8) I Ciantè n’atra Storia

Cantieri un’altra storia

L’orario di lavoro era di 8 ore, con una pausa pranzo di 1 ora e mezzo, questo lasso di tempo, dava la possibilità, anche a chi abitava nelle frazioni, di poter essere alla mezza a casa, per mangiare in famiglia.

Ingressi e uscite, erano regolamentate da una sirena meccanica, dall’inconfondibile suono, udibile in tutta la città, oggi conservata nel Museo Navale di Varazze

L’azienda, aveva installato un dispositivo anti taccheggio, come usa dire oggi, all’uscita del Cantiere, bisognava azionare una “apposita leva”, che faceva illuminare, a spot, un faro, se la luce che si accendeva era verde, l’operaio poteva uscire, se la luce era rossa, allora tra gli sghignazzi dei colleghi, il malcapitato, doveva andare in un locale attiguo, per essere perquisito, molto blandamente, da u Strassera.

Naturalmente, la fine dell’allestimento, con il varo del natante, era un bel momento conviviale e tutte le maestranze, che avevano contribuito al buon realizzo di un Baglietto, si radunavano per festeggiavano il fine lavori, il prete benediva l’imbarcazione e a volte per l’occasione, c’era anche una madrina.

Il varo di una nuova imbarcazione, era un bella cerimonia questo cementava lo spirito di appartenenza, orgogliosi di un grande marchio, famoso nel mondo per la tecnica e la bellezza delle sue imbarcazioni.

Seguivano le lunghe prove in mare, dove il committente, verificava la conformità di quanto era stato stipulato nel capitolato del contratto di acquisto, tutti noi ancora ricordiamo il rumore dei motori “avanti tutta” quando un Baglietto era lanciato nelle prove di velocità, difronte ai Piani d’Invrea, dove lungo il tracciato ferroviario, oggi Lungomare Europa, erano posti i pali a strisce bianco e nere, degli estremi del miglio marino.

Baglietto Bernardo (u Sciu Benardin) era solito, al suo arrivo con la mitica 600 multipla, farsi accompagnare dall’autista, Glori in giro per il cantiere e se vedeva una faccia nuova gli si avvicinava e gli chiedeva “De chi te figgiu ti “

C’era un timore reverenziale verso u sciu Bernadin, il nome Baglietto evocava una storica famiglia e un marchio di fabbrica conosciuto a livello mondiale.

Ma quella frase “De chi te figgiu ti “era significativa di un mondo imprenditoriale, ancora molto legato alla nostra città, un segno di riconoscenza verso i nostri concittadini, che con il loro lavoro avevano contribuito a far grande questa azienda.

fine

foto Archivio Storico Varagine

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