6) I Ciantè n’atra Storia

I Cantieri, un’altra Storia

Nell’Officina Meccanica, gli adetti erano Filippo, u Gian, Prato e il papà di Serafino, Bacciccia Delfino, il loro compito primario, era il posizionamento e i controlli della linea d’asse, l’albero di trasmissione delle imbarcazioni.

Tutto era fatto in casa e su misura per queste imbarcazioni, ecco perché c’era anche chi costruiva i lavandini di bordo, in acciaio inox e la relativa rubinetteria in ottone, poi inviata alla cromatura, in un opificio della Valle Teiro o in un laboratorio nei pressi del cantiere, questa era l’unica attività che veniva delocalizzata!

Sempre nell’ottica, dei lavori su misura, c’era anche chi come u Baci e Gianni, costruivano le ringhiere e parapetti in alluminio.

Gigi e Piceda, si occupavano della tiranteria del timone.

Spettacolare il Locale della Linea d’Asse, dove erano costruiti di sana pianta gli alberi di trasmissione al tornio da Accilini, in acciaio Anticoradal, un materiale resistente alla torsione e ai fenomeni di corrosione marina, particolare precisione doveva essere prestata, per l’esatta coassialità delle sedi dei cuscinetti portanti.

A seguire, il reparto degli elettricisti di bordo, in ogni fabbrica opificio o officina sempre chiamati spellafili!

Il capo degli elettricisti era Bottoni, il reparto era arrivato a contare fino a 37 addetti, poi falcidiati negli anni e prima della definitiva chiusura dei Cantieri, erano rimasti in tre, Codino u Sciagura, Piero Zunino il Baffo e Ambrogio Giusto u Canaetta.

Qui si lavorava, alla composizione dei quadri elettrici di distribuzione e poi alla stesura dei cavi di bordo, non c’era l’elettronica, arrivata con le imbarcazioni di alluminio e i motori MTU. Anche in questa organizzazione c’era chi era dedito a compiti particolari ed esclusivi, come Miglionelli adetto alla manutenzione delle batterie, e Menegu e Angeli, alla riparazione degli elettroutensili di tutto il Cantiere

A questo punto è necessario parlare di una delle attività più importanti, la Sala Tracciatura, dove lavorava Piero Biale e con lui Cesare Gavarun, Frontini u Ranghettu ecc. Qui i disegni provenienti dagli uffici di progettazione, ridotti in scala, dovevano essere riprodotti con le dimensioni reali sopra le seste di compensato. Il disegno di un particolare, stamanea, badaiu ecc. era riprodotto sulla superfice in legno del pavimento, con l’inchiostro di china bianco.

Poi si usava il sistema dello stampaggio, i fogli di compensato erano premuti sopra la tracciatura, che lasciava lo stampo del disegno sopra la sesta, in alternativa all’inchiostro, si usavano dei chiodi posizionati lungo le linee del disegno, che lasciavano l’impronta del disegno sul foglio di compensato.

A seguire il taglio a contorno del disegno, rimasto impresso sul foglio di compensato, effettuato tramite l’uso di una sega a nastro, mentre per la rifinitura era utilizzato una toupie, dove un cuscinetto, posizionato esternamente sull’albero, faceva da guida per il contorno della sesta, il reparto era dotato anche di un tornio a legno.

Le seste o dime, erano poi consegnate al reparto carpenteria, riportate sopra tavole e travi e sagomate, sempre tramite sega a nastro, toupie e diventavano chigge, badai, buei, stamanee, currenti, durmienti, madere, toe da fasciamme e lapasse.

Quando l’imbarcazione in costruzione, era ultimata, tutte le seste servite per modellare ogni suo particolare erano archiviate.

Nella parte esterna, inferiore dei cassetti degli arredi di bordo, sono incise il nome dell’imbarcazione e la data di fabbricazione.

continua

foto Archivio Storico Varagine

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