Na Ca da Posta dau Puntin?

18 marzo 2021

Dau Puntin, sopra il Parasio, c’era una Stazione di Posta, per i corrieri che percorrevano le vie romane, come quella da Ca du Punte de Arbisoa?

La risposta, potrebbe celarsi, nei resti di un imponente, ex edificio, rimaneggiato nei secoli, diruto, che oggi giace invisibile all’ombra dei lecci e di bei esemplari di pino domestico, in una posizione dominante sul sciu da Teiru e in vista del Colle di S.Donato

Questa zona è detta, dau Puntin, perché, anche dopo il taglio del costone roccioso, che univa la via Bianca al Colle di S. Donato, l’antica viabilità fu mantenuta, costruendo un ponte in legno, demolito negli anni 20 del secolo scorso, che oltrepassava, in questo punto la sottostante viabilità da e verso il nostro entroterra.

Il rudere di quella che poteva essere una Stazione di Posta, Mansio per i romani è posizionata a lato del percorso dell’ex via romana, oggi via Bianca, che nel suo originale tracciato non terminava ai Muinetti, ma proseguiva per il Colle di S.Donato, scendeva verso il porto fluviale e da li proseguiva verso il mare con un ponte in località Bacino

La costruzione del viadotto Teiro nord, dell’autostrada A10, con lo scavo della galleria Varazze, ha cancellato ogni traccia della strada, di epoca romana che arrivava al Colle.

Lo stato attuale, dei resti di questo manufatto, depredato con prelievi di pietre e con evidenti modifiche, perpetrate nei secoli, non permette di avere l’assoluta certezza, che qui ci fosse una Stazione di Posta, una Mansio, o una Mutatio.

A questo link la descrizione di una Mansio romana https://it.wikipedia.org/wiki/Mansio

Il colle di S.Donato era un capolinea, chi doveva proseguire per Cellae, Alba Docila ecc. doveva svoltare, al bivio di Muntado’, dove ora è la chiesa del Beato Jacopo, transitando in direzione di Campomarzio e Pero o verso Hasta in direzione di Genua.

Queste mie considerazioni, anche se possono essere verosimili, non sono confutate da scritti o da testimonianze che ne attestino la veridicità.

L’intento di questo post è quello di mantenere vivo l’interesse della storia del nostro territorio che ha ancora molti punti oscuri, nulla ci impedisce di fare delle supposizioni, curiosità e domande, che nascono spontanee, quando si percorre un sentiero, una strada o ci si addentra in un bosco seguendo le tracce che ci hanno lasciato i nostri avi.

Veduta dell’antichissima Chiesa di San Donato, prima parrocchia di Varazze intitolata nei primordi a San Michele. La tradizione dei nostri antenati vuole in questo antico luogo il battesimo del Beato Jacopo da Varagine.

Gli scavi archeologici, effettuati sotto la pavimentazione della Chiesa di S.Donato, hanno portato alla luce i basamenti, di un edificio, che poteva essere un tempio pagano, d’epoca imperiale, il colle ai tempi dei romani era luogo sacro.

Roma aveva diversi interessi, in questo territorio, doveva avere il controllo del porto fluviale, proteggere i Cantieri di Ad Navalia e assicurare un costante arrivo di materia prima, il legname, dalle foreste del Beigua.

A questo scopo in difesa dei loro traffici, i romani mantennero almeno due guarnigioni, in questo territorio, una a Campomarzio e l’altra al Castrum del Parasio.

Percorrendo il tratto finale della via Bianca, già via romana Emilia Scauri, all’inizio del tratto in discesa, si è al cospetto, alla nostra destra, di un imponente muraglia, che delimita la strada, verso il sciu da Teiro, questo grande manufatto, in certi punti largo anche 80 cm, seppur depredato e quasi atterrato delle sue pietre, non lascia alcun dubbio relativo all’imponenza e importanza che aveva quando è stato costruito.

La costruzione di questa recinzione in pietra bianca è stata attribuita ai monaci Cistercensi, ma verosimilmente, questa era la cinta muraria del Castrum del Parasio, nei pianori sottostanti, poteva essere stata acquartierata, la guarnigione romana, in una posizione dominante, soleggiata e ben in vista della valle Teiro.

Da un varco, a Porta Russa, si accedeva ad una strada verso il fondovalle, oggi, di questa apertura è rimasta una colonna che si erge, nel tratto in discesa.

Residenti del posto, raccontano, per passaparola generazionale, che i Cistercensi in questa zona, diversificarono le coltivazioni.

Lungo la via Bianca, visto la mancanza d’acqua per irrigazione, erano colture a secco, cereali, alberi da frutta, ulivi e altri vegetali, che non necessitavano di un costante fabbisogno idrico, furono piantumate le viti e di questo, sono testimoni i pilastri in pietra, che erano di sostegno ai pergolati, visibili oggi nella parte finale della via Bianca, questa muraglia presenta una tipologia di costruzione e di roccia utilizzata, diversa dal recinto murario che la precede.

Poco oltre, nella località del Buontempo, dove avevano regimentato le acque piovane, cun surchi e peschee, nei terrazzamenti, erano coltivati gli ortaggi

Il toponimo Buntempu è stato dato dai residenti del sciu da Teiru, che salivano fin quassù nel periodo invernale per godere di qualche ora di sole.

La strada romana, che proseguiva per il Colle di S.Donato, passava accanto a l’edificio di cui sopra, che poteva aver avuto la funzione di Mansio, Stazione di Posta o essere una Mutatio, una Stazione di Cambio, presidi, presenti a distanze regolari lungo le strade romane.

Una parte di questo edificio, era probabilmente adibito a stalla, dove erano ricoverati e rifocillati, gli animali e dove potevano riposare i loro conducenti, dopo le fatiche per superare le pendici di Costata, per chi arrivava da Genua e del passo di Leicanà, per chi invece proveniva da ponente.

In epoca medioevale, con la costruzione di una nuova viabilità costiera, l’ex strada romana perse la sua importanza, in alcuni punti, fu depredata del sedime e adibita a stra da lese e dove non era più in uso, inghiottita dalla vegetazione.

E’ probabile che sulla base di una preesistente Mansio, sia stato edificato un presidio, dove si doveva “pagare dazio” prima di proseguire per la propria destinazione.

Far transitare il legname proveniente dai boschi del Beigua tramite l ex via romana e diretto ai cantieri di quella città che aveva tramutato il suo nome da Ad Navalia a Varagine, era troppo arduo, fu tracciata un’altra viabilità, la Via del Legno o du Quinnu, che arrivava nel sciu da Teiro, dove il legname era trasformato in assi per fasciamme, ma questa è Storia più recente.

Lasciamo questa zona du Puntin con i molti interrogativi a cui ho associato verosimili, opinabili ipotesi.

Grandi terrazzamenti, nascosti alla vista da imponenti ersci, querce conducono ad una grande casa colonica, da questa zona, dipartiva anche un’altra strada che raggiungeva il pianoro del Parasio.

In località Verne, al crocevia di due strade, una delle quali segna il confine tra Varazze e Stella è presente un’altra imponente casa probabile ex Stazione di Posta, la distanza dall’ipotetica Mansio e/o Mutatio du Pasciu è di circa una quindicina di chilometri

A questo link il servizio postale ai tempi dei romani

http://www.storico.org/impero_romano/posta_imperoromano.html

A Via Gianca

La via Bianca, è un bel itinerario, escursionistico/storico. Il percorso, abbastanza ripido, è da percorrere preferibilmente, nelle belle giornate in inverno/primavera. Si parte dal sciu da Teiru, dai Muinetti dove arrivava l’acqua del beo da Besestra, che faceva ruotare dei mulini per cereali. Si imbocca il primo tratto scalinato, della via Bianca e si arriva alla prima cinta muraria, con le colonne delle vigne cistercensi, salendo si incontra la colonna da Porta Russa da dove scendeva una strada verso il sciu da Teiru. Salendo ancora siamo nella località a Sigaa, qua nei due tratti in piano ci sono le due edicole votive, u nicciu di Fricciuin e quello da Cianna Via, questo toponimo si riferisce al terrapieno, che è stato costruito, in questo punto, per superare un avvallamento, qui la vista spazia verso a Servega valle dell’Arzocco. Proseguendo si deve fare una sosta sul sagrato della Chiesa di S.Caterina delle Ruote, dove sopra il portale è infissa una pietra d’inciampo, la lapide dei fratelli Accinelli e Piombo, deportati e morti in un campo di sterminio. Il percorso è sempre in salita, nei pressi della Casa Torre è bene non transitare nelle ore notturne…. in questa zona, le streghe ballano intorno al fuoco! Qui nelle belle giornate, si ha un’incomparabile vista di tutta la nostra città, con il mare a far da sfondo. In questo tratto di strada, ben visibile il tipico lastrico della strada romana. Si arriva così alla Chiesa del Beato Jacopo. Un sentiero alla nostra destra, ci conduce in cinque minuti, sulla cima del Muntadò, dove sono ancora visibili, le opere militari della seconda guerra mondiale. Il sentiero pianeggiante che si diparte al disotto della strada cementata che arriva alla Chiesa, è la continuazione della via Bianca, dopo una curva e una salitella, si arriva ad intersecare la strada tagliafuoco della Madonna della Guardia. Stranamente nella stradina, che abbiamo appena percorso, non esiste traccia del sedime, come quello, ancora ben conservato della via Bianca, probabilmente le pietre sono state prelevate e utilizzate per la costruzione della Chiesa del Beato Jacopo. In questa zona oramai completamente interrato c’è l’attraversamento del Beo de Gambin, altra grande opera idrica, l’acqua prelevata dal Rio Gambin, al disotto dell’abitato delle Faje, regimentata in un canale, passava sopra u Muagiun, arrivava, dove ora c’è la discarica della Ramognina, poi verso l’Arenon, per finire nella valle dell’Arzocco, qui nei pressi della Lapide di Negri, il canale è ancora visibile, arriva da Ca de Toe e finiva per conferire l’acqua delle Faje, nell’invaso della diga Ferruginosa, una diramazione irrigava gli orti du Caregà. Se si vuol fare un pò di ricerca storica, si può proseguire, lungo le pendici dell’Arenon e dopo un falsopiano prativo, cercare la continuazione della strada romana, in direzione di Costata/ Isola del Deserto, la strada oggi è diventata uno scolo d’acqua e il suo sedime è stato divelto da man d’ommu e impilato ai lati dell’ex strada romana. Oppure, raggiunta la strada tagliafuoco, arrivando dalla stradina che parte dal Beato Jacopo, svoltando a destra, si va verso la Madonna della Guardia. A questo punto, un’itinerario alternativo è quello che, con una deviazione a sinistra, nei pressi da Sbaraggia da Pustetta, arriva a Ca de Sevisse ( prima di arrivare alle Sevisse leggere la sua storia) poi si può scendere, se il sentiero è ancora percorribile, verso a Ciusa du Spurtigio’ arrivati allo sbarramento, si segue il sentiero, che corre parallelo.al beo, verso l’Invrea, a metà del percorso, sono da visitare, alcune postazioni di artiglieria, della seconda guerra mondiale.

1 commento su “Na Ca da Posta dau Puntin?”

Lascia un commento