U Carmettu

U Carmettu 3 marzo 2021

In dialetto volgare Carmettu, deriva da carmo, curmu, che significa, la parte più alta di un rilievo , carmetto si riferisce anche ad un piccolo monte.

Il versante ovest du Carmettu è chiamato Buntempu, questa zona, era frequentata da noi bambini, durante le scorribande pe boschi e rian ed è per questo, che mi sono ricordato, della presenza, a mezza costa, di un lungo beo, un canale, in cemento che raccoglieva e convogliava in una vasca, le acque, non trattenute dal terreno roccioso di questo colle, che si protende verso la Caminata, fra la valle del Teiro e lo stretto alveo del torrente Arzocco

Au Carmettu na otta se ghe arrivova dai Troggi da Camminò

I rivoli che scendono a dal pendio du Carmettu, quandu u ciove, sono regimentati e conferiti in una grande peschea, una vasca per irrigazione, nei pressi di alcune abitazioni in questa località del Buontempo.

Il canale, continua, per poi sparire alla vista, con una curva, dietro ad un alto muro di contenimento in pietra.

A distanza di mezzo secolo, sono di nuovo qua, lungo la crosa, a seguire dove mi porta questo canale, ancora perfettamente integro e mantenuto in efficenza, visto l’assenza al suo interno, di pietre o vegetali, in alcuni punti, la terra che è comunque presente sul fondo del beo, risulta “lavorata” dagli ungulati, presenti anche sul Carmetto.

Bellissimi terrazzamenti

Il sistema di captazione delle acque è un’opera geniale, chissà chi erano quelli che l’hanno ideata e poi costruita con maestria.

Era un problema serio quello dell’irrigazione ma è stato risolto, grazie alla laboriosità dei nostri avi, questi terreni già terrazzati, buona terra da coltivare, in una posizione incantevole, privilegiata con un irraggiamento solare dall’alba al tramonto e protetti dalla tramontana, avevano un grave carenza, con la scarsa disponibilità di acqua per irrigazione, c’era probabilmente una antica peschea, che raccoglieva uno scolo delle acque piovane, provenienti dal Carmetto e di cui sono visibili ancora le tracce nel bosco, ma era un accumulo insufficiente, specie nella stagione calda, quando le precipitazioni erano scarse.

Allora uomini volenterosi e solidali, costruirono questo lungo beo in cemento e due enormi peschee, una al Buntempu e l’altra molto grande in alto, ai lati di un terrazzamento quello dove arriva il beo a peschea dei Ravin.

Questi invasi avevano la capacità sufficiente per soddisfare lo scequo’, l’irrigazione delle fasce du Buntempu u Carmettu e da Gia ed è probabile che il troppo pieno della seconda vasca, arrivasse a dei troggi, i lavatoi.

L’irrigazione delle prime fasce, dove è posizionata la peschea dei Ravin, probabilmente era effettuata tramite l’utilizzo di una scigogna, un secchio a bilanciere.

Per sceguo,’ le fasce sottostanti, fu scavato un profondo tunnel, necessario per l’installazione del tubo di presa della vasca, questa altra mirabile opera, fu suggellata, dalla posa in opera di un bella edicola votiva in stile barocco, rivolta verso le fasce e l’abitato di Varazze, di buon auspicio per il lavoro e i raccolti dei besagnin, gli ortolani.

L’ essenziale bella porta de castagnu, consunta dal tempo, di questa cappelletta, si apre svelando al suo interno, una breve scalinata che conduce ad una piccola vasca, dove c’e’ la valvola di fondo della peschea.

L’acqua, tramite ” cantabrina” e con altre tubazioni e più recentemente, con l’utilizzo di lunghe manichette di gomma, poteva irrigare tutti questi grandi terrazzamenti. Oggi la vasca è praticamente vuota, l’acqua di un bel verde smeraldo è il regno dei baggi, rospi e de sinsoe, zanzare.

Queste belle fasce sono ancora ben mantenute, con i muri a secco di buona fattura e integri, fanno bella mostra lungo la crosa che parte da via Pizzorno, alcune piante di succulente.

Un rudere di pollaio è ancora lì, sotto agli ulivi, a testimonianza di un altra attività che era molto comune a Vase molti anni fa con l’allevamento nei pressi delle abitazioni e nelle fasce de galline e cuniggi per la carne ad uso famigliare a chilometro zero e il naturale concime che producevano questi animali utilizzato come liamme, letame anche quello a km 0.

Il panorama è molto suggestivo, sotto di noi corre la camionale, verso il viadotto Arzocco, enormi piante di fichi d’india, incorniciano l’abitato di Varazze, con l’azzurro del mare come sfondo.

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