La Liberazione di Varazze


La liberazione di Varazze dovrebbe essere festeggiata, come a Savona, la sera del 24 aprile.

Varazze fu liberata dai nazifascisti grazie all’azione di Partigiani e antifascisti il giorno 24 aprile 1945

Anni 20 del secolo scorso

Nel primo dopoguerra a Varazze una cospicua parte dell’elettorato a fronte delle prepotenze fasciste e a seguito della tradizione cattolica della città, si schierò con i popolari di Don Sturzo.

C’era una discreta presenza di socialisti che ogni anno accoglievano il soggiorno di Giacomo Matteotti.
A Varazze nacque sua figlia Isabella.
Nel 1922 Matteotti grazie alla prontezza di alcuni nostri concittadini, fu salvato da un linciaggio fascista nella nostra città

Nel 1923 fu sciolto il Consiglio Comunale democraticamente eletto nel 1921
Le nuove elezioni del 1925 decretarono nuovamente la vittoria dei popolari.
I fascisti qualche mese dopo occuparono il palazzo comunale e insediarono il podestà a Varazze

La prima vittima della barbaria fascista fu ETTORE BETTI ucciso a bastonate e seppellito frettolosamente senza alcuna indagine.
Ma negli anni a seguire altre furono le morti sospette in un crescente clima di terrore.

Nel 1925 ci fu la devastazione fascista della sede del Circolo Virtù e Lavoro.

Altre violenze nel 1928 durante le elezioni.

Dopo l’8 settembre ci fu l’occupazione tedesca. ANTONIO BAGLIETTO ucciso dai tedeschi fu la prima vittima nella nostra regione, dopo l’armistizio.

Nello Bovani, Luigi Isola, Agostino Bernardis, Armando Cerruti, Mario Sala e Livio Canale, iniziarono a far propaganda antifascista tramite volantinaggio, invitando alla renitenza di leva, chi era stato richiamato alle armi dalla rsi.

Iniziò in questo periodo, l’esecrabile fenomeno, delle delazioni che portò all’arresto nella nostra città e alla deportazione in Germania di almeno 45 persone.
Di questi, 17 furono trucidati nei campi di lavoro/sterminio.
Solo una salma fu restituita ai loro cari.

ACCINELLI ANTONIO 1923 1945 DACHAU
ACCINELLI BARTOLOMEO 1924 1945 DACHAU
BERNARDIS AGOSTINO 1925 1944 HERSBRUCK
CANALE LIVIO 1893 1945 MATHAUSEN
CERRUTI ARMANDO 1923 1945 HERSBRUK
CERRUTI PIETRO GIO BATTA 1921 1945 GERMANIA
DELFINO ANTONIO 1908 1944 OBERSUE
ISETTA GIOVANNI 1918 1944 DORTMUND
KOFFLER LODOVICO 1891 1944 UBERLINGEN
LEGHISSA LUCIO 1922 1945 MUCHEIM
PIOMBO MARIO 1920 1945 DACHAU
PIOMBO ANGELO 1924 1945 DACHAU
PIGOZZI LUIGI 1921 1945 BESSARABIA
SALVIATI GIO BATTA 1912 1943 NUEBHSCDORF

Nella lapide del Monumento ai Deportati nel cimitero di Varazze, sono presenti altri nomi, non riportati nella targa in piazza Nello Bovani.

CALEFFI DARIO 1915 1944 GERMANIA
CRAVIOTTO GEROLAMO 1912 1944 STADTKRANKENHAUS
ISETTA MICHELE 1913 1944 INCOLSBEIM



Furono fucilati i Partigiani, nostri concittadini:
EMILIO VALLINO 1921 1944 fucilato a Zeri MC
NELLO BOVANI 1913 1944 fucilato a Savona

Altri Partigiani fucilati a Varazze
EMILIO VECCHIA 1924 1944
GIANNI IANNELLI 1920 1944


Liberazione di Genova

La guerra per i nazifascisti era perduta, Genova era insorta e aveva costretto alla resa il generale Meinhold, la divisione Buffalo dell’esercito americano era in prossimità della città di La Spezia, le restanti truppe tedesche dislocate nei comuni costieri, avevano avuto l’ordine di preparare la ritirata in direzione della valle padana.

La liberazione della nostra città, dovrebbe essere festeggiata, come a Savona, la sera del 24 aprile.

Nel pomeriggio, da Genova era giunta la notizia della liberazione di quella città.

Carlo Russo che aveva partecipato all’insurrezione nel capoluogo, rientrando a Savona prima in auto poi in bicicletta a Varazze incontrò, Berto Ghigliotto e Giuseppe Massone medici e figure di primo piano della Resistenza membri del CLN.

Il piano di liberazione della zona II era già scattato

Nella notte del 23 aprile c’era stato il disarmo delle quattro batterie antiaeree posizionate a Castagnabuona, Cantalupo, Casanova e Monte Grosso

I tedeschi delle batterie antiaeree grazie agli accordi tra il loro comando e il CNL rappresentato dai dott.ri Ghigliotto e Massone con la mediazione dei don Callandrone e Badino, si arresero senza combattere.

Questo permise nel pomeriggio del 24 la discesa in sicurezza, verso il centro della città del distaccamento SAP Nello Bovani della Brigata GL Nicola Panevino.

I tedeschi, avevano radunato la loro guarnigione di stanza a Varazze, ed erano partiti con un’autocolonna.
Secondo una strategia di fuga già prestabilita, la colonna doveva procedere in direzione del Giovo Ligure, facendo esplodere delle cariche di esplosivo lungo il tragitto, in modo da precludere ogni tentativo di inseguimento.
E rallentare l’avanzata degli alleati.

Ma dau Puntin, la salita che porta al Parasio le mine installate all’interno di alcune gallerie scavate nella roccia, furono disinnescate, da due nostri concittadini u Campettu e u Bielin.

In località Lagoscuro le cariche che anche qui erano piazzate alla base della parete rocciosa, furono rese inoffensive da Don Iridio Benedetto.

Due lapidi in corrispondenza di questi luoghi, ricordano questi coraggiosi episodi.


Una delle quattro gallerie di mina dau Puntin, località Parasio

La targa dau Laguscuu dedicata a don Iridio

Le truppe dell’ex terzo Reich, in un disperato tentativo di coprirsi le spalle durante la loro fuga, fecero esplodere le cariche di dinamite in località S. Anna.

I partigiani si accorsero dell’imminente esplosione e fecero in tempo ad avvisare gli abitanti delle Tascee, la borgata di case in sponda destra del Teiro, che riuscirono a salvarsi nella boscaglia soprastante.
Appena in tempo prima che l’esplosione danneggiasse seriamente le loro abitazioni.

A Ca Russa de Tascee

In questa località sul greto del fiume Teiro nei pressi da Ca Russa de Tascee il 24 novembre del 1944 era stato fucilato Emilio Vecchia.

Una formazione partigiana appostata al Pero impegnò in uno scontro a fuoco i tedeschi in fuga che riuscirono a proseguire lungo la direttrice del Giovo per essere poi definitivamente bloccati e fatti prigionieri dai partigiani nella località Badani di Sassello

In un scontro a fuoco al Giovo fu ucciso

GINO PELLEGRINI 1924 1945

A questo partigiano Varazze ha dedicato una via.



Nel pomeriggio del 24 fu organizzato un posto di blocco sull’Aurelia da parte di ex S.Marco, confluiti nella Resistenza.

Furono costretti alla resa dei tedeschi asserragliati in un rifugio antiaereo.

Un forte contingente di tedeschi che era accampato ai Piani d’Invrea, si arrese ai partigiani, grazie alla mediazione di don Lino Badino

A Varazze a una colonna di autocarri tedeschi, fu intimata la resa, mentre transitava sulla via Aurelia, nei pressi del Grand Hotel.

Ci fu una violenta reazione da parte dei tedeschi che saltarono giù dai camion iniziando a sparare.
Questo provocò la risposta in armi dei partigiani, gli autocarri erano in direzione di tiro di alcuni ex san marco, passati nelle file della Resistenza, che appostati all’interno del Grand Hotel, iniziarono a sparare anche loro contro la colonna di autocarri.

Ai tedeschi non restò altro da fare, che risalire sui camion e darsi alla fuga, lasciando un morto sulla strada.

In questa azione restò ferito perdendo l’uso di un braccio, Sergio Giordano a cui verrà concessa la Croce al Merito di Guerra.

La parola Liberazione era sulla bocca di tutti!

Accorsero molti civili.

Ci voleva qualcosa di forte per far cadere le ultime resistenze dei soldati tedeschi asserragliati in un edificio, evitando però spargimenti di sangue a guerra praticamente finita

Fu ideato uno stratagemma, utilizzando una mitragliatrice Breda, che era stata nascosta nelle macerie dei bombardamenti del 19 agosto del 1944. Quest’arma pesante, aveva la cattiva fama di essere poco affidabile, ma quel giorno funzionò bene.
I partigiani con alcune raffiche e il lancio di un paio di bombe a mano, simularono uno scontro a fuoco.

A questo punto gli assediati, si convinsero di avere poche possibilità di fuga e manifestarono l’intenzione di arrendersi, vollero però essere messi sotto la protezione diretta del CLN il Comitato di Liberazione Nazionale.

La sera del 24 aprile 1945 Radio Londra avvertì che era stata liberata Varazze

Il giorno dopo, il 25 aprile alle luci del giorno si materializzo’ la fine della guerra con la Liberazione di Varazze.
Fascisti e tedeschi erano fuggiti, e finito quel regime di morte e terrore.

Baciccia du Buscassu nei pressi del omonima, località di Castagnabuona, insieme ai due piloti canadesi, che aveva nascosto per un’anno intero, nella sua casa, raggiungeva dai Brasci, Celle Ligure, per festeggiare la Liberazione.

A via Gianca

Qualcheduno sulla targa della via Romana, mise un cartello con su scritto via Iannelli il nome del partigiano Nincek, ucciso lungo quella via, dau pin grossu dove fu ucciso fu deposto un mazzo di fiori

In Teiro davanti a Ca Russa de Tascee in ta verna dove fu legato Emilio Vecchia mani pietose misero un fiore e affissero un cartello con il suo nome.

I giorni a seguire per molti soldati e civili fu il tanto atteso ritorno a casa.

Dalla via Bianca arrivarono in città, giovani, soldati, renitenti di leva, antifascisti, ebrei che avevano trovato rifugio nel nostro entroterra, per sfuggire all’arresto, da sicura morte, fucilati sul posto o destinati ad un’orribile fine a seguito dell’internamento in un campo di sterminio.

Qualche tempo dopo arrivarono anche civili e militari reduci dai campi di prigionia

Alcuni arrivarono il giorno della festa di Santa Caterina, dimagriti, malconci e con vestiti logori, a stento furono riconosciuti dalle loro mamme e mogli.

Questi nostri concittadini con le stellette, tra mille traversie e migliaia di chilometri a piedi erano comunque riusciti a salvarsi.

Ma 42 militari furono considerati dispersi, in Russia, Africa o nel Mediterraneo, in totale furono 73 i militari nativi della nostra città, che non tornarono più a casa, morti a causa della follia fascista, nella Seconda Guerra Mondiale.
Varazze non ha una lapide, per queste vittime della vanagloria di un regime di distruzione e morte.

La guerra d’aggressione e la mancata fine delle ostilità dopo l’8 settembre, voluta dal regime fascista, furono causa delle 70 vittime civili a seguito dei bombardamenti aerei sulla nostra città

Località u Buscassu

Suonarono tutte le campane e tornò la luce nelle strade quel 25 aprile in piazza Umberto I, che diventerà piazza Nello Bovani, sistemarono delle lampadine appese ai dei fili, qualcuno iniziò a suonare una fisarmonica e tutti ballarono, anche i vecchi e i bambini.

Il 25 aprile, la targa in marmo della Strada Romana, fu coperta da un cartello, con su scritto, Via Gianni Iannelli, era il comandante Nincek, catturato e trucidato a seguito di una delazione. https://quellisciudateiru.wordpress.com/2021/11/27/nincek/?fbclid=IwAR0GkxpwpB0zgeh-M6IHQsoduD_2tzJUnTJ2UNRbw3CGAYFxZsqoZ_RMC88

Gianni Iannelli, fu ucciso il 28 novembre del 1944, dai fascisti, lungo la via romana, dau Pin Grande.

Nel nostro Cimitero, c’è la lapide del partigiano, Emilio Vallino, ucciso a Zeri il 3 agosto del 1944

Davanti alla lapide, che commemora Emilio Vallino, c’è il monumento ai Deportati nei campi di sterminio, dei molti nostri concittadini tradotti in prigionia in Germania, sedici di loro, non tornarono più alle loro case, alle loro famiglie.

Questi nostri concittadini, furono vittime del regime fascista, che tramite il vergognoso fenomeno, delle delazioni, eliminava così i suoi oppositori o solo chi osava essere dissenziente.

Silente testimone, di queste violenze, è rimasta quella stazioncina ferroviaria delle Colonie Bergamasche, CHE DOVEVA ESSERE IL LUOGO DELLA MEMORIA DELLA NOSTRA COMUNITA’! dove giovani antifascisti, renitenti di leva, colpevoli solo di essere contrari a una inutile sanguinosa guerra, civile, erano caricati a forza, su vagoni bestiame, per un viaggio senza ritorno.

Nota dell’autore

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