Santa Cateina

Quando la Santa senese sostò a Varazze, la città del Beato Jacopo, dal 3 al 5 ottobre del 1376, in tu Burgu, Burghettu e Suà, non vi erano quasi più abitanti, perché deceduti a seguito dell’epidemia di peste o fuggiti nelle alture della città…. alle porte delle case, cresceva l’erba.

S. Caterina rincuorò i superstiti, mentre stava per riprendere il viaggio verso Genova, benedicendoli disse loro, costruite una cappella alla SS. Trinità e “Che mai più il borgo di Varagine sia molestato dalla peste!”

Nel 1377 fu ultimata la costruzione della cappella, che aveva l’ingresso fronte mare.

Nel 1579 a seguito di un’altra epidemia di peste, che colpì Genova, per sfuggire alla malattia o cacciati dalla Dominante, arrivarono da questa città diversi contagiati dalla peste, ma nonostante la loro permanenza in città, nessun varazzino contrasse la malattia, mentre questi poveretti appestati morirono tutti.

La Grande Peste di Genova del 1657

Qualche anno dopo nel 1630, un’altra epidemia di peste arrivò all’Arpiscella, portata da una famiglia di Buccaddasse, che era stata scacciata da Varagine.

La Grande Peste di Genova

Dall’Alpicella fuggirono in molti, si ha notizia della famiglia Maggiolino che cercò di entrare a Varazze, ma essendo già contagiati e in cattive condizioni di salute, morirono tutti.

Anche in questo caso, pur avendo avuto dei contatti con i cittadini di Varazze , nessuno del borgo contrasse il morbo.

Nel 1657 una grave epidemia di peste colpì Castagnabunna e fece 125 morti, (con alcuni casi anche au Suà)l’infezione probabilmente, fu portata in quella contrada, da chi era stato a Genova per lavoro, nell’arsenale navale.

A S.Rocco, che era il santo protettore più evocato nel Medioevo, perché protettore dal flagello della peste, era stata eretta a Castagnabuona, una chiesa a fine XVI secolo.

Questi episodi, di una presunta immunità della nostra città, dal flagello della peste, così come, ci sono stati narrati, forse nascondono un’altra verità, perché anche se erano oscure le cause, dell’origine di queste epidemie, gli uomini del tempo, avevano comunque capito, che era meglio non aver alcun contatto, con chi proveniva da altri borghi o città impestate, il centro urbano era cinto da mura ed gli accessi erano presidiati.

E …..siamo sicuri che quei poveretti, siano tutti morti di peste, oppure anche eliminati, per evitare il diffondersi di altre epidemie?

Peste a Genova

Ma la storia, la scrive sempre chi sopravvive a una guerra o da chi è scampato alla morte e anche in questa ultima epidemia, nessun varazzino fu contagiato, come era stato predetto da S. Caterina, qualche secolo prima, questo “miracolo” fu attribuito alla protezione della Santa “e fu ordinato solennemente, il 29 aprile data della sua processione”

Oggi la scienza conosce bene i meccanismi dei contagi, i sopravvissuti da un’epidemia, acquisivano un immunità, dovuta agli anticorpi, sviluppati dal contatto con la malattia. Questa protezione, durava circa una ventina d’anni, in questo lasso di tempo, la peste si presentava ancora ogni 2/3 anni, ma in forma sporadica e meno infettiva. Si può affermare, che per oltre quattro secoli, ogni persona che avesse raggiunto l’età adulta, era venuta in contatto, almeno una volta nella propria vita con il morbo della peste.

La terribile Spagnola che a inizio ‘900, fece milioni di morti, colpiva preferibilmente i soggetti giovani, e in misura minore e a volte non letale, le persone anziane.

Secondo alcuni studi effettuati, queste persone avevano acquisito una sorta di immunità, perché erano già venute in contatto, con un virus molto simile ma meno letale di quello dell’influenza spagnola.

Acquasola la peste sotto ai piedi

Sorge spontaneo domandarsi, dove sono sepolti i corpi delle vittime delle epidemie che hanno ridotto di un terzo la popolazione del comprensorio varazzino.

Per evitare la propagazione del morbo in Italia e in Europa si cospargevano le case degli appestati e i loro vestiti di profumi, si bruciava per le strade lo zolfo o la polvere da sparo, tutti rimedi inefficaci contro le pulci portatrici del morbo.

Ma dove c’era solo miseria, come nel nostro territorio ci si limitava a bruciare gli oggetti dei defunti e i loro corpi erano gettati al più presto in fosse comuni, senza tributare loro alcuna cerimonia funebre.

A Varazze si ha notizia di uno scavo di due fosse comuni, fuori dall’abitato di Alpicella una dove era il campo da calcio e l’altra a Rocca du Carmu.

Tra il 1625 e il 1632, si utilizzò un sito, dove furono radunati i contagiati, già utilizzato come lebbrosario in epoca romana , era l’antica chiesa di S.Michele/S.Donato, che ben si prestava a questo scopo, essendo in posizione isolata dall’abitato e servita da due carrareccie.

Acquasola la peste sotto ai piedi

Questo confinamento seppur crudele fu un rimedio alla propagazione dell’epidemia.

Sono testimoni di queste ecatombi i rilevanti resti di ossa umana rinvenuti durante gli scavi archeologici effettuati sul colle di S.Donato.

La devozione alla Santa divenne solenne nel dicembre del 1652,  quando i nostri avi decisero di costruire una nuova cappella in sostituzione di quella piccola e diroccata.

La nuova cappella venne costruita nel sito dove è attualmente, orientata verso l’abitato, con l’accesso a ponente; venne benedetta nell’ottobre del 1658 e subito i varazzini fecero a gara per abbellire il loro santuario; nel 1743 la chiesetta si arricchì di una preziosa reliquia del corpo della Santa senese, che però venne rubata, da ignoti, dal santuario di Santa Caterina, l’8 giugno 1993.

Nel 1760 la cappella, ancora campestre, venne dotata di un piccolo campanile con annessa una campana che la rese più completa. Con decreto pontificio del 18 giugno del 1867, papa Pio IX concedeva l’indulgenza plenaria “a tutti i fedeli che, confessati e comunicati, visiteranno la Chiesa parrocchiale di Sant’Ambrogio nella festa di Santa Caterina, ovvero in uno dei sette giorni immediatamente susseguenti ad essa”.

Il morbo della peste https://www.facebook.com/giovanni.martini.9484/posts/3499920150084715

Le foto: stampe e dipinti che raffigurano le varie epidemie di peste a Genova e alcune foto tratte da Archivio Fotografico Varagine

I cenni storici: sono tratti, da pubblicazioni dell’Associazione Culturale S.Donato e dal Web.

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