I Cien de Cantalu’

23 gennaio 2021

Proseguendo la strada, dopo il bivio per il Bricco delle Forche, all’apice del quale si dipartono i confini dei comuni di Varazze, Celle e Stella, si arriva nella zona di Rocca Guardiola, dove rivedo dopo molto tempo, la pista da cross e con essa i ricordi di quando ero in questa pista, per diletto, con il mio cinquantino, naturalmente elaborato, che a stento arrivava in cima al salitone!

Questa pista era chiamata impropriamente, Campo da Cross de Sanda o du Briccu de Furche, aveva ospitato anche gare di motocross a livello regionale e noi ragazzi, per l’occasione, allertati dell’avvenimento, eravamo sempre a bordo pista, per guardare le evoluzioni dei campioni di questa specialità, che era meno spettacolare di oggi, con pochi salti, con le moto che avevano meno potenza, tutti motori a due tempi, poca elettronica, sempre su di giri, raffreddati ad aria.

Il momento suggestivo, era alla partenza, con le moto allineate, contro il cancelletto, il rumore dei motori al massimo dei giri, con la frizione tirata, l’odore della combustione, degli additivi per la lubrificazione, immessi nella miscela e poi, quando lo starter abbassava la sbarra, lo scatto in avanti, spesso su di una ruota delle moto, urti cadute e fuori pista, erano normali in un percorso, molto stretto, pieno di curve e saliscendi dopo una decina di giri, essendo molto corto il circuito, non si riusciva a capire chi era in testa alla gara e chi era stato doppiato!

Con l’entrata in funzione del nuovo campo da cross a Sassello, questo impianto perse l’interesse degli appassionati del fuoristrada, a favore del più performante percorso dei Giardini e fu quasi abbandonato del tutto, destinato a essere fagocitato dal bosco.

L’acqua completò l’opera, dilavando il tracciato e scavando profondi canaloni, anche pericolosi, se ci si finiva dentro, divenne solo un luogo di prove e di cimento, di chi come il sottoscritto, aveva trasformato la sua moto stradale in una rumorosa moto da cross.

Oggi si ode, nella dirimpettaia zona di Campomarzio, e Pero nuovamente, in lontananza, il ronzio delle moto, provenire dal Bricco delle Forche.

L’impianto è stato rimesso in auge da Andrea Parodi ex pluricampione regionale FMI, la pista è chiamata Crossdronomo Andrea Timossi, in memoria del compianto pilota di motocross.

L’organizzazione, offre anche servizio bar e ristoro, servizi igienici, oltre all’assistenza tecnica, aperto tre giorni la settimana o su appuntamento, per qualsiasi categoria di motocrossisti, si possono effettuare anche gare di minicross, quad, pit bike, sidercarcross.

Una bella realtà ludica, ospitata nel comune di Varazze, anche se per questioni di logistica le ricadute economiche sono a favore del Comune di Celle.

Si prosegue con la strada sterrata, molto stretta ma in discreto stato, con qualche pozza d’acqua, si supera il Bric dei Brasci e dopo circa un chilometro, con saliscendi e curve nel folto dei boschi e sporadici scorci di mare, si arriva ai Piani di Cantalupo.

Bellissimo pianoro, al cui limitare sud è presente una casa colonica, in parte diruta.

Alcuni cartelli affissi ad una tettoia in lamiera, avvisano che siamo in una proprietà privata, l’area è adibita a campo di addestramento cani per le attività venatorie.

Visto l’assenza di anima viva, continuo comunque a piedi.

La strada prosegue oltre il prato, in direzione del monte Zucchero, poi diventa poco più di un sentiero e ad un bivio, sempre tramite una stradina si raggiunge la Crocetta di Cantalupo.

Partendo dal pianoro, con un sentiero si arriva all’abitato delle Lenchè.

Questo pianoro è stato spianato reso coltivabile e produttivo, dalla famiglia Zunino, di origine lurbasca, che qui traeva sostentamento, tramite il lavoro nei campi e con l’allevamento di bestiame.

Nei primi anni del secolo gli avi di questa famiglia, erano domiciliati in località In Spalla d’Ursu (sulle cartine e anche segnata la cascina Zunino) in riva destra del Teiro dopo i Pousi, dove avevano dei terreni e una stalla, salendo il Cornà, raggiungevano i Cien de Cantalù, per la fienagione.

Acquisita una porzione di terreno, si stabilirono in questa località, costruendo un’ampia casa colonica, oggi però circondata da una banda plastica, che ne indica lo stato di precarietà.

Belle le parole, di un’erede dei Zunino, Claudia Buffa, che ringrazio per avermi raccontato con una buona esposizione di fatti, ricordi e nomi, di questa grande famiglia, di un loro lontano parente, emigrato in America e poi delle tante bocche da sfamare, che comunque hanno contribuito in età adulta, ai lavori nei campi, all’accudimento del bestiame e a costruire proprio lì ai Piani di Cantalupo la loro bella grande dimora.

Al limitare dei Cien de Cantalù in direzione del monte Zucchero, come una barriera insormontabile, si erge un muro in pietre di notevole impatto visivo, lungo quasi un centinaio di metri, alto, in certi punti, circa tre metri, disposto lungo la direttrice nord – sud.

Inizia nei pressi di quella che sembra essere stata una cava di pietre e termina , interrotto dalla strada, quella che raggiunge la vetta del monte Zucchero, oltre questo limite, non v’è traccia di proseguimento di quest’opera muraria.

Bellissimo e di buona fattura fa pensare ad un’opera megalitica delle popolazioni che vivevano su queste alture agli albori della civiltà dei Liguri, ma ad oggi resta sconosciuto lo scopo di questa opera e soprattutto chi l’ha edificata, con un notevole dispendio di risorse.

Forse la spiegazione è meno aurea e di un periodo a noi più vicino e può essere quella di un muro per delimitare una proprietà, con funzioni di riparo per le coltivazioni più delicate, piantumate a ridosso del muro, per la difesa dai venti di tramontana.

Costruito con le pietre spaccate dalla cava e con l’aggiunta del pietrame di risulta, durante i lavori per rendere arabile e fertile il pianoro.

Oppure molto probabile che questo muro sempre per gli stessi scopi di cui sopra, sia un riutilizzo di pietre, in questa zona poteva esserci un “mucchio di pietre” appartenenti ad un castellaro, eretto dai nostri antenati a difesa di questa importante zona, dove almeno quattro strade si incontravano.

Oggi per raggiungere queste zone, ricadenti all’interno del territorio del Comune di Varazze, si è costretti a percorrere almeno una ventina di chilometri, partendo dal centro urbano.

Per agevolare l’utilizzo e lo sviluppo di questa importante area, con le sue attività, presenti ai Piani di Cantalupo e a Rocca Guardiola, anche nell’ottica di diversificare l’offerta turistica della nostra città, sarebbe auspicabile l’apertura di una o più strade di collegamento con le sottostanti frazioni di Cantalupo e Castagnabuona.

Esiste già una stradina, si potrebbe seguirne il tracciato e adattarlo alle quattro ruote.

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