L’Haven

Del disastro dell’Haven, restano ancora grandi depositi di catrame in fondo al mare, prospicente la nostra città e quelle del levante savonese, ogni tanto questi residui di greggio, trascinati dalle correnti nelle profondità marine, restano impigliati nelle reti e finiscono sulle cronache dei giornali locali per farci ricordare quello che fu il più grande disastro ecologico del Mediterraneo.

Ma in quel mese di aprile del 1991 ci fu una strana coincidenza, con il tragico incendio avvenuto il giorno prima della Moby Prince, dove perirono bruciati o soffocati dalle fiamme 140 persone.

Un’altra strage d’Italia, che dopo trent’anni, ancora aspetta giustizia, definito da alcuni un “‘intrigo molto appassionante” con tutti gli ingredienti di un thriller, dove la realtà supera di gran lunga la fantasia di uno scrittore dell’orror, tra menzogne, nebbia fittizia, mancati soccorsi, navi fantasma, bettoline sparite, sospetti traffici d’armi e di nafta, transizioni finanziarie in paradisi fiscali, una partita di calcio e solite prove contenute in documenti e tracciati radar spariti nel nulla e poi la strana mancata richiesta di risarcimento alle compagnie assicurative del Moby Prince, da parte dell’Agip Abruzzo la petroliera speronata dal traghetto.

Due vicende apparentemente separate da poche centinaia di miglia di mare, ma avvenute in due giorni consecutivi, fanno comunque pensare ad un nesso fra l’Haven e l’Agip Abruzzo, accumunato ai tanti misteri della tragedia del Moby Prince.

Risulta strana la tempistica della rotta dell’Agip Abruzzo. La petroliera riuscì a colmare il tratto di mare partendo dal terminal di Sidi Kerir in Egitto, fino a Livorno in soli quattro giorni improbabile, ma non impossibile, per una petroliera di quasi 100.000 tonnellate che viaggia a 16 nodi, ma perché tutta quella fretta?

Una nuova indagine della procura di Livorno, fatta tramite un incrocio di documenti a distanza di anni e con colpevole ritardo, apre la prospettiva che l’Agip Abruzzo potrebbe essere partita dal porto di Genova! A questo punto tutto è possibile. C’era forse stato un travaso di petrolio o meglio di nafta clandestino tra le due petroliere ?

E l’Haven incendiata per depistare e attrarre l’opinione pubblica su un disastro ecologico?

Mi sa che non ne verremo mai a capo. Quante tragedie stragi, non hanno ancora avuto giustizia, in questo strana misteriosa Italia, dove il profitto fa morti ogni giorno, sicuro della sua impunità e della nostra volatile memoria.

L incendio dell’Haven, avvenne il giorno 11 aprile del 1991, davanti a Multedo, preceduto da un’esplosione che fece 5 morti fra l’equipaggio, la petroliera fu trainata dal rimorchiatore Ischia il cui comandante era il nostro concittadino Benedetto Prato, che lascio’ poi il traino, al rimorchiatore Olanda per allontanarla dal porto di Genova verso terra, perché si voleva far arenare la Haven davanti al rettilineo dei Leoni di Cogoleto, un tratto di mare già inquinato dagli scarichi a mare della Stoppani, per recuperare il carico e limitare gli sversamenti in mare, ma arrivati davanti ad Arenzano, lo scafo che già aveva subito una importante riparazione, a seguito dell’esplosione di un missile a bordo, durante la prima guerra del golfo, non resse allo sforzo e si spezzò in due tronconi e il 14 aprile affondò, adagiandosi in un fondale di 80 metri.

Lo sversamento in mare specie delle componenti più dense fu spannometricamente calcolato in circa 10.000/50.000 tonnellate di greggio, in parte ancora custodito sul fondo del mare.

Di quel disastro ricordo l’enorme spessa colonna di fumo nero visibile da ogni dove, in una giornata serena e quell’improvviso calo di luce e la sensazione di freddo, quando il vento spostò la colonna di fumo oscurando il sole.

Impressionante la nave in fiamme vista dal porto di Arenzano, circondata dalle barriere di contenimento, si vedevano fuoriuscire le fiamme dalle stive della nave e si sentivano i rumori dello scafo che si stava deformando dilatandosi per il calore.

Durante l’incendio e dopo l’affondamento dell’Haven ci fu un grande spiegamento di mezzi grazie al comandante Alati del porto di Genova che prese le decisioni giuste, al comandante dei rimorchiatori Capato che coordino’ le operazioni a mare e all’ing Bovo comandante dei VVF di Genova che comando’ le operazioni antincendio si distinsero nel salvataggio dei membri dell equipaggio il comandante Cerutti e per le operazioni di aggancio e traino il comandante Prato, ad Arenzano vigilava la dott.sa Brescianini pronta a far evacuare la città in caso di mutata direzione del vento.

Grazie alle condizioni di calma marina, la quasi totalità della chiazza oleosa che galleggiava, fu recuperata, ma una parte di questa massa oleosa era già spiaggiata sui nostri litorali, la densità era tale, che poteva essere raccolta manualmente, straordinaria la mobilitazione dei cittadini e dell’esercito per togliere dalle spiagge i grumi di catrame erano messi nelle borse di plastica per poter essere portati via .

Le operazioni affidate alla ditta Castaglia durarono dei mesi, per ultimo ci fu la pulitura degli scogli tramite “u vapure in ti scoggi” grazie a idropulitrici ad acqua calda in pressione che tramite l’uso di lunghissime manichette riuscirono a staccare dalle rocce il catrame che le onde vi avevano depositato.

Pensai al ritorno dell’utilizzo dell’olio di oliva e cotone già utilizzato da bambino per staccare il catrame con cui si conviveva sulle nostre spiagge.

I comuni costieri furono risarciti dopo qualche anno con il cosiddetto Finanziamenti Haven a Varazze furono destinati 620.000 Euro, utilizzati per il lungomare Europa facente parte di un progetto di riqualificazione ambientale che aveva, tra gli altri, l’obiettivo del raggiungimento della certificazione ambientale dei Comuni della cosiddetta “Riviera del Beigua”

Oggi l’Haven è il relitto più grande del mediterraneo, l’enorme scafo è stato completamente colonizzato dalla flora marina e nei suoi anfratti trovano rifugio molte specie di pesci e crostacei le foto e i racconti di chi ha visitato questo relitto visitato da migliaia di sub sono di grande suggestione dopo la tragedia anche l’Haven ora fa parte delle attrattive della nostra regione.

Purtroppo ad oggi sono 15 le morti fra i subacquei che hanno visitato i due tronconi di scafo che giacciono da 50 a 80 metri di profondità.

https://www.comune.arenzano.ge.it/il-paese/arenzano-da-vedere/la-petroliera-haven.htm

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