
I Cantieri, un’altra storia
Un’altro pezzo di storia che se ne va.
– Quante cose ci vengono amputate, senza che ne sentiamo dolore, perchè siamo anestetizzati. Eliminare le zone di silenzio dalla nostra vita è come abbattere gli ultimi boschi per costruire dei supermercati, come radere al suolo una montagna per farci passare una strada. Servono esploratori che esaurite le terre sconosciute, vadano a cercare in quelle dimenticate, tornino ai luoghi che l’uomo abitava e ora non più. Un paese fantasma, una fabbrica abbandonata. Che cosa c’è lì, dove tutti sono andati via?” Un amore che nessuno si ricorda”. Servono libri che mettano in salvo quell’amore–
Tratto da :
Paolo Cognetti recensione del libro di Erling Kagge “Il silenzio
Si fa un gran parlare, degli anni belli della cantieristica della nostra città, si citano le belle imbarcazioni le prime serie ISCHIA ELBA CAPRI 16,50 18 20 METRI in legno, poi le serie in alluminio dai 20 ai 44 metri.
Ma è come essere di fronte ad una bella chiesa, ci si domanda chi e è il Santo a cui è dedicata, di chi sono i dipinti e chi ha fatto le statue, tutto molto bello, ma chi erano quelli che con il loro lavoro, le loro competenze, le loro perizie e peripezie e tanta fatica, anche con il tributo di qualche vittima, hanno costruito questi poderosi edifici religiosi?
Chi ha materialmente fatto una pavimentazione, eretto muri, costruito archi, cupole e campanili e chi erano quelli, che in un cantiere in riva al mare o in un opificio lungo il Teiro, hanno dato lustro alla nostra città, con il loro lavoro, la loro creatività e perizia?
Le manifatture di Varazze, oggi non esistono più, resiste solo qualche opificio diruto, i canali d’acqua, le tante fasce e qualche capannone, che ci si affretta ad abbattere, tutto destinato all’oblio e allo sfascio.
Di quella comunità laboriosa, sono rimaste le foto conservate nell’Archivio Fotografico Varagine, vero patrimonio della nostra città!
Per le ex attività cantieristiche, abbiamo il bel Museo del Mare, servirebbe anche un Museo del Sciu da Teiru, per onorare la storia, di tutte le attività lavorative, che erano lungo il nostro fiume, in primis a Fabrica, che per un secolo diede lavoro a tanti nostri concittadini.
Questo post è il primo di una serie, dedicata al lavoro all’interno dei Cantieri Baglietto, con l’intento, non esaustivo, di raccontare il lavoro di quelle generazioni di operai e tecnici, maestri d’ascia, saldatori ecc. ecc, quelli che si sporcavano le mani di unto, di colla, di vernice, mani callose invecchiate stanche, piene dei segni del mestiere, di chi grazie alla sua operosità al suo ingegno, alla sua fatica, ha contribuito a fare grande nel mondo il nome di Baglietto.
I commenti a questo post, di chi ha lavorato nei Baglietto, che raccontano altri aspetti, inerenti al lavoro all’interno dei cantieri, possono esser inseriti in questo racconto, ogni testimonianza, arricchirà il contenuto.
Altre persone, non menzionate nel testo, possono essere inserite, nei vari reparti, dove hanno svolto la loro attività lavorativa.
Ho chiesto a Serafino e a Piero, se mi potevano raccontare qualcosa del loro lavoro nei Cantieri Baglietto, anch’io come loro, ma in altro settore, sono stato testimone, negli ultimi 20 anni lavorativi, dei cambiamenti epocali, avvenuti nel mondo del lavoro, con la globalizzazione, nuove legislazioni e modalità lavorative, quasi mai in senso positivo, per chi oggi deve, con l’impegno quotidiano in una fabbrica, cantiere o altro posto di lavoro, tirare avanti e crescere dei figli.
Serafino Delfino fu assunto nei Cantieri Baglietto, in officina meccanica a 14 anni, da poco compiuti, nel 1971, il suo numero di cartellino era il 511, nel 79 si licenziò, per intraprendere la sua attività che lo portò a vagabondare in altri cantieri, nel 1994 fu nuovamente assunto nei Cantieri fino al 2014 l’età del pensionamento.
Piero Biale entra nel cantiere a 15 anni nel 1961 nel reparto carpenteria per poi passare in sala tracciatura n°di cartellino 525, pensionamento nel 1998 poi altri incarichi all’interno dei Cantieri fino al 2010
I dipendenti dei Cantieri Baglietto di Varazze negli anni 60/70 erano arrivati anche a 800 assunti, ma mancavano a questa conta, tutti gli stagionali, che all’inizio della bella stagione, si mettevano in aspettativa, per curare la loro seconda attività, la maggior parte andavano negli stabilimenti balneari, ma anche nel settore alberghiero, poi a ottobre belli abbronzati rientravano in Cantiere, con i loro racconti, di effimeri amori estivi.

nella foto Serafino Delfino
continua
