A Maestra Mina

18/07/2021

Arrivo da zia Mina, nel palazzo in via Camogli, dove abita.Fa bella mostra nell’androne, un nuovissimo ascensore, indispensabile e vitale strumento, per chi avanti con gli anni, fatica a far le scale, specie se deve arrivare ai piani alti.

Mi accoglie il figlio, Sergio Casali, Professore di Lingua e Letteratura Latina all’Università di Tor Vergata a Roma, in questo periodo in smart working, presso l’abitazione della sua mamma.

Cerruti Geronima, per tutti Mina classe 1933, accomodata sulla poltrona, mi saluta con un sorriso e mi racconta qualcosa della sua lunga vita da insegnante delle scuole elementari, terminata qualche decina di anni fa, dopo ben 42 anni di insegnamento, a lei ne sarebbero bastati 40, ma chiese di poter procrastinare il giorno del pensionamento, per ultimare il percorso scolastico della classe di cui era maestra.

Non ricorda l’anno di inizio del suo lavoro, che fu ad Arabba frazione del comune di Livinallongo in provincia di Belluno, racconta invece del lungo viaggio, da Varazze in treno, fino alla stazione di Belluno e poi 70 km in autobus, un tragitto di circa due ore con centinaia di curve e tornanti, fu così che con i primi risparmi acquistò una Lambretta e diventò indipendente per gli spostamenti. Era quasi un divertimento, coprire quella lunga distanza da Belluno per arrivare ad Arabba, in uno scenario di incomparabile bellezza, con le Dolomiti a far da sfondo, fu una scelta coraggiosa, quella fatta dalla giovane maestrina, in un epoca, dove erano poche le donne patentate e quasi nessuna guidava uno scooter o una moto.

I bambini volevano bene a quella giovane maestra, che parlava con un altro accento e raccontava del mare in tempesta, ma anche delle sue origini contadine, una discendenza uguale per tutti, in quell’Italia del dopoguerra, che si rimboccava le maniche dopo un disastroso conflitto.

Restò un paio d’anni a insegnare alle scuole elementari comunali di Arabba, un periodo sufficiente però per imparare a sciare e conoscere bene quella piccola comunità. Il momento del distacco fu commovente, gli abitanti di quel paesino si erano affezionati a quella maestrina, le fu chiesto di restare, ma erano vacanti dei posti da insegnante in provincia di Savona e a malincuore lasciò quelle montagne, ma lo fece solo per motivi di lavoro, con la prospettiva di insegnare nella sua città natia.

Lasciò il suo indirizzo ad alcune famiglie di Arabba e negli anni a seguire furono molte le cartoline, con i paesaggi imbiancati delle dolomiti che arrivavano con il timbro dell’ufficio postale di quel paesino.

Mina è nata, ed ha abitato ai Posi, Poggi, in una casa nel rettilineo prima di arrivare al Pero, nei pressi dell’ex Centrale Elettrica. La famiglia Cerruti era sopranominata dei Bertuin, suo papà era Cerruti Bartolomeo la mamma Molinari Dominica, dal loro matrimonio nacquero, Giacomo, Bernardo, Giobatta e le sorelle Maria e Antonina. Mina si trasferì nell’attuale casa, di via Camogli dopo il matrimonio con Armando Casali, da cui sono nati Sergio e Maria. E’ nonna di due bei nipoti, i figli di Maria.

Chissà che fine fece quella Lambretta, lei ricorda il tragitto da e per Varazze sempre in bicicletta, ma anche a piedi, fatto innumerevoli volte per andare a insegnare nelle scuole. Prima di essere di ruolo presso le scuole elementari di Varazze, fece la supplente nei paesi dell’entroterra, Pontinvrea, Sassello ecc.

Mina era una maestra ben voluta dai suoi allievi, ricorda di non aver mai bocciato nessuno per via diretta, ma quando un bambino faceva molte assenze e non aveva alcun tipo di interesse per l’insegnamento scolastico, allora convocava i genitori e di comune accordo si decideva di far ripetere l’anno al bambino.

Cosa inverosimile oggi, dove l’insegnante sembra essere l’unico colpevole della svogliatezza dell’alunno! Negli anni 50/60 invece vigeva ancora la meritocrazia e non era poi tanto raro, essere bocciati alle elementari e soprattutto alle scuole medie.

Molte cose sono cambiate, da quando Mina iniziò a insegnare. Negli anni 70, bastavano poche cose, una sola aula, una maestra due libri, uno di lettura e un sussidiario, i bambini andavano a scuola a piedi e ogni frazione aveva la sua scuola, le cose cambiavano di poco poi con il proseguo degli studi, alle medie, c’erano gli insegnanti per ogni materia, ma bastava una cintura elastica per portare i libri e quaderni.

Oggi ci si chiede a che cosa sono servite le innumerevoli riforme del sistema scolastico se poi il risultato è quello che l’Italia è negli ultimi posti in Europa, nelle classifiche dell’apprendimento scolastico.

Con Mina ricordiamo la famosa circolare, che negli anni 60 consigliava l’uso della lingua italiana, anche nell’ambito famigliare, questo ha senz’altro contribuito a migliorare la scrittura e il parlare correttamente nella lingua di Dante, anche di chi era madrelingua zeneise, ma per contro abbiamo perso il patrimonio e l’uso di molte parole del nostro dialetto, oggi si tenta, a mio parere senza grandi risultati, il recupero del nostro idioma a cui sono legate le nostre tradizioni.

In quaranta anni di insegnamento, sono almeno otto le classi elementari, che completarono il percorso di studi elementari con la maestra Mina e gli allievi che impararono con lei a leggere, scrivere e a far di calcolo, sono stati non meno di un paio di centinaia.

Oggi quando qualche suo ex suo allievo la vede, durante una delle sue passeggiate quotidiane, insieme a Sergio, la salutano cordialmente con un “Ciao Maestra Mina!”

Lascia un commento