L’eccidio del Forte Madonna degli Angeli

La sera del ventitré dicembre 1943, a Savona, una bomba di notevole potenza, lanciata nella “Trattoria della Stazione” (luogo di ritrovo, in via XX settembre, di fascisti e tedeschi) causò 5 morti e 15 feriti (tra questi ultimi, uno dei più noti collaborazionisti, lo squadrista Bonetto, accanito persecutore degli antifascisti savonesi).

Le autorità germaniche, anziché permettere ai fascisti una incontrollata azione di rappresaglia, suggerirono l’opportunità di dare un maggior rilievo all’avvenimento, con una “punizione esemplare” che consentisse di approfittare della circostanza, per eliminare alcuni tra gli antifascisti di maggior prestigio politico locale .

Naturalmente, tale compito venne lasciato alle autorità italiane di polizia e ai fascisti, i quali, dopo aver inutilmente offerto 100.000 lire di premio, per chi avesse fornito notizie sugli autori e sui mandanti dell’attentato, procedettero (per iniziativa del capo della provincia Mirabelli) nella stessa notte dal 23 al 24 dicembre, ad effettuare numerosi arresti di cittadini, sospettati di avere sentimenti antifascisti.

Ma gli obiettivi sulle persone da colpire, erano già abbastanza precisi, la questura savonese, procedette infatti, quasi contemporaneamente, in collaborazione con quella di Genova, a far tradurre a Savona dalle carceri di Marassi (dove si trovava da 2 mesi) l’avvocato Cristoforo Astengo, esponente del movimento Giustizia e Libertà, la sera stessa del 25, si aggiunse alla lista degli arrestati, un esponente del movimento cattolico, l’avvocato Renato Wuillermin, di Finale Ligure.

A Quiliano si ricercava intanto all’avvocato Vittorio Pertusio che sfuggi miracolosamente alla cattura.

Il mattino del 27 dicembre, alle 4, vennero così prelevati dal carcere di Sant’Agostino, (incatenati tra loro in due gruppi) e condotti, su un furgone della questura, alla caserma della milizia in corso Ricci gli Antifascisti:

Cristoforo Astengo avvocato di 56 anni.

Renato Willermin avvocato di 47 anni

Francesco Calcagno contadino di 26 anni

Carlo Rebagliati falegname di 47 anni

Arturo Giacosa operaio di 38 anni

Amelio bolognesi soldato di 31 anni

Aniello Savarese soldato di 21 anni

Alle 6 il furgone poteva già ripartire con i condannati verso il forte di Madonna degli Angeli dove li attendeva un plotone di esecuzione formato da 40 militi.

Anziché essere esposti al tiro dei fucili del plotone, i condannati, sempre incatenati gli uni agli altri, vennero invece obbligati (dal seniore della milizia Rosario Privitera) a voltare la schiena e furono falciati dalle raffiche di un fucile mitragliatore manovrato da 3 militi.

Le sventagliate fecero cadere le vittime gli uni sugli altri; Alcuni tra cui Astengo, Calcagno, Rebagliati, risultarono soltanto feriti.

Fu il brigadiere di pubblica sicurezza, Cardurani che li finì a revolverate, scaricando poi l’arma sui corpi, già privi di vita degli altri caduti.

Questi nomi, sono oggi incisi su di una lapide, affissa al muro, imbiancato di recente, nel piazzale del forte. Nell’intonaco, sono ancora visibili, i segni dei colpi di un mitragliatore di grosso calibro.

Un cartello messo su questo muro, sembra quasi voler supplicare, di avere rispetto e non imbrattare con scritte o disegni, anche questo luogo di storia di un’efferato eccidio fascista.

Mi accompagna, nella visita al forte, effettuata il 30 agosto del 2020, nonostante l’incubo dell’allerta meteo, Giorgio, mio amico ed ex collega, sono stati molti, gli anni passati insieme in Centrale, assunti lo stesso giorno, molti anni fa.

E’ Giorgio, che mi illustra le varie parti del forte.

Grande e’ la delusione, che provo, alla vista delle opere dei grafomani, rispetto a quella provata nella visita del forte di Monte Ciuto!

Nel forte di Monte Ciuto, i cosiddetti graffiti, erano quasi piacevoli, i loro colori, facevano da contrasto, al grigio e al nero degli ambienti.

Ma vedere, l’imponente Forte della Madonna degli Angeli, così imbrattato in ogni sua superfice, senza una logica, con molte scritte senza nesso, anche con le solite cagate pallonare e politiche, fa veramente male!

Si salva solo qualche disegno, di buona fattura, ma poi è solo uno scempio perpetrato da idioti della bomboletta!

E si percepisce anche lo sfogo di rabbia, di una generazione persa e allo sbando, che ha avuto cattivi maestri di vita.

Una nota di biasimo, verso le autorità, amministrative, del demanio, ma anche verso quelle associazioni, che dovrebbero denunciare questa incuria!

Lo stato di abbandono ha contribuito, senza ombra di dubbio, al mancato rispetto di questo luogo della Memoria della città di Savona.

Anche in questo forte, si percepiscono, vent’anni almeno di completo abbandono, evidenziato dalla crescita della vegetazione, dentro e all’esterno delle mura.

E poi….Giorgio mi fa notare tutte quelle palline bianche, che cosa sono?

Ce ne sarà almeno un milione, di questi pallini bianchi!

Sono i proiettili, dei giocatori di softair, chiamati anche softgunners, termini anglofoni, per individuare un “gioco” che si fa con sofisticate armi giocattolo ad aria, simulando azioni belliche, scimmiottando il guerrafondaismo anglo-americano, di cui si nutrono questi marines de nuiotri.

Mi sono documentato, dovrebbe essere plastica biodegradabile il materiale di quelle palline, ma la solita ingannevole parola eco non ci dice quanto tempo impiegherà l’ambiente per “digerire” l’ingente massa di palline, presenti dappertutto in questo monumento storico.

Osservando i diversi accumuli di questi “proiettili”, si può intuire anche, l’accanimento e la ferocia dei combattimenti!

Questo “insano divertimento” è vietato ai minori, quindi gente consapevole e che va a votare…..Scemi di guerra in tempo di pace!

Noi ragazzini, eravamo maestri nell’arte della guerra, perché invece che sofisticate armi giocattoli, avevamo armi di legno, ma una potente forza, che si chiamava fantasia!

Poi però siamo cresciuti aborrendo le armi di qualsiasi tipo!

Resto comunque impressionato, come sempre, di fronte a questi imponenti manufatti, il forte è stato costruito intorno al 1881 dai Savoia e rimase in attività sino alla fine della seconda guerra mondiale.

Deve essere stato enorme, il lavoro effettuato per erigere questa fortezza, in particolare la messa in opera delle cupole, in cemento armato e poi tutti i sistemi e i meccanismi, non più esistenti, per sollevare i proiettili dalla riservetta ai cannoni.

Servirebbero come sono in tutti castelli manieri e fortezze, delle tavole con descrizioni e indicazioni nomi ecc.

Ma che ce frega a noiatri basta far la guera con mio cuggino!

Misuriamo lo spessore, dell’acciaio delle cupole, di osservazione che risulta essere di 5 cm.!

Alcune gocce, ci fanno ritornare all’auto, non prima di qualche foto all’abitato di Savona ai nostri piedi.

Intorno a noi, altre postazioni sono quelle della contraerea che qui aveva alcune postazioni.

Arriva altra gente, una coppietta si scambia delle effusioni e un auto parcheggia nel piazzale.

Attenzione anche, alle numerose feci di cane!

Arriviamo alla Rocca di Legino e mi accorgo di non avere più la camicia di jeans, rimasta su una ringhiera del forte.

Va be’ poca perdita, non ritorno di certo indietro a prenderla inizia a far buio e anche se sono grande e grosso mi inquieta ritornare al forte.

Nel 2018 la lapide che ricorda il luogo dell’eccidio della Strage di Natale è stata vandalizzata da un rigurgito fascista.

Il Comitato e Coordinamento Antifascista di Savona, Medaglia d’Oro al Valor Militare per la Resistenza, il 13 ottobre 2018, pose in opera una nuova targa in sostituzione di quella distrutta a settembre.

Un grazie al mio amico Giorgio

fonte: Cronache Militari della Resistenza in Liguria di Giorgio Gimelli

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