
I Cantieri, un’altra Storia.
Il giovane Serafino, all’atto della sua prima assunzione in Cantiere nel 1971, fu erudito su l’ambiente di lavoro, dal papà, GB Delfino, già dipendente nell’officina meccanica dei Baglietto.
Nonostante questo, però per un giovane, essere inserito in un’attività produttiva negli anni 70, in qualsiasi ambito lavorativo e in ogni mansione, voleva dire subire ogni sorta di angheria e prepotenze da parte degli operai anziani, organizzati secondo una scala gerarchica e vigeva l’usanza nei cantieri navali, ma anche negli opifici della Valle del Teiro e in altre realtà manifatturiere, di comminare pesanti scherzi, una sorta di cerimonia d’iniziazione per i neo assunti, che immancabilmente erano subito messi alla prova, quando erano inviati nei vari reparti, del Cantiere, alla ricerca del “Spunciun Forte” e dell'”Unciu de Gumiu”
Era necessario stare sempre vigili, le prime volte si riusciva a scappare, ma quando il comitato degli anziani, aveva deciso di colpire qualcheduno c’era poco da fare, erano due le sostanze usate come mezzo d’iniziazione, la “brena’” o la “seiga’” con la prima il sedere del malcapitato immobilizzato, era cosparso di colla, con la seconda sostanza, era il grasso di sego a essere spalmato sui glutei, stesse scene avvenivano a bordo, dove le speranze di sfuggire alla cerimonia erano molto scarse, perché non esistevano vie di fuga, naturalmente la maggior di questi soprusi erano fittizi, solo finzioni il cui scopo era quello di incutere timore reverenziale
Sul lavoro vigeva ancora, l’usanza di non far mai trapelare i segreti del mestiere e l’operaio anziano specie nelle lavorazioni di rifinitura, aveva degli attrezzi speciali sagomati o altre diavolerie strane, che teneva gelosamente nascoste, svelava i suoi trucchi, solo a fine carriera a chi era stato eletto, come suo degno successore.
A volte, capitava che, magari uno degli ultimi arrivati, con qualche buona idea, prospettasse una soluzione, una miglioria, per rendere più rapida o meno complicata, un certo tipo di lavorazione, ma questa sua proposta era vista con sospetto e subito messa al vaglio degli anziani, quasi sempre la proposta era bocciata, per non turbare delicati equilibri, liquidando l’innovazione proposta, con un laconico “emmu sempre fetu cuscì!”.
Questa era la prassi, a cui anch’io ho dovuto sottostare, negli anni giovanili, poi però ci si fa un po’ di scorza e si impara un mestiere, grazie a tanti maestri, con la loro grande esperienza lavorativa ma anche e soprattutto alla curiosità e ai dubbi, che mai devono mancare, in un lavoro ben fatto.
Dei torti subiti, non si portava rancore, anche perché la vita ci riserva sempre una seconda occasione, ad un certo punto da vittime, si diventava carnefici e nei confronti di chi ci aveva umiliato, c’era una sorta di rivincita, con le vendette mascherate da scherzi.

continua
foto Archivio Storico Varagine
