
Negli anni trenta, questo ristorante, che aveva anche alcune camere al primo piano di via Campana, era così chiamato, per il suo bel pergolato, dove nella bella stagione, poter mangiare all’aperto.
Fu preso in gestione da una simpatica coppia, non più giovanissima.
Lei era Rusetta e si diceva, a ragion veduta, tra i benpensanti, che in gioventù aveva fatto il mestiere più antico del mondo, lui era u Dria uno scapolone, forse vedovo e chissà come lo era diventato.

Entrambi sulla quarantina, si erano conosciuti in una di quelle case con le donnine.
Andrea voleva bene alla Rosetta, aveva dei risparmi da parte e gli propose di abbandonare quello stile di vita, aveva un bel progetto per lui e la sua amata, un lavoro onesto a due passi dal mare, per gestire insieme a lei un ristorante dove servire le specialità marinare.
Anche lei aveva due scui da parte, sapeva che la sua bellezza sarebbe sfiorita e già pensava, come sarebbe stata la sua vecchiaia, sola e abbandonata da tutti, anche da quegli uomini che oggi la corteggiavano, ma non certo per conquistare il suo cuore!
Non era male quella proposta, Andrea era un buon cliente, un brav’uomo, gentile e premuroso, quando arrivava nella casa del piacere, cercava e voleva sempre e solo la sua Rosetta, stavano bene insieme, anche solo a far due chiacchere, lui pagava la tariffa intera e la faceva ridere, quando gli raccontava di quella città, poco distante, dove aveva visto quel bel locale in riva al mare e della donne tutte casa e chiesa, ma non proprio santarelline.
Fu così che lei lasciò la professione e rilevarono la gestione del ristorante la Pergola di Varazze.
La coppia era molto chiaccherata in città, ma si sa come vanno le cose, le dicerie a volte diventano poi buona pubblicità per un locale.

E cosi fu, c’era sempre gente ai suoi tavoli, tanti i curiosoni, di quelli che sapevano tuti i ceti de Vase e ci andavano solo per poi raccontare che cosa avevano visto, come era vestita la Rosetta e che cosa avevano udito le loro orecchie, sempre tese a carpir qualcosa di pruriginoso.
E quel povero Dria! che meschinetto, succube di quella megera!
Ma molti ommi de Vase, che avevano conosciuto e frequentato, la Rosetta in un bordello di Savona, per loro, non era certo una megera, avendola vista tante volte senza veli….. ma se ora, quella rovina famiglie, spifferava tutto?
Un fantin, fu inviato in avanscoperta, per carpire che intenzioni aveva la Rosetta.
– Ciau Rusetta cosa ti ghe fe, qui a Vase, con lo scoscià?
– Sun diventou na coga, vuoi mangiar qualcosa, c’è una toa libera sutta a toppia
– Va bene, perù senti, mi e ti non ci siamo mai visti prima, che doresto, mi scoppia un bordello in casa!
– Ma cumme, facevi tanta strada in bici, per vegnì a in via Fraschieri, quando ci avevi un bordello in casa?
– Tutto diventa un bordello, se tu ci racconti qualcosa de mi e ti a Sanna, te pregu non dire gnente ti vò de palanche pe sta sitta?
– Nu ei voggio e to palanche, ma voggio e palanche de tutti!
– Cumme saieva e palanche de tutti?
– Quande ti te spusi, tu vieni qua da me e dau Dria alla Pergola, cun tutti i tuoi parenti e anche quelli della sposina a cui farò tanti belli auguri e figgi maschi e ti facciamo fare un belu spusalisiu, da mangiare e beive ben!
– Belin e quantu u me custa?
– Ti costa meno pagare un bel pranso, che avere un bordello in casa! E dighelu a tutti i me ommi de Vase de vegni’ o mandare la gente a mangiare alla Pergola!
Dopo quella chiaccherata…. gli affari andarono bene! Rosetta era una buona cuoca, avevano assunto del personale, lei dirigeva la cucina, mentre Andrea, si occupava del servizio e teneva la contabilità del locale.
Ma i bei tempi finirono e con la guerra in corso, nessuno aveva più i soldi o la spensieratezza di prima, anche i cetusi, erano spariti dalla circolazione, sostituiti dai delatori di professione o quando se ne presentava l’occasione.

Dopo il 1941 a Varazze, iniziarono a stazionare diversi reparti militari, i primi erano soldati italiani, poi quando si prospettava uno sbarco alleato, nel ponente ligure, arrivarono anche militari tedeschi.
Ma i soldati, avevano rigide regole a cui sottostare e ogni guarnigione aveva la sua mensa.
Ridotti quasi alla fame, con il ristorante chiuso, una sera Rosetta esordì, rivolta al suo compagno “Senti qua non abbiamo scelta, conosco il mestiere e gli uomini, posso ritornare a far il mio vecchio mestiere per qualche tempo finchè le cose non vanno a posto!” Andrea non ebbe nulla da ridire, tanta era la fame e i patimenti che aveva e fu così che Rosetta, nonostante fosse prossima alla cinquantina e con il fisico appesantito, riprese a consolare gli uomini, in questo caso soldati italiani, poi tedeschi e dopo la Liberazione, per un certo periodo anche soldati americani.

Il meretricio era praticato in quelle camere al primo piano, ma era illegale, perché non avevano i permessi, per esercire una casa di tolleranza, ma vista la penuria di casini, durante il conflitto mondiale, e considerato come una sorta servizio sociale a favore delle truppe di stanza a Varazze, questo mercimonio, fu tollerato e nel tempo, altre tre signorine, si aggiunsero al catalogo della maison.
La casa d’appuntamenti, continuo’ la sua attività anche nel dopoguerra, grazie alle abilità diplomatiche du Dria e secondo alcuni ceti, anche a seguito delle elargizioni ad amici, nei posti giusti in Questura, i rappresentanti della legge, chiusero un occhio per molto tempo, nei riguardi delle mentite spoglie, del ristorante La Pergola.

Tutto ebbe fine a seguito di una delazione e il 19 marzo 1949, festa di S.Giuseppe, appena dopo il passaggio della Milano Sanremo, quando i carabinieri espletato il servizio d’ordine per la corsa ciclistica, irruppero dentro La Pergola e sorpresero le tre ragazze e la Rosetta, mentre si intrattenevano con cinque clienti, tutte persone ben conosciute di Varazze e tutti fatti uscire dal locale, in mezzo ad un’ ala di folla di curiosi e benpensanti cittadini di Vase, che nel frattempo, con un velocissimo passa parola , si erano radunati in via Campana.

Forse per dar maggior risalto a questa operazione di pulizia urbana, fu scelto proprio il giorno della corsa ciclistica, per far sì che tutta la cittadinanza scesa sull’Aurelia, per veder passare Coppi Magni e gli altri corridori, fosse presente e testimone della fine ingloriosa di quel meretricio con le donnacce e i loro clienti esposti al pubblico ludibrio.
Molti si fecero il segno della croce, con buona pace dei bigotti e dei devoti e pii cittadini de Vase.
A Rosetta e Andrea fu dato il foglio di via e non misero mai più piede a Varazze.
Il ristorante la Pergola riapri’ con un’altra gestione.
Finito il conflitto, si seppe che la bella Rosetta, era nei registri della polizia segreta, sospettata di essere una collaboratrice degli antifascisti, per la sua mancata fede fascista e le sue idee socialcomuniste.
Il 20 febbraio del 1958, data di entrata in vigore della legge Merlin, che ha abolito le case di prostituzione, a Savona si tenne una cerimonia funebre in pieno spirito goliardico. Un corteo partì da corso Italia e raggiunse via Fraschieri, dove si trovava un noto bordello con la statua ora scomparsa di Giuseppe Fraschieri.
I ragazzi dell’associazione goliardica savonese misero al braccio della statua una fascia nera in segno di lutto e depositarono lì davanti una corona di fiori». Un quadro che ben rende l’atmosfera con cui venne vissuta a Savona l’abolizione delle case chiuse.
Nel seguente link dal blog Trucioli Savonesi “I Casini di Savona “
foto dal Web e Archivio Fotografico Varagine

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