
Com’è finita.
Nell’incontro, avvenuto a Penang, a casa del Cerruti tra lui e il cugino Gaggino, possiamo immaginare e ricostruire in chiave ironica e in dialetto, a seguito delle informazioni recepite nelle loro biografie, un ipotetico dialogo mentre erano in attesa dell’arrivo della regia nave Liguria e del Duca d’Abruzzo.
L’argomento era la prevista partenza del Cerruti per l’esposizione internazionale di Milano nel 1906.
“Alua ti parti?” disse Gaggino, rivolto al cugino Cerruti
“ Sci vaggu a Milan pe affori e vedde de vende stu libbru” (Fra i Sakai nel Paese dei Veleni)
“Ma stamme a sentì, secundu ti, la gente è tanto abbortumelita, che ci crederà alla stoia della freccia avvelenata, che ciun po’a t’amassa, e invecce a le piccou nella sintua? Perché nu ti ghe disci, che ci avevi una corassa di ferro contro le freccie?”
“ E bravu Giuan cuscì u letture pensa che seggie u solitu italian, furbo, che u ciappa in giu i indigeni!”
“ Perché a nu lè vea Baciccia ? Te rischiou a pelle per serco’ l’oro e te trovou sulu l’ou de Nissa!”
“Guarda che quello che tu ciammi l’ou de Nissa se ciamma stagnu e ne serve tanto per fare il bronso!”
”Ma alua dimme, Baciccia, duvve a l’è a minea?, perché se ti ve a piccu in fundu al mare, almeno ghe pensu mi a to famiggia e a chi resta”
“Stamme a sentì Giuan, mi e ti semmu parenti, ma anche serpenti, mi nu voggiu savei cumme te fetu a fare tante palanche, mancu cumme a l’è andeta pe diventare Mandarino Gagg-in hi, girano de vusci che te sfruttou di meschinetti in Manciuria”
“Le grandi opere, caro mio Bacciccia furono sempre ideate da una sola persona, eseguite da una moltitudine”
“E basta cun sti pruverbi du belin nu te supportu ciu’!”
”Va ben tou se che mi te voggiu ben, Bacciccia e nu schersu quandu te diggu de pensoghe prima e de fo testamentu, mi faiò testamento e ai miei parenti nu ghe lasciu un belin de ninte! E a Vase u ghe saià un museu cun il mio nome e duvve u ghe l’equa cuscì bunna ( sorgente dei Gaggini)ci saranno le Terme de Vase! ”
“ Me cou Giuan, mi nu ghe pensu a ste cose, vaggu a Milan fassu a bella vita donne e palanche e se me va ben, vendu u segretu de minee a quarchedun che u gan ciu palanche che ti!”
Ma il finale delle loro esistenze, non rispettò l’esito di quel dialogo, GB Cerruti si dedicò con sempre maggiore dedizione all’impresa che pensava potesse renderlo ricco.

Era infatti l’unico a conoscere l’ubicazione di alcuni giacimenti di stagno e wolframite che avrebbe voluto sfruttare attraverso compagnie che fornissero il capitale necessario.
La sua morte, avvenuta il 28 giugno 1914 a causa di un’infezione intestinale, rimane avvolta in un’aura di mistero e potrebbe essere legata alla rete di trafficanti senza scrupoli in cui si ritrovò invischiato e che lo raggirò per mettere le mani su giacimenti.
L’infezione intestinale che lo portò alla morte forse non gli sarebbe costata la vita se si fosse optato per una semplice operazione, invece fu lasciato morire nell’ospedale di Penang.
A GB Cerruti è stata dedicata una strada a Varazze ed erano dedicate a lui le nuove Scuole Medie di Varazze in via Garibaldi.
Giovanni Gaggino, aveva redatto due testamenti, il primo nel 1914, il secondo nel 1917. In essi lasciava al comune di Varazze beni immobili e oggetti da lui posseduti sia in Italia sia a Singapore per costruire un Museo Gaggino più 50.000 per un fabbricato nel quale doveva essere allocato il museo con anessa biblioteca.
Destinava inoltre alcuni terreni in località Campomarzio frazione Pero per l’insediamento di uno stabilimento idroterapico “per il fatto che nei terreni stesse una sorgente che il defunto riteneva avesse speciali virtù medicamentose “ come recita la delibera del consiglio comunale di Varazze pubblicata nell’albo pretorio il 10 agosto 1920.
In tale occasione il consiglio decideva l’accettazione dell’eredità con il beneficio d’inventario.
Era di notevole consistenza il patrimonio immobiliare che il Gaggino lasciava al Comune ( e in piccola parte alla locale congregazione di carità).

Ricordiamo il palazzo di Pontinvrea e villa “Malesia” ai piani d’Ivrea.
Inoltre numerosi oggetti libri cimeli.
I parenti intrapresero però un’azione giudiziaria e il Comune considerate le difficoltà che si frapponevano al raggiungimento di una soluzione della vertenza, in seguito alle prime sentenze sfavorevoli, temendo di doversi accollare spese ingenti per l’esecuzione della volontà del defunto, giudicando inoltre inattendibile il convincimento del Gaggino sulle virtù terapeutiche dell’acqua del terreno di Campomarzio, preferiva addivenire ad una transazione.
Così fini con l’accettare quella che era all’epoca una somma ingente di 10.000 lire, in cambio della rinuncia all’eredità.
Fu così che non sorsero mai il Museo Gaggino e la biblioteca e la pinacoteca che dovevano affiancarlo, di conseguenza la maggior parte degli oggetti orientali molti dei quali di gran pregio dalle grandi collezioni di monete di quadri dai mobili cinesi e malesi alla raccolta di lance fu suddivisa fra varie istituzioni comunali di Varazze e di Pontinvrea per fornire un sussidio a studi e ricerche sul Sud Est Asiatico e sull’Estremo Oriente.

Nel Museo Civico di Genova sono custoditi alcuni oggetti donati dallo stesso Giovanni e che altri si trovano nel Museo Chiossone.
Inoltre vari libri che appartennero a Giovanni Gaggino furono donati da un erede nel 1935 alla biblioteca Ferrari di Genova mentre numerosi altri ( forse un paio di centinaia non ancora catalogati) si trovano nella biblioteca comunale di Pontinvrea.
Nel giardino della villa di Pontinvrea figura una grande conchiglia di Giovanni Gaggino nel Museo di Scienze Naturali di Genova sono esposte due spugne donate dal Gaggino nel 1885 e nel 1913/14.
Il comune di Varazze ha dedicato una strada al nome di questo suo benemerito cittadino e nel comune di Pontinvrea si trova “Piazza Giovanni Gaggino Filantropo”


Nella località dove sgorga quella sorgente, che oggi alimenta l’acquedotto cittadino, è stata eretta la chiesa campestre dei Gaggini, con il suo bello e originale porticato.
L’ultima domenica di luglio si faceva la festa per ricordare la ricorrenza della Madonna degli Angeli
Grazie ad un volenteroso gruppo di persone, la festa religiosa, si era ampliata con una sagra, dove oltre il mangiare c’erano giochi, spettacoli e musica.
