna Madonna della Guardia, con gli Invrea dei Cianetti e a famiggia Delfin.
Sotto la supervisione dei Camogli furono costruiti i terrazzamenti dei Funtanin, fu scavata quell’opera di presa, da noi resa nuovamente visibile, creato un’invaso, realizzato un canale di sottopasso e tutte quelle opere idriche, che in un terreno molto acclive e poco permeabile, raccoglievano le acque piovane, poi tramite canali, regimentati con delle paratoie, riempivano le vasche du Cian du Tunnu, qui l’acqua era prelevata e inviata ad una capillare rete de solchi, per irrigare gli orti.
Vicissitudini commerciali a seguito della crisi del 29, costrinsero i Camogli a vendere queste proprietà, alla famiglia Passega, oggi è un altra famiglia la proprietaria di queste aeree.



Il ritorno è nella valle du rian da Moa, dove si è al cospetto di uno dei più bei panorami della nostra città, la neve in lontananza ha imbiancato le vette delle Alpi.


Si scende il sentiero in direzione della Vignetta, poco prima dell’innesto stradale, a sinistra la grande vasca per l’irrigazione, dove arriva la tubazione che preleva l’acqua di falda nella galleria del treno.
Ringrazio l’amico Germano Gadina, di questa bella mattinata, insieme abbiamo “riscoperto ” i Funtanin a cui sono legate le storie non solo dei potenti i Camugii, Passega o Invrea, ma anche e soprattutto delle famiglie, nostri concittadini che hanno tratto sostentamento, in questa porzione, bellissima, della nostra città
