Scimun Canepa u Tagan

Il 7 aprile del 1878 au Carega’ nasceva Canepa Simone Palmarino, il secondo nome era stato dato perché nato la domenica delle Palme.

Che dire di questo nostro illustre concittadino, famoso per aver partecipato alla spedizione per la conquista del Polo Nord, organizzata da Luigi Amedeo di Savoia, Duca degli Abruzzi. Molto è stato scritto di questa impresa, impossibile da realizzare con gli scarsi mezzi a disposizione e la mancanza di apparecchiature radio e tecnologiche.

E’ stato pubblicato un bel libro illustrato, edito dalla Città di Varazze nel 2000, per commemorare il centenario della Spedizione “La sfida italiana al Polo Nord” in occasione della bella mostra, allestita nelle sale del Palazzo Beato Jacopo, dove erano esposti numerosi cimeli, provenienti da musei, associazioni e privati.

U Tagan

Al piccolo Simone, sarà dato, come si faceva un tempo, un soprannome il suo sarà u Tagan ( coltello a serramanico!).

U Tagan u lea du Carega’, cresciu au Suo’ in ti caruggi e in riva ou mò, in mesu ai gussi e ai pescuei e poi in ti ciantè tra chigge, badai, buei, stamanee, e toe da fasciamme.

Nei cantieri navali, aveva iniziato a imparare la difficile arte del maestro d’ascia, il saper usare attrezzi da taglio, si rivelerà molto utile, nelle difficoltà dell’impresa artica.

Ben ciantò e de bun cumandu, fu chiamato alle armi nella regia marina. In quel periodo il Duca degli Abruzzi stava preparando la spedizione per la conquista del Polo Nord, era sua convinzione, che le persone migliori per quella impresa, fossero da ricercare tra i montanari e la gente di mare e così, anche grazie alla sua prestanza fisica, fu chiamato all’età di 21 anni a far parte del gruppo. La partenza era prevista per la primavera del 1900.

Durante i preparativi per la spedizione, il Duca degli Abruzzi, però fu colpito da congelamento ad una mano e costretto ad affidare il comando dell’avventura a Umberto Cagni.

La nave, una solida baleniera, opportunamente rinforzata, ma pur sempre con fasciame in legno, fu scelta sul posto e venne ribattezzata Stella Polare, questa nave si comportò comunque onorevolmente, nel difficile e insidioso mare Artico, riuscì diverse volte a sfuggire alla morsa dei ghiacci, navigando fra le fenditure della banchisa, finché fu costretta a fermarsi, inglobata nella massa ghiacciata.

A questo punto iniziò la spedizione sul pak, in direzione del polo a tappe successive e progressive, 20 persone con l’ausilio di 120 cani da slitta.

U Tagan con il maglione bianco durante la spedizione per il polo nord

Nel gruppo di punta per tentare di raggiungere la massima latitudine possibile, guidata da Umberto Cagni, facevano parte oltre a Canepa, anche le guide valdostane, Petigax e Fenoillet. Al nostro compaesano venne affidata la cura dei cani e delle slitte, un compito moto arduo.

Tenere a bada i cani da slitta non è da tutti, perché fedeli e feroci allo stesso tempo, erano pronti a sbranarsi tra di loro per stabilire chi era il leader.

Ma purtroppo o per fortuna, i cani da slitta furono la loro fonte di cibo, nei momenti di emergenza.

E quando fu necessario sacrificarli, per la propria sopravvivenza, Simone dimostrò tutta la sua abilità di uomo pratico e abile con gli arnesi da taglio, scegliendo quale animale abbattere, macellarlo, salvaguardando quelli più idonei, che potevano garantire la via del ritorno, trainando le slitte.

Ecco una sua ricetta o meglio la pianificazione, di come macellare un cane:

“U s’ammassa Ladro ( il nome del cane) ghe mangemmu u co u rugnun e na coscia, che sun anche buin, L’ossu da sampa a testa, e bele e a pelle a demmu da mangiò pe i chen ancun vivi. Quelu cu resta ou mettimu in ten bulaccu e sou mangiemmu duman e doppu”, (Dei trentaquattro cani che disponeva la pattuglia Cagni alla partenza, solo sette ritornarono alla Stella Polare)….e chissà finiti i cani, allora non restava che il cannibalismo, come spesso è successo in casi analoghi, lo spirito di sopravvivenza, che alberga nell’essere umano è capace di compiere ogni cosa e forse questo terribile pensiero, sarà stato ben presente, durante il loro disperato peregrinare, sulla banchisa polare.

Molti furono gli episodi tragici, che contrassegnarono l’eccezionale impresa, tra cui l’amputazione dell’indice della mano destra di Cagni, minacciato da cancrena per congelamento.

Cagni, Canepa, Petigax e Fenoillet raggiungeranno la latitudine di 86° 34’ il 25 aprile 1900, dopo 45 giorni dalla partenza. Il ritorno fu irto di fatiche e di pericoli. La pattuglia andò alla deriva sul pack, con una temperatura che non scese mai al di sotto dei -45°, neppure nelle ore meridiane, con punte che superarono i -50°, e soltanto il 23 giugno, riapparirà la loro nave la Stella Polare dal grigiore delle nebbie artiche.

Al ritorno in Patria e nella nostra città a Simone Canepa e ai reduci dell’impresa polare, furono tributati grandi onori e onorificenze, ma il marinaio, che tanto si era distinto in quell’impresa, stranamente, si chiuse in un riserbo taciturno e furono molto poche, le sue esternazioni relative alla straordinaria impresa, a cui aveva partecipato.

Nessuno aveva capito, che quella che lo spirito di Patria aveva esaltato come un’ impresa eroica, in realtà, per chi l’aveva vissuta sulla propria pelle, era stata una tragedia, un incubo di freddo e di fame, tutto per colpa, della vana gloria dei reali d’Italia e fu solo grazie al grande spirito di sopravvivenza e di solidarietà che Canepa e i suoi compagni, riuscirono a salvarsi, altro che impresa eroica!

Ma questi erano gli ordini impartiti, guai a parlar male e del fallimento di quell’impresa! Si rischiava grosso a far da guastafeste!

Ritornò a lavorare nei Cantieri Baglietto. Si sposò con la bella Colomba Ferro e andò ad abitare in via Gavarone.

A Varazze, ricevette la visita del Duca degli Abruzzi, che volle mantenere, con tutti i membri della Stella Polare, rapporti di sincera amicizia.

E chissà, se Amedeo d’Aosta, il Duca degli Abruzzi, in occasione di questa sua visita nella nostra città, avrà incontrato, chiesto notizie o ricordato, altri nostri compaesani, facenti parte dei suoi equipaggi e corpi di spedizioni o conosciuti in giro per il mondo : i celebri, GB Cerruti, re dei Sakai, il Mandarino Gaggi-in-hi al secolo Giovanni Gaggino e gli altri varazzini, durante la circumnavigazione della Terra o in Somalia, Agostino Bozzano, Paolo Spotorno (U Lucciu), Antonio Bruzzone e il fratello Giuseppe.

Simone Canepa, fu richiamato alle armi allo scoppio della prima guerra mondiale, come ufficiale della Regia Marina, al comando della flottiglia del Garda.

Morì il 20 novembre 1919, in seguito alla malaria, contratta nelle paludi del fiume Isonzo.

Varazze, ha dedicato una via, in località Caminata, al concittadino Simone Canepa

Nel 2017, ci fu la cerimonia di consegna di un’ex voto, di Simone Canepa, che era stato trafugato. Ricostruito per essere riconsegnato ai discendenti, è in argento massiccio, riproduce una slitta sormontata da un kajak, e una tenda smontata e rollata, il tutto adorno da un gioco di cordami a significare l’unione fra genti di mare e di montagna, oltre allo stemma ed alla targa, dedicatoria che riportava i nomi degli esploratori e la dedica.

foto Archivio Storico Varagine

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