3)I Armuzzi

L’indomani mattina alla conta mancava un componente di quella carovana, Isacco inviò alcuni armigeri con l’ausilio della gente del posto, alla ricerca dell’uomo scomparso, ma nessun indizio, quell’uomo era scomparso nel nulla senza lasciar tracce.

Nel loro peregrinare dall’Asia all’Europa passando per l’Africa, avevano già perso una decina di uomini in scontri con bande di briganti, ma anche fuggiti o scomparsi nella notte.

Il prete dei carovanieri, laconico, disse che era il diavolo che aveva deciso di ostacolare quella missione, non voleva che fosse consegnato quel prezioso dono a Carlo Magno paladino della cristianità

Nell’Alto Medioevo, accadevano troppe, cose misteriose, senza una spiegazione scientifica e per forza di cose, erano tutti fatalisti e timorati di Dio e non ci si preoccupava più di tanto quando spariva qualcheduno.

Il prete pronunciò alcune parole di rito in ricordo del loro compagno di viaggio, tutti si inginocchiarono, ma in mancanza di un corpo, mica si poteva fare un funerale e così la carovana lentamente ripartì

Arrivarono nella zona degli Armuzzi, qui i nostri antenati, a partire da antichi insediamenti sotto roccia, avevano nel corso dei secoli costruito terrazzamenti, edificato abitazioni, governato l’abbondanza di sorgenti d’acqua, tramite ciuse e bei

Se noi viaggiatori nel tempo, avremmo, visto agli Armuzzi, un popolo laborioso e generoso, bonificare dalle pietre, grandi appezzamenti di terreno, altre genti, saliscendere dalle soprastanti cime du Vultui, Priafaia, Montebè e monte Cavalli, con gli animali da pascolo o con carichi di legna, per affrontare l’imminente inverno, tutti gli uomini, donne, anziani e bambini, erano occupati nell’economia del bosco, che da sempre e ancora per mille anni, avrebbe radicato, in questo territorio i nostri progenitori.

Arrivati alla vista di quel ponte ad arco che sorvola il ruscello, tutti rabbrividirono a vedere quell’opera così ardita.

Ma conoscevano bene quei manufatti dell’ingegno romano e sapevano che potevano fidarsi.

Oltrepassato il ponte, arrivati al cospetto di quelle case sparse, degli Armuzzi, la carovana si fermò, una spia del posto, aveva confessato al prete, dei carovanieri, di aver visto, la sera precedente, la persona scomparsa, in quella borgata di casupole.

Fu avvisato Isacco, che ad alta voce vantò la protezione dei carolingi!

 Volevano aver notizie, di quel loro compagno di viaggio, cercare e giustiziare chi gli avesse fatto del male.

Gli armigeri a cavallo terrorizzarono quei poveri abitanti, Isacco minacciò l’arrivo dell’esercito dei Franchi, che acquartierato ad Aquae, avrebbero ridotto al suolo, quelle loro spelonche di case.

Di nuovo si udì il suono del corno e in poco tempo, la carovana fu circondata, dall’arrivo degli uomini, quei discendenti dei liguri, che sebbene male armati, ma più numerosi, avrebbero avuto la meglio.

Ratis che si era affezionato, ricambiato, della Bestiassa ed era sempre accanto all’elefante, fu preso in ostaggio, gli fu puntato un pugnale al collo e legato con una corda.

U preve, dei carolingi, e quello degli Armuzzi, confabularono fra di loro e rassicurarono gli animi, un’attimo prima che quelle genti, diretti discendenti dei Liguri, facessero a pezzi quella carovana, compreso quel prezioso elefante.

Il preve, disse che Ratis, serviva da guida, sarebbe stato liberato e rincompensato con i denari pattuiti, quando avrebbero visto le acque scorrere verso i monti.

Isacco, pretese anche, che nessuno di quegli degli Armuzzi, inseguisse la carovana.

Dopo quelle rassicurazioni, pronunciate da uomini di fede, fu sciolto l’assedio e  l’elefante e tutta la carovana poté proseguire il cammino.

Ma la promessa, che nessuno avrebbe inseguito la carovana, fu disattesa, un esercito invisibile e silenzioso, seguì quel corteo giorno e notte, pronti a far strage di quella carovana e a portare in salvo Ratis.

continua

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