Una storia comune ma non tanto (n°3)

di John Ratto

Sulla Cristoforo Colombo, c’erano molte persone, forse più di un migliaio solo nella classe turistica.

Ognuno con la sua storia sulle spalle, c’era chi era felice e chi triste, poi c’era una terza categoria, quelli che pregavano, perché la nave non andasse a fondo.

La traversata fu molto burrascosa, tutti soffrirono il mal di mare, a tal punto che, nell’ora in cui era servito il pranzo di tutti quei passeggeri presenti a bordo, solo tre si presentavano regolarmente in mensa, uno era quel bambino, divenuto adolescente, ma sempre molto affamato, in compagnia di due persone anziane, uno era piemontese e l’altro toscano.

Questi due signori, mi raccontarono che di viaggi via nave, ne facevano almeno due all’anno e il mal di mare non lo soffrivano.

Era consigliato, in caso di mare mosso, mangiare del pane con le acciughe, era il miglior modo per combattere il mal di mare, l’unico rimedio.

Ma anche per quelli fortunati, come il sottoscritto, che non soffrivano le onde quei nove giorni di navigazione, in mezzo al mare, senza nessun riferimento, solo cielo e mare, furono interminabili.

All’arrivo a New York, eravamo stremati, stanchi e affamati.

La nave era arrivata a destinazione e tutti i servizi alla persona, furono sospesi in attesa di sbarcare.

Grande emozione veder la statua della libertà!

Ma fu più complicato del solito, lo sbarco da quella nave italiana, la maggior parte erano nuovi emigranti in terra d’America, che avevano i sogni, la speranza e la curiosità di veder altre cose.

Nell’attesa, restammo venti ore senza mangiare.

E per quel ragazzo sempre molto affamato, fu un dramma, restar per tutto quel tempo a pancia vuota.

Chi ha provato la fame quella vera, sa che il primo sintomo è la debolezza delle gambe.

Per mia fortuna, un uomo che conosceva un po’ di italiano e forse si era accorto del mio dramma personale, educatamente si presentò e chiese se poteva essere di aiuto, mia mamma lo ringraziò e gli disse che io e mia sorella, avevamo un gran fame, ma non conoscendo l’inglese, non sapeva come fare a cercar del cibo.

Allora quell’uomo, chiese se volevamo della minestra e dei crakers, nessuno sapeva che cosa fossero, ma mia mamma rispose affermativamente, c’era però un problema non avevamo valuta statunitense.

L’uomo rispose che non servivano soldi, perché avrebbe offerto lui quel primo misero pranzo in America.

Capii che avrei finalmente mangiato qualcosa e mi scappò un sorriso ringraziando quel gentile signore.

Dopo qualche minuto, quell’uomo ritornò con due bicchieri d’acqua sporca e due pacchetti di crakers, evidentemente presi da una macchina distributrice.

continua

foto dal web

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