
Noi distratti da mille cose, incapaci oramai di godere delle cose belle, quelle semplici, naturali intorno a noi, quasi non facciamo più caso, alle meraviglie della natura che in questi giorni sta rinascendo dopo il letargo invernale.
A dire il vero, quest’anno manco lo abbiamo avuto l’inverno e l’arrivo di un anticipo di primavera, già ci regala le prime fioriture.
E’ il tripudio della mimosa, che proprio nella riviera di ponente raggiunge il suo massimo splendore, un primato a livello mondiale!

La mimosa è una specie botanica infestante, ma un’eccellenza della nostra città, con i boschi dell’Invrea, presente anche in altre boscaglie, in tutto il nostro territorio.
Ricordi degli anni 60/70 come quelli raccontati da Gianpiero Minetto e Maurizio Caligiani, loro da ragazzi, venditori di mazzi di mimosa, strategicamente posizionati sull’Aurelia ai Piani d’Invrea, negli slarghi dove le auto potevano accostare e acquistare, non senza una breve contrattazione, un bel mazzo di fiori gialli, anche solo per “tirarsela di essere stati al mare”
Questo era, ma ancora oggi è, la principale molla che fa muovere migliaia di persone, intruppate negli esodi di primavera, incavolate alla ricerca di un improbabile parcheggio e poi nelle chilometriche code del ritorno, ma con un bel mazzo di mimosa per poter dire “ghe sun andà al mar” o ” sun andetu a fo un giu in rivea”
Mimosa spesso depredata nei giardini o a bordo strada.
E pensare che, nella zona del lago Maggiore, nelle ville e giardini, erano state piantumate delle piante di mimosa che davano un colorito simil/rivierasco alle sponde del lago, ma il gelicidio del terribile inverno dell’85 le ha eliminate quasi tutte.
Negli anni 60, come racconta Gianpiero, erano i genovesi, quelli di ponente, che si muovevano lungo la riviera delle palme e dei fiori, nelle belle giornate di sole primaverile e quasi tutti, sulla via del ritorno, ai Piani di Invrea, ma anche lungo la salita della Mola si rifornivano di un mazzo di mimosa.

Gianpiero mi elenca dove erano erano posizionati i banchetti ai Pussetti, da Ca Lunga, da Villa Giorgina, in ta Curva e dal bivio per la Vignetta ma si potevano trovare anche da Le Roy e dal Nautilus.

La mimosa era raccolta nella giornata di sabato, in quel paradiso terrestre che era il comprensorio Salice- Invrea, confezionata in mazzetti e poi la domenica mattina, disposta su dei banchetti, o accatastata a bordi strada, pronta per essere venduta.

La domenica mattina, iniziava la vendita, molti genovesi per paura di non trovare più mazzetti di mimosa al loro ritorno, prima ancora di arrivar a destinazione acquistavano già il loro bel mazzetto di mimosa, “cuscì nu ghe pensemmu ciù!”
Erano tutti ragazzi, gli addetti alla vendita, detratta la quota, da lasciare a casa, racimolavano un pò di soldi, da spendere poi in settimana all’Oratorio, per acquistare qualche dolciume o altro.

Il prezzo negli anni 60 era di 50£/mazzo.
Con la costruzione del casello autostradale, alcuni punti di vendita furono spostati, per meglio intercettare le auto.
L’autostrada cambiò tipo di clientela e negli anni 70 erano i milanesi ad accostarsi per l’acquisto di mimosa, Maurizio ha vissuto questo periodo quando da ragazzo era con il suo banchetto a vendere mimosa dal Bar della Curva.
Queste cose raccontate oggi sembrano inverosimili, eppure quelle rivendite di mimose coloravano e connotavano quel tratto di via Aurelia nelle domeniche di marzo
C’era un tacito accordo, con i florovivaisti del tempo, la mimosa non era considerata un fiore, visto anche la sua effimera fioritura, ed era tollerata quella rivendita “in nero” .
Questo non voleva dire, che non fossero tenuti in osservazione e se su quei banchetti spuntavano dei fiori, allora subito arrivavano i vigili a sequestrare la merce e a redarguire l’ambulante.
Ma poi comunque qualche iris o le belle sterlizie doppie, tipiche da Vignetta o du Cian du Tunnu, ogni tanto facevano capolino sui banchetti o tenute nascoste nei cespugli a bordo strada.

Mazzi di mimosa, erano anche venduti da ambulanti improvvisati sul lungomare di Varazze
Ricordo a metà anni 70, un’eccezionale fioritura di mimosa e i tanti, di ritorno da una giornata in riviera, erano scesi dalle auto, a strappar rami di mimosa ai lati dell’Aurelia, in preda a un delirio collettivo, tutti accalcati a bordo strada a depredare gli alberi, alcuni di loro pericolosamente penzolanti nel vuoto per aver quel souvenir tanto ambito.
Oggi non c’è più nessuno a vender mimosa ai Piani d’Invrea, passibili di denuncia per evasione fiscale e concorrenza illegale!
E poi oggi chi acquisterebbe più un mazzo di mimosa comune quando in commercio esiste la favolosa mimosa Gaulois!
Colpa di noi consumatori, come quando acquistiamo frutta e verdura scegliamo quella bella d’aspetto, mica quella nostrana, brutta a vedersi.
Gli ambulanti bord de rue ci sono ancora, qualche rivendita occasionale di frutta verdura anche di formaggio e funghi,si può trovare nella bella stagione, lungo la statale per il Giovo, specie quando arrivano le primizie, come le ciliegie….quelle avevano un altro gusto se raccolte e mangiate subito sull’albero, magari con la paura di essere sorpresi …ma questa è un’altra storia.
foto Archivio Fotografico Varagine
