Un Gesto d’Amore

Tratto da Gazzettino di Varazze del 16 marzo 1968 Collezione Parodi

Trascrivo per intero questo articolo tratto da una copia del Gazzettino gentilmente datomi in visione da Gianni Parodi, che ringrazio per questa opportunità di raccontare qualcosa di un periodo da noi vissuto, prima che anche quegli anni 60/70 diventino oblio.

L’articolo a firma Proteus, lo trascrivo così come è scritto sulla carta, senza riassumere e far dei tagli, è un piccolo dono che ci ha lasciato chi ha scritto questo breve racconto, pieno di quella umanità, che si riscontra sempre fra le persone semplici, quelle che, soprattutto oggi dove impera cinismo e falso buonismo, ottusamente neanche ci accorgiamo che esistono.

Il periodo storico è quello di fine anni 60 nel nostro ospedale S. Maria Bethlem dove le persone anziane che soggiornavano erano gratificate nel fare piccoli lavoretti.

Da bambino abitavo in via Calcagno a pochi passi dall’Ospedale, spesso eravamo a giocare nel grande piazzale e ricordo le persone anziane, sedute sulle panchine a chiaccherare, all’ombra dei tigli e al cospetto del panorama della città, alcuni di loro, erano intenti a scopar le foglie o a riassettare i giardini.

Un gesto d’amore

Vi sono cose al mondo che per la loro semplicità passano spesso inosservate, ma che se vengono alla luce lasciano un segno di profonda commozione in chi è ancora predisposto a ricevere messaggi di bontà. Proprio la semplicità di un gesto ha permesso di evocare un episodio deamicisiano e quasi si avverte l’impreparazione dell’uomo moderno a ricevere il soffio di serena umanità che scaturisce da quando segue. Una vecchietta di 94 anni è deceduta all’Ospedale di Varazze, dove era ricoverata da oltre 15 anni, trascorrendo le sue eterne giornate in piccoli lavori di cucito e rammendo e coadiuvando in cucina quando le forze glielo permettevano.

Questa piccola oscura donna ha risparmiato per tutta la vita le modestissime entrate che racimolava da piccoli lavori al servizio di altri e a chi le chiedeva dove nascondesse il gruzzolo ( che tutti intuivano di essere di poca entità) rispondeva con un sorrisetto ammiccante e scuotendo la testa canuta, si allontanava a piccoli passettini, portando con se il suo segreto.

Poco tempo fa Vallarino Caterina ( questo il suo nome anche se meglio conosciuta come Rinin) non sentì più il rumore del carrello che portava il caffelatte del mattino e la sua tazza rimase a raffreddarsi in un’angolo della camerata, era morta tranquillamente, discretamente e in un silenzio com’era vissuta, quasi avesse avuto timore di importunare le compagne di corsia o il personale.

La storia a questo punto cambia tono e colore, passando dal viola della modestia al rosso di un amore celato per tanto tempo e svelato dopo che la signore Caterina era passata a miglior vita.

Esisteva nelle sue povere cose una carta, un testamento, una volontà manifestata senza che essa fosse presente, fosse presente, in linea conn la modestia della sua esistenza.

Aveva lasciato tutti i suoi risparmi di una vita all’Ospedale di Varazze che l’aveva ospitata e rispettata, facendole sentire il calore di una casa di una famiglia, a lei che non ne aveva. La somma di tanti sacrifici, oscuri e che mai si conosceranno era di 170.000 £.

Pensiamo ad un’attimo e meditiamo. Aveva risparmiato lira su lira, 170.000 una cifra modesta se paragonata a eredità ben più pingui e frutto di vite di persone importanti e di successo, ma enorme senza limiti se rapportate alle fatiche con cui è stata messa assieme. Soprattutto di un valore inestimabile di bontà per il gesto della donazione fatta al “suo ” ospedale, in un mondo che ha tanto bisogno di riconoscersi in siffatti esempi.

Addio Vallarino Caterina, il tuo era davvero un grande tesoro.

Aumenta il mio rammarico, dopo questa storia, se penso al cinismo imperante di una comunità, e di chi amministra la cosa pubblica, che ha non ha saputo o voluto rispettare le volontà di chi, si era rimboccato le maniche, fatto sacrifici offerto donazioni e i loro risparmi, per far si che la nostra città avesse un Ospedale o che comunque restasse un bene pubblico.

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