
I Cantieri un’altra Storia
La lavorazione del legno in un cantiere navale, era divisa in vari reparti.
In primis c’era la Segheria, che dava lavoro a una decina di addetti, dove la materia prima arrivata sotto forma di tronchi di mogano, rovere, frassino e tek, ecc.
I Tronchi erano tagliata dau Vallarin, tramite una sera a carin, sega a carrello, per essere trasformata nelle parti dell’ossatura dello scafo e del fasciame, chiamata opera viva, ma anche della coperta, delle sovrastrutture e arredi interni, in un’altra zona del locale segheria, le tavole erano ridotte di dimensioni e spessori da Marchin u Spesà, per la costruzione degli arredamenti.
Nella Falegnameria, lavoravano circa 80 persone, tutte intente alla costruzione e alla posa in opera degli arredi interni, tra cui Scimunin Pellan, Tunittu e altri, alcuni lavoratori, erano dediti a costruzioni esclusive, come u Taggan, specialista nella costruzione del locale marinai.
In Carpenteria, vi lavoravano 40 persone, tra cui Pippu u Perrandu, Vallarin, Niculin, qui erano costruite le parti dell’ossatura dello scafo, chigge, badai, buei, stamanee, currenti, durmienti, madere, toe da fasciamme, tenute assieme con le lapasse.
Per effettuare le sagomature, era necessario utilizzare, la toupie una delle macchine più pericolose, per la lavorazione del legno, per questo motivo, erano solo due gli addetti autorizzati ad utilizzarla, u Ciappin e Pansalunga.
L’attrezzatura manuale, occorrente per effettuare i lavori di falegnameria e di carpenteria, non era data, dal cantiere, in dotazione ai suoi dipendenti, quindi martellu, tenagge, cacciavie, scopelli, suraccu, ciunettu, pinse,verrinha, metru ecc. tutti questi attrezzi, erano acquistati dai lavoratori e conservati in apposite cassette portautensili, personali luchettate.
La costruzione di una cassetta degli attrezzi, era il primo lavoro che faceva un neoassunto.

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foto Archivio Fotografico Varagine
