
Ora che la peste suina incombe, nel Parco del Beigua è giocoforza cercare altre mete, peraltro sempre belle, interessanti e ricche di storia, come è tutto l’entroterra della nostra Liguria.
Da tempo con Giorgio, si voleva andare al Teccio dei Tersè e alla Grotta Comando, ai Fo de Beneventu e altro.
Ma allora perchè non chiedere, a Laura Brattel, se può accompagnarci in visita al Teccio dei Tersè, lei che ha realizzato il bel video, con l’intervista a Sergio Verdino, effettuata proprio davanti a quello che fu un primo rifugio di partigiani.
Nel link che segue da vedere assolutamente, il video Il Teccio dei Tersè di Quiliano https://www.youtube.com/watch?v=DrtpaIRggmE

Ed eccoci qua, io Laura e Giorgio a Roviasca, in direzione del Teccio dei Tersè.
E’ una bellissima giornata! Anche se siamo in febbraio, la temperatura è primaverile.

Laura, espertissima di piante, ci illustra, strada facendo il risveglio della natura, la botanica è la sua grande passione e sono molto seguiti, sui social, i suoi quotidiani post, sempre belli e molto interessanti del mondo vegetale.


Ci soffermiamo a vedere il panorama, cangiante ad ogni curva, della Stra’ da Lese e da Cori, mezzi di trasporto che, con il loro andirivieni, hanno consunto nei secoli, il Ciappin de Pria.

Sempre mi soffermo, a guardare questi manufatti in pietra, masceee de fasce, o e prie de na munto’, un mirabile patrimonio, di lavoro fatica e perizia, un dono dei nostri avi, che dovremmo imparare a preservare.
Si chiacchera di molte cose, in particolar modo di storia, con i vari toponimi tutti con la loro ragion d’essere, sono molti i nomi comuni, che si ripetono e caratterizzano le zone del nostro entroterra.
Chiedo a Laura, il nome delle varie località che attraversiamo.
Parallela, alla nostra sinistra, la valle della Trexenda, con al centro un briccu, u Pozu, il Poggio.
Il bosco in inverno, permette di avere un’ampia visibilità e di vedere in lontananza la Ca Vegia e Rocche Gianche.


In località Scarroni, facciamo visita ad un rudere, di cui si è persa la memoria della sua destinazione d’uso.
Questa perdita collettiva, della memoria del territorio, è comune in tutto il nostro entroterra, da quando i nostri vecchi, cessarono di raccontare, di tramandare la loro esperienza di vita e lavorativa, a causa del forte spopolamento delle zone rurali.


Due cinghiali sottopassano un’albero abbattuto.
La ricerca della pietra altare è resa ardua dalle innumerevoli piante che giacciono sradicate, lungo un’acclive pendio.

Una grande frattura rocciosa, forma una vera e propria faglia

Ma va bene, anche vedere a Pria dell’Aato’ tramite le foto che aveva scattato Laura, qualche anno fa, chissà se questa grande ciappa, aveva una qualche funzione rituale o quei cunei in pietra, servivano per trasportarla, un lavoro interrotto, chissà perchè.

Si oltrepassa un ultimo ritano, quellu du Bevin, ed eccoci arrivati al Teccio dei Tersè, il suo nome originale era u Tecciu du Natole, il vero Teccio dei Tersè si trovava ad una altitudine maggiore.

E’ da elogiare il Comune di Quiliano, che acquistò questo essiccatoio per castagne, ricostruito dai partigiani, per farne un simbolo della lotta partigiana.
Qui dopo l’8 settembre del 43, si formò, provenienti da diverse città, un primo nucleo di partigiani, alcuni di loro avevano abbandonato la divisa, per combattere contro il regime fascista, che voleva continuare una guerra persa e insanguino’ l’Italia, con una guerra civile.
Ma il 19 dicembre 1943, un’imponente rastrellamento, portò alla cattura di Francesco Calcagno di 26 anni, che sarà fucilato al forte Madonna degli Angeli, in quella che è chiamata la strage di Natale, del 27 dicembre del 43.
A questo link la storia del Teccio dei Tersè https://www.quilianonline.it/percorsi-che-resistono-categoria/teccio-del-terse-dove-tutto-ebbe-inizio/

Il Teccio, è aperto a tutti, a chi cerca rifugio e lascia i locali puliti e sgombri di rifiuti, una stufa attenua i rigori del freddo, al piano superiore è possibile pernottare.
Annotiamo sul registro i nostri nomi.

E’ il momento, da figassa de Vase, rinfrescata dal vino bianco di Giorgio.

Bella e funzionale, l’area attrezzata, qui ogni anno, il 25 Aprile, è offerta a tutti i convenuti, un’abbondante porzione di pastasciutta tricolore.
Si ritorna indietro quando oramai, l’ora di pranzo è già passata.
Che dire…ringrazio Laura, con il suo bel sorriso e il mio amico Giorgio, insieme a loro il tempo è volato!
E’ stata una bella, lunga chiaccherata, si è parlato un pò di tutto, inevitabile constatare, il ritorno di certe tristi ideologie, che dovrebbero essere bandite per sempre, dal consesso civile della nostra società.
Ma è bello, che esistano, questi simboli forti tangibili e soprattutto fruibili da tutti, come è il Teccio dei Tersè, divenuto grazie alla comunità di Quiliano, un monumento alla libertà.
Grazie Laura e Giorgio.
