
Tratto dal Gazzettino di Varazze del 30 giugno 1967 Collezione Parodi
In questo articolo, a firma Proteus, sono descritti “gli spiccioli di gioia” di intere famiglie, che negli anni 60/70 affollavano la spiaggia libera, dau portu, fra il molo del primo porticciolo e i bagni Torino.
Trovavano parcheggio, per la loro utilitaria, nella spianata soprastante, dove c’era il chiosco, da succa pateca, scendevano il ripido sentiero, facevano la gimcana fra baracche, gussi, lansette, buei, vasi da barche, rei e trovavano uno spazio, per piantare ombrelloni e sdraio, con i viveri cammallati da chissà dove, dal basso Piemonte o dalla vicina Genova.
Ancora non era stato costruito, il raddoppio dell’A10 e la A26.
I bagnanti lombardi invadevano la nostra città nel mese di agosto.
Gente allegra, cun nie de figgi, tutti a fare il bagno, incuranti dell’acqua non proprio pulita e dei depositi di catrame sulla rena.
L’autore dell’articolo, guarda con simpatia, quella moltitudine di bagnanti che non lasciano una lira nella nostra città ( oggi sarebbe crocifisso in sala mensa !) li vede ritornar bambini, correre a piedi nudi, far schiamazzi e risate, poi li vede ripartire e pensa a quei loro sogni, durati lo spazio, di una giornata al mare.
Li perdona, quando lasciano qualche rifiuto, in mezzo a gussi e lansette.
Oggi succede la stessa cosa è solo cambiato il posto di conferimento rifiuti, gettati in grandi quantità in mezzo agli scogli dei moli e del porto.
A questo link quel progresso civico ambientale, che non si è mai realizzato.
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I sogni durano poco
E sono tanti, a sognare, sono quelli che si lasciano trasportare dalla dolce brezza di pensieri fantastici e mai realizzabili, unico e impagabile lusso, della povera gente, di chi riesce a prendere gli spiccioli di gioia che la fantasia regala.

Molte di queste persone, si possono vedere ogni domenica d’estate qui a Varazze, laggiù nelle adiacenze del porto, dove la spiaggia, formatasi a ridosso del pennello, ospita tutto un mondo particolare, fatto di ombrelloni, sedie di ogni foggia, tavolini pieghevoli, che sono il desco di intere famiglie, che arrivano al mare, da chissà dove, assetate di aria pura e di cieli limpidi, alla ricerca di un qualche cosa che manca loro e che noi abbiamo in abbondanza.
Un coktail di colori e di sensazioni, che riportano all’infanzia, al desiderio di correre liberi e scalzi lungo la sponda del mare, di ridere, gridare e ritornar bambini…………quando arriva la sera, le grande spiaggia si spopola e ognuno riparte verso il proprio vero mondo.
Soltanto carta oleata e cocci di bottiglia, rimangono a testimoniare la festa, finita troppo in fretta, ma una volta tanto, non vogliamo lamentarci, per questi rifiuti e guardiamo con simpatia e cuore aperto, quei poveri bagnanti della domenica, che non lasciano soldi a nessuno e che ci fanno pensare, senza sentire il peso del portafoglio vicino al cuore.
I loro sogni durano troppo poco per non capire e non considerarli con simpatia.
tratto da “I Sogni durano poco ” di Proteus

Ma se la domenica, arrivavano i furesti, negli altri giorni della settimana, era la gente di Varazze, che popolava quella grande spiaggia libera, con la sabbia fine e l’acqua bassa, dove mio papà mi insegnò a nuotare.

Era la spiaggia dei zueni e de figge che cercavano un pò di intimità fra gli scafi delle imbarcazioni a secco sulla spiaggia, i vestiti appoggiati sulle barche era il segnale che il posto era già occupato.
Da ragazzini ci si dava l’appuntamento con gli amici, si scendeva quel ripido sentiero, poi risalito per un ghiacciolo o una fetta de pateca e poi, magari si accendeva un fuoco e si faceva tardi, a cuocere i muscoli, ranchè in te un metro d’equa, in ti scoggi du mo grande, missi in te na pignatta e mangè cun un pò de limun.
Da quel di tant’equa a l’ha piccò in ti scoggi.
Oggi quella grande spiaggia libera, non esiste più e la nostra città non è più la stessa.
Quel turismo, del mordi e fuggi, descritto nell’articolo di tanti anni fa, oggi è la maggior risorsa turistica della città.
foto Archivio Varagine
