
La curva di Puntabella, era chiamata u Satu du Cavallo dai nostri vecchi, a causa di alcuni fatti di cronaca, quando la trazione era di tipo animale.
Puntabella….mai nome fu più azzeccato, per questo promontorio, ai confini del nostro comune, qui inizia la Riviera delle Palme!
Ci si arriva, in direzione de Cugou, oltrepassato il castello d’Invrea, e dopo la bella vista del vertiginoso viadotto du Spurtigiò.

Il viadotto dell’A10 è una poderosa infrastruttura ad arco, una meraviglia della tecnica e di indubbia bellezza, capace di inserirsi armoniosamente, in questo paesaggio aspro e naturale, ed è per questo, che risulta impietoso il confronto con il parallelo viadotto Portigliolo nord.
Dopo il ponte curvo dell’Aurelia, la strada sale e si arriva sul pianoro di Puntabella, tappa d’obbligo è l’area di sosta per ammirare uno dei più belli panorami della nostra città.
Lo sguardo spazia verso la vicina Cogoleto e le vette del massiccio del Beigua, a destra l’invalicabile scoglio d’Invrea, e poi mare e cielo, dove il blu e le sue varianti, regalano ad ogni stagione, suggestive cartoline.

Sotto di noi, la bella insenatura con la grotta di Napoleone e una deliziosa spiaggetta, l’accesso è vietato perchè di servizio per uno stabilimento balneare.
Fichi d’india e agavi, hanno colonizzato il ripido pendio, che degrada verso il mare.

Dall’alto di questo sperone roccioso, si può ammirare, un tratto della cosa più bella che abbiamo a Varazze, il Lungo Mare Europa, con il ponte sul torrente Portigliolo, dell’ex tracciato ferroviario e l’imbocco della galleria Invrea, scavata nella viva roccia.

La foce del torrente è una bella zona naturalistica, che probabilmente, sarà sacrificata, per essere “riqualificata” con metri cubi di cemento, sempre il solito cliché, in questo caso, un’ex campeggio abbandonato, mai bonificato, un’ area esondabile, abbandonata, deturpata, ma anche degli edifici d’epoca, una testimonianza delle vicissitudini storiche du Spurtigio’ un sito che dovrebbe essere tutelato, a due passi dal Lungomare Europa.
Facevo il percorso, Vase – Cugou, alla fine degli anni 70, per recarmi al lavoro in località Mulinetto di Cogoleto, con il mio cinquantino e poi con una roboante 500L, arrivato al curvone di Puntabella, U Satu du Cavallu, non si poteva fare a meno di guardare la colonna con la statuina del Bambin di Praga……..
Ma facciamo un salto indietro nel tempo Il pomeriggio dell’8 settembre del 1955, giungeva alla vista del mare, dopo un estenuante viaggio, a bordo della sua Moto Guzzi Galletto, tale Giuseppe Caffi, di Sergnano Cremasco.
Il suo intento era quello di recarsi, il giorno dopo il suo arrivo, al santuario del Bambino Gesù di Praga ad Arenzano, per far le sue devozioni e sciogliere un voto fatto a Gesù Bambino.
Si stava dirigendo a Varazze, dove aveva dei parenti, che lo aspettavano, per trascorrervi la notte.

Mentre percorreva la via Aurelia, oltrepassata la località Arrestra di Cogoleto, arrivato a Puntabella, au Satu du Cavallu, una curva insidiosa, in contropendenza e con un brusco cambiamento di direzione, il Galletto forse a causa di una buca, sbandava paurosamente, il Caffi non riuscì a fermare in tempo la moto, che andò a urtare contro il muretto della strada e a seguito del violento urto, il poveretto fu sbalzato di sella, e catapultato nel dirupo sottostante.
Giuseppe Caffi, si risvegliò un paio d’ore dopo, all’ospedale di Varazze, dove era stato trasportato, perfettamente incolume, solo qualche escoriazione e con una borsa del ghiaccio sulla testa, dove aveva un bel bernoccolo, la causa del suo svenimento.
Un alberello di leccio, aveva trattenuto il suo corpo, scongiurando possibili e più serie conseguenze, visto il dirupo sottostante.

Giuseppe Caffi, attribuì lo scampato pericolo, non alle cose imponderabili della vita e a quell’esile piantina, ma alla grazia divina del Bambin Gesù e in segno di riconoscenza, fece erigere sul luogo della pericolosa curva, una colonnina votiva, quella visibile ancora oggi, a lato strada, con la statua del Bambin di Praga e la sua dedica, per la grazia ricevuta.

Per il Caffi non vi erano dubbi, era stato il Bambin Gesù, che l’aveva salvato da sicura morte!
Ma la grazia ricevuta da Giuseppe Caffi, non fu elargita,in ugual modo per altri incidenti, stradali accaduti in quel tratto di strada, alcuni con esiti mortali.
Da testimonianze raccolte, di chi abitava in quegli anni ai Piani di S.Giacomo, sono almeno altre 5 le vittime a seguito di incidenti in quella curva maledetta.
Moltissimi i sinistri, specie in caso di pioggia, il minimo che poteva capitare era una sbandata con un urto contro il muretto.
Malauguratamente i paracarri di quella curva, non riuscirono a fermare la corsa di una Fiat Seicento, che precipitò nel vuoto con un volo di almeno 30 metri, sciantandosi nel sottostante alveo del Portigliolo, nell’urto perse la vita una giovane donna, moglie o compagna del guidatore, che seppur ferito si salvò
Nei primi anni 50, in quel tratto di strada molto pericoloso, un signore di Arenzano, perse il controllo della sua moto, anche in questo caso si trattava di una Moto Guzzi Galletto, ma prima di andare a sbattere contro il muro, riuscì a far scendere, in modo brusco, dalla moto, in corsa, la sua figlioletta, lei si salvò con lievi ferite, mentre per il suo papà, lo schianto fu fatale.
Quel padre, nel tentativo, comunque riuscito, di porre in salvo la figlia, sacrificò’ la sua vita.
A metà degli anni 60 iniziarono i vandalismi verso quella statuetta del Bambin di Praga, sopra quel pilastro.
Quella figura in ceramica, fu distrutta innumerevoli volte e le rotture si perpetrarono, per una decina di anni.
Divenne consuetudine, scommettere quanto poteva durare, una nuova statuetta, sopra quel pilastro!
Il costruttore di Arenzano, che aveva eretto il pilone votivo, era stato incaricato dal Caffi, al mantenimento di quel voto, fatto qualche anno.prima, rimettendo una nuova statuina, ogni volta che era distrutta.
Ci fu chi si appostò, per beccare il vandalo in azione, si fecero le più disparate illazioni, si cercò il colpevole di quei ripetuti atti vandalici.

Ma chi poteva essere l’autore di quelle ripetute rotture? Un pazzo ospite di Prato Zanino, un mitomane un miscredente o uno di quelli che avevano perso un famigliare un ‘amico, una compagna. in quella curva maledetta?
Anche chi aveva subito una disgrazia o un lutto, durante la guerra, avrebbe potuto sfogare la sua rabbia, perpetrata per anni, con la rottura di quella statuina.
Un gesto di collera, nei confronti di quel Bambin di Praga che non aveva protetto in ugual modo una persona cara o se stesso.
Con il buonsenso e il senno del poi, il signor Caffi, poteva essere consigliato di non magnificare, il suo scampato pericolo, erigendo quel monumento, in quella curva maledetta, dove erano accadute tante disgrazie.
Ma così non fu, il pilone votivo, fu benedetto con una cerimonia, da un frate Carmelitano, del Santuario del Bambin di Praga di Arenzano.
Ci si ricorda e si commemorano quelli scampati a morte certa, protetti da forze divine , ma di quelli ,senza grazia ricevuta ne abbiamo perso il ricordo, immani tragedie che la nostra comunità non ha più memoria

Per grazia ricevuta, sono anche gli oggetti e tutte le testimonianze scritte, presenti al Bambin di Praga di Arenzano alla Guardia di Genova, alla croce di Castagnabuona ed in altri Santuari, un segno di ringraziamento e di attribuzione della grazia ricevuta a questo o a quel santo, per aver avuto salva la vita.

Oggi, per rispetto verso le vittime innocenti di incidenti o altro , molte di quelle roboanti notizie, di chi è scampato a sicura morte, per grazia ricevuta, sono scomparse dai media
Ringrazio Giuseppe Vernazza per la sua gentile collaborazione

Il Moto Guzzi Galletto nella foto è di mia proprietà
