
In memoria di Giuseppe Piccardo, che ci ha lasciati il 18 dicembre.
E’ uno spettacolo, vedere i surfisti dau mo de Teiru , a volte, mi fermo ad ammirarli.
Li osservo quando aspettano l’onda, quella giusta, poi li vedo saltare sulla tavola e cavalcare l’onda, compiendo diversi cambi di direzione.

Con un passaparola sui social, quando i venti di libeccio o meglio lo scirocco, hanno gonfiato il mare e formato le onde adatte, eccoli che arrivano, anche da località remote, nello specchio di mare antistante la città, sul molo del Teiro, ma anche presso il molo S.Caterina.
Sulla passeggiata, si raduna una piccola folla plaudente, fatta di amici, ma anche di persone comuni
Anche a fine anni 60, presso il molo del Teiro lo spettacolo non mancava.

Era la base di partenza dello sci nautico, il titolare di questa attività era Piccardo Giuseppe insieme alla moglie Teresa Patrone “Tere” a Varazze dal 63 al 67 e poi nel 68 a Celle.
Abitavano nella mia stessa strada, l’ex via Monte Grappa, nel primo palazzo che fu costruito dall’Impresa Edile, dei Fratelli Venturino, nei garage,di loro proprietà, tenevano i motoscafi e l’attrezzatura, nel periodo invernale.
Piccardo Giuseppe classe 1927 detto “il Balilla” per le sue origini genovesi città natale di GB Perasso (il Balilla) partecipò con i partigiani, nella guerra di liberazione.
Fu arrestato, a seguito di una delazione, mentre ritornava a casa da Savona, il 23 aprile del 1945, riuscì però a fuggire e il giorno, dopo partecipò al disarmo della guarnigione tedesca di stanza a Varazze, con la liberazione della nostra città, avvenuta il 24 aprile.
Il giovane Giuseppe, ebbe l’incarico, di tenere sotto tiro una colonna di camion tedeschi, con una mitragliatrice Breda, che era stata tenuta nascosta, ma pronta all’occorrenza, in mezzo alle macerie delle case distrutte dal bombardamento di Varazze del 13 giugno 1944.
I tedeschi e i fascisti, consapevoli che per loro la guerra era finita, fuggirono la mattina presto, da Varazze, verso il passo dei Giovi, alcuni di loro furono fermati dagli uomini della resistenza, prima di riuscire nell’intento di lasciare la nostra città.
Ci fu una breve trattativa e vista la loro riluttanza, a deporre le armi, furono convinti dal lancio di alcune bombe a mano e da una finta esecuzione, di un loro camerata, a questo punto, gli assediati, chiesero di arrendersi al CLN.
Grande fu il loro stupore, quando si accorsero di essere stati disarmati da dei ragazzi.

Ai tedeschi fu chiesto di levarsi le scarpe, per evitare tentativi di fuga e furono poi condotti verso Genova, la prima città d’Italia, che fu liberata dai partigiani.
Pur avendo dei sospetti su chi poteva essere stato il delatore, che lo fece arrestare, non volle mai indagare o vendicarsi dell’accaduto.
La guerra era finita,
Piccardo Giuseppe fu assunto presso l’Italsider come tecnico.
Nel 1963, iniziò l’attività di scuola sci nautico, presso il molo del Teiro.
Una recinzione di legno, delimitava la parte terminale del molo, qui la base in cemento, era stata ricoperta di sabbia che ricreava l’ambiente della battigia, con ombrelloni e sdraio, uno striscione con la scritta Sci Nautico, era visibile dalla passeggiata.

Ancorato agli scogli del molo, c’era un pontile, che si prolungava in mare per una decina di metri, costituito da tubi da ponteggio e ricoperto con tavolame ad incastro, pronto per essere smontato, nel periodo invernale, o all’approssimarsi di una mareggiata.
Il precedente scalo, costruito con travi in acciaio, era stato divelto, durante una mareggiata.
Ai due lati del molo, delle boe segnalavano il corridoio di manovra, per le partenze e gli arrivi dei due motoscafi entrobordo, un Florida da 180 cv e un Super Florida da 350 cv, costruiti in teck, con finiture in mogano, dai Cantieri S. Giorgio di Savona.
La linea di boe, che partiva ai lati del pontile, raggiungeva a quattrocento metri, perpendicolare ad altre due linee di boe, che segnalavano, per una lunghezza di mille metri, lo spazio acqueo, destinato alla pratica di sci nautico.

Era uno spettacolo, ammirare le evoluzioni dello sciatore, che doveva avere buoni doti fisiche, ed essere esperto, per mantenere l’equilibrio, i più bravi facevano ampie curve, in piega, come fossero su di una moto, capaci di tenere la fune solo con una mano e di compiere una serie di giravolte.
Naturalmente, lo spettacolo era anche assicurato, da quelli meno bravi, intenti fin dalle prime lezioni, ad effettuare la manovra più difficoltosa, che era quella della partenza, con conseguenti spassose cadute.
L’ultimo spettacolo, lo facevano i titolari, Giuseppe e Tere, che effettuavano vere e proprie acrobazie, effettuavano anche una serie di spettacoli notturni.

Una boa di appoggio, antistante il Kursal, serviva come punto di attesa, per chi aveva prenotato le corse.
Era molti i partecipanti ai corsi, che erano effettuati da maggio a ottobre.

I Piccardo, Giuseppe e la compianta moglie Tere, avevano conseguito il titolo di maestri, della specialità nautica di sci e Piccardo Giuseppe, fu eletto consigliere della federazione nazionale sci nautico, il cui presidente era Carraro, futuro sindaco di Roma.

Con i più bravi allievi, si formò una squadra, per effettuare gare con altri centri nautici, in quasi ogni località turistica ligure, c’era una scuola di sci nautico


A margine di questa attività, Piccardo si era reso disponibile, in caso di emergenza, per prestare soccorso in mare.

Diverse furono le richieste di aiuto.
Un giorno, Piccardo, fu allertato, per effettuare la ricerca di una famiglia che al largo dei Piani d’Invrea a bordo di un’imbarcazione a motore, non aveva fatto ritorno a riva, ed era sparita alla vista.
Qualcheduno dette l’allarme, ma dopo qualche ora, di ricerca infruttuosa, la famigliola era stata data per dispersa e si pensava al peggio.

Conoscendo bene quel tratto di mare, Piccardo con una buona scorta di carburante e qualche coperta, si portò al largo, spegnendo il motore, per capire, a seguito delle condizioni di vento e mare, quale era la possibile rotta di un’imbarcazione alla deriva.
La direzione della corrente era verso ponente, si diresse quindi al largo di Capo Noli e fu lì che ritrovò l’imbarcazione, con l’intera famiglia a bordo , il motore era andato in panne e non avendo remi, erano rimasti in balia delle onde.

A seguito di mancati accordi con la municipalità, nel 1968, fu aperta una nuova sede di sci nautico, nella vicina città di Celle Ligure, ma l’aggravio dei costi, altre opportunità di lavoro per Giuseppe, ed infine la nascita della figlia Lara, determinarono la chiusura dell’attività.
Qualche anno fa avevo fatto leggere a Giuseppe il mio “Olio di Oliva e Cotone” e gli avevo chiesto, se voleva raccontarmi qualcosa, di una sua precedente attività, da inserire nel testo del mio racconto, quando con la compianta Tere, aveva la Scuola di Sci Nautico a Vase da u mo de Teiru.
Lo Sci Nautico era la sua passione e lo si percepiva, dalla voglia che aveva di raccontare, in modo energico, tipico della sua personalità, fatti persone e cose di quel bel periodo della sua vita, quando in ogni città di mare, si poteva praticare lo sci d’acqua, per diletto o in modo competitivo, fino a raggiungere come fece Giuseppe, importanti successi e riconoscimenti a livello nazionale e in campo internazionale, un bel periodo per tutti, anche per me, bambino, che mi piaceva vedere le evoluzioni dei motoscafi sull’acqua, anni di cose semplici e di sorrisi, immortalati nelle foto, le cui copie sono state donate da Giuseppe, per il tramite di Giovanni Giusto, all’Archivio Fotografico Varagine.
Oggi chi osserva quelle foto, è come immerso in un mondo ormai lontano nel tempo, dove grazie alla passione e alla volontà di due persone, Giuseppe e Tere la nostra comunità ha un bellissimo ricordo fatto di sole, mare, allegria.
Grazie Giuseppe e Tere.
Le foto b/n: per gentile concessione di Giuseppe Piccardo e Archivio Storico Varagine
Il post è tratto dal racconto “Olio di Oliva e Cotone” di Giovanni Martini.
