Una storia comune ma non tanto (9)

di John Ratto

Insieme a degli amici, eravamo a Genova, in un club che si trovava al terzo piano di un palazzo nel centro storico, ed era gestito da una signora di un’ottantina d’anni, c’erano delle belle ragazze e la signora da buona genovese per fare il palo, dopo la legge Merlin, aveva preso un giovanotto gay, perché, diceva, che non dava fastidio alle ragazze.

Non ricordo l’ora, comunque in tarda serata, ecco che il palo arriva tutto trafelato, senza fiato, la signora impaurita chiese se c’erano i carabinieri, ma lui, con un filo di voce disse “Hanno ammazzato Kennedy!” “E chi u l’è stu Chennedì u vegniva chi?”

La signora, era preoccupata di aver perso un cliente e chiese se era uno che frequentava il club!

La mafia, non poteva perdonare la mancata conquista di Cuba, fu un colpo molto duro per le organizzazioni mafiose.

L’isola era un importante sbocco per riciclare il denaro sporco.

Ma ritorniamo al mio lavoro……. l’attività andava avanti bene e i riscontri nei miei confronti erano lusinghieri, io speravo sempre di poter entrare come socio nella compagnia ma ci fu un intoppo burocratico.

Nello statuto della Oakland Scavenger, c’era scritto che, quando un socio era impegnato nel servizio militare, aveva diritto ad una percentuale dello stipendio, pari al 75/100 o 100/100, una regola, che dopo la seconda guerra mondiale e la Corea, aveva messo in seria difficoltà finanziaria la compagnia.

Non potendo cambiare lo statuto, decisero che nessuno poteva diventare socio, prima che avesse espletato gli obblighi militari.

La mia intenzione era di non fare il militare, in primis perché era un indottrinamento patriottico di cui ne avrei fatto volentieri a meno.

Il mio diniego, era conseguente all’esperienza di mio padre, che era rimasto per parecchi anni sotto le armi, ed era talmente schifato e stufo di quella inutile e sanguinosa guerra, che giunse al punto, di farsi togliere tutti i denti, per essere classificato come sedentario, cosa che probabilmente gli salvò la vita, quasi tuti i suoi commilitoni, mandati in Russia, non tornarono più a casa.

 E poi c’era la situazione famigliare, mia madre era abituata a stare con la sua famiglia, in tempo di guerra era da sola in quella casa, la sorella maggiore, che lei considerava alla stregua di una mamma, era in America dal 1937 e la rivide per un breve periodo solo nel 1949.

 Quello fu uno dei motivi per cui la mia famiglia decise di emigrare.

Ma arrivati in America, dopo il periodo pieno di novità e curiosità a poco a poco si rientrò nella quotidianità, con le prime delusioni, in primis ci fu la reazione dei nostri parenti, quando si accorsero che non eravamo tanto ben disposti a far parte della comunità italiana.

Eravamo una famiglia unita e questo a noi bastava, pronti a ringraziare chi ci aveva dato l’opportunità di venire in America, ma non disposti a essere dei sudditi per il resto dei nostri giorni.

 A mia madre questo pesò molto e penso che sia stata la causa scatenante per la sua caduta in depressione, questa è un altro perché non potevo andare sotto le armi.

Non potendo diventare socio della Oakland Scavenger,  iniziai a cercare un’alternativa al mio lavoro.

C’era qualche possibilità di lavorare a S.Francisco, sorella maggiore di Oakland a circa 25 km di distanza.

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