
Il Cantiere un’altra Storia.
Piero Biale, racconta della rivoluzione in Cantiere a seguito dell’arrivo dell’”americano” un esperto di logiche di produzione, il quale rivoluzionò completamente, il lavoro all’interno dei Cantieri Baglietto, creando le famose isole di lavoro, dove era l’imbarcazione, che si spostava, per ricevere le varie lavorazioni, lo scafo, posizionato sopra dei carrelli e tramite binari, era spostato tra una baia e l’altra, tramite la rotazione di una grande piattaforma girevole.
Erano 5 le stazioni di lavoro.
1 Ossatura dell’imbarcazione
2 Messa in opera fasciame e coperta
3 Cabina
4 Interni mobili e meccanica
5 Motori Impianti Elettrici e Idraulici
Ad ogni fase di lavorazione, avevano accesso, a fine giornata lavorativa, chi doveva effettuare le stuccature e le verniciature, rigorosamente a rullo e nei locali macchina era effettuata l’applicazione di materiale ignifugo e coibente.
Del primo yacht, costruito interamente in alluminio, tutti ricordano il nome dato al varo dell’imbarcazione “Jamin” , per chi ha lavorato in quei primi assemblaggi, con tutti gli inconvenienti le “giastemme” gli errori di progettazione e poi di realizzo, dovuti all’utilizzo per la prima volta di un nuovo materiale, mai nome fu più azzeccato Jamin poteva essere tradotto in dialetto Giamin!
Le lamiere di alluminio, avevano diversi spessori, prima dell’attuale taglio laser, erano sagomate, seguendo le stesse procedure adottate, quando la materia prima era il legno e messe in opera tramite l’utilizzo di saldatrici a filo continuo marca Miget.
Con l’alluminio cambiò radicalmente l’attività cantieristica e per tutti quelli che sono stati testimoni di questi cambiamenti, l’aspetto più impattante e che ancora ricordano, come un effetto negativo, è stato l’aumentò notevole del rumore di fondo, durante la lavorazione dell’alluminio.
Emerse una nuova fondamentale figura professionale, il saldatore, che doveva essere qualificato tramite un patentino, da ottenere a seguito del superamento di un esame tecnico pratico.
Il pensiero va al mio grande amico Giorgio e alle sue traversie per riuscire finalmente ad ottenere il patentino di specializzazione. Ma era un lavoro ingrato e insalubre, spesso eseguito in spazi angusti, con i fumi di saldatura a stento aspirati verso l’esterno, forse questa fu la causa della malattia, che mi ha portato via un Grande Amico.
Le nuove tecnologie, velocizzano il lavoro e offrono nuovi prodotti, più performanti, ma hanno forti controindicazioni all’uso, specie se effettuato in ambienti chiusi, come i bicomponenti della resina, molto usata in ambito cantieristico, ma tossica sempre.

continua
foto Archivio Storico Varagine.
