di John Ratto

Oakland Scavenger
Dopo 304 giorni, di cosiddetto ambientamento, feci i documenti che servivano, per il lavoro.
Il più importante di questi documenti, era il Social Security, mi chiesero il mio nome, risposi Giovanni, mi dissero, che in America il nome andava messo prima del cognome e mi chiesero lo spelling di Giovanni risposi G.I.O.V.A.N.N.I. loro scrissero Geovanne, feci notare l’errore e la signora di colore, grande e grossa, si rivolse a mio cugino, che mi aveva accompagnato e gli chiese che cosa significava quel nome, lui rispose John e cosi sul documento scrissero John e anche mio padre anche lui di nome Giovanni, divenne John.
Anche da quel piccolo frangente, capii che dovevo imparare alla svelta l’inglese, era tutto molto complicato e dovetti faticare non poco ad imparare la corretta pronuncia, le i si leggono ai e la e si legge i e la a si pronuncia ei

E così il 22 novembre del 1954, iniziai a lavorare pur essendo ancora minorenne.
La sveglia suonava alle 4,45 e insieme a mio cugino andammo alla stalla di East Oakland, chiamata così, perché prima dei camion era posto per cavalli e lì iniziò la mia vita da rumentà.
Mi ricordo il capo, era un simpatico signore, di nome Elly, in realtà il nome originale era Esola, ma quando i suoi nonni arrivarono a N.Y. e gli chiesero come si chiamavano loro capirono da dove venite e risposero Isola del Cantone.!
Il capo in perfetto genovese, anche se la sua era già la seconda generazione nativa americana, mi chiese quanti anni avevo, risposi 17, lui con un sorriso malizioso mi disse,” lo sai che a fino a 18 anni non potresti lavorare?” Io con un po’ di sgomento mi rivolsi a mio cugino e lui mi disse “sta solo scherzando” poi mi chiese se avevo il barile, mio cugino rispose “siamo andati da Loenzin du Picitu e sarà pronto la settimana prossima, ma per adesso usa il mio di scorta”, poi mi chiese,” pensi di farcela?” “guarda che questo è un lavoro duro” io risposi che ci avrei provato e che a lavorare ero abituato allora il capo disse a mio cugino “lo mandiamo con Gianni Sigaro (al secolo Giovanni Cerruti così soprannominato perché aveva il sigaro sempre in bocca anche quando parlava) “ perché lì è un pò più easy “ concluse il capo.
Si iniziava a lavorare verso le 5.30 del mattino, ogni casa aveva il suo bidone di rifiuti, posizionato nel retro dell’abitazione e a novembre a quell’ora, quando iniziai a lavorare è ancora notte.

All’inizio cercavano di mandarmi, nelle zone che avevano l’illuminazione stradale.
Io, che mentalmente mi ero preparato, ad un lavoro duro andavo abbastanza bene, anche perché lavorando mi passava la malinconia.
Erano circa le 10.30 e Gianni dal lato sinistro della bocca, mi chiese dove abitavo, gli risposi da mio zio Joe.
Ma perché lo voleva sapere?
