U Tobruk dell’Oca

Le tre batterie e il posto di osservazione, della Punta d’Invrea, avevano un punto debole.

Il POC, Punto di Osservazione Costiero della Punta d’Invrea, posto sotto alla batteria centrale, aveva un grande controllo del mare aperto

Ma quella grande spiaggia dei Pescuei, tra la galleria dei Pescatori e quella d’Invrea, era una zona non visibile da l’osservatorio e poteva essere luogo di sbarco degli alleati, o di un commando di guastatori, che potevano facilmente prendere terra e distruggere o mettere fuori uso le batterie d’Invrea.

Una verosimile ipotesi, era anche quella, della necessità di un caposaldo, in grado di scoraggiare, eventuali sabotatori, che potevano mettere fuori uso l’impianto di Aereofoni d’Invrea.

L’Italia non aveva apparecchi radar. Per intercettare eventuali incursioni aeree, si affidava agli aerofoni, uno di questi era stato posizionato lontano da fonti di rumore ai Piani d’ Invrea.

Per avere il controllo della Spiaggia dei Pescuei e del fianco destro delle batterie d’Invrea e proteggere l’impianto di aerofoni, fu fortificata la sommità della Punta dell’Oca, con lo scavo di un enorme buca, ricoperta e resa mimetica, con teli o ramaglie, impermeabilizzata con la solita carta catramata e utilizzata come deposito di munizioni.

Da questo grande avvallamento, si entrava in una fortificazione in cemento armato, completamente interrata, chiamata in gergo militare Tobruk solitamente armata con mitragliatrice Breda 37 o MG. https://it.wikipedia.org/wiki/Tobruk_(bunker)

Solo la parte sommitale fuoriesce dal livello del terreno.

L’ingente materiale inerte, estratto per interrare il Tobruk, ha cambiato il profilo di questo rilievo.

Altra notevole opera, fu la costruzione di una scala, sono 96 i scalini, che dal livello del mare, inerpicandosi in mezzo alle rocce, raggiungono una zona alberata frammista con arbusti, dove a malapena si intuisce il tracciato di un sentiero.

Completano questa fortificazione, alcuni muri in pietra e cemento per la protezione ai lati di questo pianoro e una recinzione con piantoni in ferro e filo spinato, ancora oggi presenti a delimitare questa zona.

Le fortificazioni sono sopra il pianoro di Punta dell’Oca, qui si gode di una incomparabile vista mare, con i suoi innumerevoli e spettacolari pini di Aleppo che fanno da corollario al blu del cielo e del mare.

Il sottostante Lungomare Europa con quella meravigliosa corona di vegetazione e rocce che sovrasta la Spiaggia dei Pescatori.

Qui si è immersi nella biodiversità della macchia mediterranea, in un’ambiente scevro di frequentazioni umane

Ciante de erba spa, fighe d’india, sparaghi serveghi , oufoggiu, spinun, ersci, quarche oivu,tante brughe e ruvei.

POC CIan de Retin

Questo caposaldo, completava le opere difensive d’Invrea, che a partire da ovest annoveravano: il POC de Cian de Retin, sopra la località il Salice, le postazioni alle pendici du Cian de Freise, gli obici du Spurtigiò, lungo la mulattiera verso la Ciusa e le tre batterie e il POC della Punta d’Invrea.

I due posti di osservazione ricevevano le informazioni dalla postazione di aereofoni, buffo marchingegno di fabbricazione italiana

Gli aerofoni, ovvero perché perdemmo la guerra

La zona dei Piani d’Invrea era molto militarizzata, vista la sua posizione sopraelevata era forse considerata un baluardo inespugnabile, gli abitanti furono sfollati e molte delle loro abitazioni, requisite per ospitare le truppe, un comando tedesco era alloggiato al Castello d’Invrea, vi erano due tendopoli, una tenda comando tedesca era in località Vignetta.

Ai Piani d’Invrea, vi erano altri militari accampati con tende.

Qui nel dopoguerra, un ampio pianoro fu attrezzato a campeggio e si narra di una coppia di tedeschi, in vacanza nella nostra città, all’apparenza, due dei tanti tedeschi che arrivavano numerosi a Varazze.

Ma ad un certo punto, questi turisti sparirono dalla circolazione, abbandonando nel campeggio, la loro tenda, all’interno della quale, fu rinvenuta una profonda buca scavata dai due tedeschi, forse, per recuperare un bottino di guerra, seppellito durante il periodo bellico.

Tutta la nostra regione fu fortificata con il Vallo Ligure, costruito dalla Todt.

Si temeva dopo l’occupazione alleata della Corsica, un imminente sbarco anglo americano nella riviera di ponente.

Ma fu solo un’abile depistaggio, da parte degli alleati, che fecero credere ai nazifascisti, della possibilità di uno sbarco nelle zone, dove le strade, verso l’entroterra, portavano ai passi appenninici.

Fu la mente geniale di Churcill, che mise in opera questa brillante operazione di inganno, obbligando il nemico a impegnar risorse e uomini allo scopo di difendersi da una improbabile invasione……

Oggi possiamo dire molto più verosimilmente, che ci fu chi, ingigantì questa potenziale minaccia, solo a scopo di lucro…..furono così distratte considerevoli risorse ad un paese già in ginocchio, cemento, ferro e forza lavoro per costruire poderose ma inutili fortificazioni, oggi ancora ben solide che dovrebbero essere rese visitabili a chi vuol conoscere le vicende belliche nella nostra città.

Ma la dittatura fascista non permetteva alcun tipo di dissenso, l’ipotesi di uno sbarco sulle nostre coste era una grande bufala e poi c’era lo strapotere tecnologico e militare degli alleati , la guerra già persa in partenza era stata dichiarata finita l’8 settembre del 43, ma chi lo aveva capito mica poteva dirlo!

D’altronde per avvalorare questa fandonia, gli inglesi e americani intensificarono i bombardamenti sulle nostre città.

I nazifascisti iniziarono a pensare a come ritirarsi dal litorale, mantenendo il libero transito dai valichi appenninici, ma serviva eliminare la resistenza e anche tutti quegli antifascisti, renitenti di leva e disertori, pronti ad imbracciare un’arma contro di loro, a questo scopo fu incoraggiata la pratica della delazione un’ignobile atto che causò solo nella nostra città la morte di diciotto persone fucilati come partigiani o mandati a morire in un lager.

Sconsiglio vivamente l’escursione a Punta dell’Oca, per il pericolo di cadute nel vuoto.

le foto in b/n sono tratte da Archivio Fotografico Varagine

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