
Ancora negli anni 80, se capitava di essere in corriera a Savona quando si passava sotto la galleria Valloria, c’era chi faceva il segno della croce, a ricordo, di quella che è stata la più grande tragedia della nostra provincia.

Per trent’anni, una vita, sono passato nella galleria Valloria, ogni giorno.
Oggi, centinaia di miei compaesani, per lavoro, dopo l’azzeramento della manifattura della mia città, sono costretti in coda mattina e sera, in questa zona alle porte di Savona.
L’aurelia bis è una chimera, che da ormai cinquant’anni, illude i pendolari, in una farsa all’italiana, divenuta vergogna, una delle tante, in questa strana, fatalista, smemorata Italia.
L’8 maggio del 1945, 86 bambini e ragazzi persero la vita, a seguito dell’esplosione della polveriera scavata in questo promontorio che arrivava fino al mare.
Basta pensare, per avere le proporzioni del disastro, che l’attuale galleria, era di qualche metro più lunga, prima dell’esplosione.

“8 maggio 1945 per atroce beffa del destino decine di ignari passanti che la guerra aveva risparmiato perivano qui nel crollo provocato da scoppio di materie esplosive. Davanti al tribunale di Dio segnamo anche questi morti sul conto dei pazzi criminali che vollero la guerra”.
Non si nota quasi, più questa targa marmorea, posta all’ingresso della galleria Valloria, in direzione Albissola.

Chi ricorda ancora questa strage di innocenti?
Eppure, proprio il giorno della resa del “reich” e a una settimana da quella del Giappone, Savona si ritrovava rigettata nei lutti e nei dolori di quella guerra che ormai credeva alle proprie spalle.

Alle 10,30 dell’8 maggio, una tremenda esplosione, fa collassare la galleria Valloria e parte del promontorio che la sovrasta.
Si contarono 59 morti e 27 dispersi, dichiarati tali, dopo un mese di scavi e di ricerche.
La terribile deflagrazione, fu causata accidentalmente, da un gruppo di bambini e ragazzi, che da qualche tempo, avevano preso a maneggiare per gioco, il materiale esplosivo, contenuto in una caverna, presente nel tunnel, trasformata in una specie di santabarbara, dalle truppe nazifasciste

Nella polveriera, lasciata incustodita, c’erano tonnellate di esplosivo, oltre ad armi e mine, abbandonate.
Dei 27 dispersi, solo di un ragazzo di Albisola, furono ritrovati i resti, nel 1948 aveva con se alcune liste di balistite, una sostanza, ricercata da bambini e ragazzi, per l’effetto pirotecnico, che produceva la sua combustione
Al seguente link “I bambini di Valloria” di Laura Brattel, con l’intervista a Antonino Frisone, che racconta dei bombardamenti di Savona e dell’esplosione della galleria Valloria.
Due giorni dopo, nel Forte di S.Martino a Genova, già tristemente famoso per l’eccidio di 8 partigiani ad opera di un reparto tedesco, avvenne una violenta esplosione che uccise 23 bambini e ragazzi, anche loro alla ricerca della balistite.
Questo tipo di esplosivo, è sempre nominato nei racconti del dopoguerra, da chi ragazzino, lo adoperava per gioco.
Tutti raccontano di scampati pericoli maneggiando la balistite ed altri esplosivi, ma gli incidenti gravi ci furono, e lasciarono visibili conseguenze fisiche e invalidità.
Da Giornale di Dittattica e Cultura della Societò Chimica Italiana. Nobel nel 1887 brevettò un nuovo esplosivo che chiamò balistite; tentò, senza esito, di vendere il brevetto al governo francese e successivamente lo
vendette al governo italiano. Dopo queste invenzioni si dedicò alla ricerca effettuando esperimenti su gomma, cuoio, acciaio e armi da fuoco.
La balistite è ritenuta una invenzione geniale, il coronamento della carriera di Nobel; questo esplosivo, senza alcun dubbio, in breve tempo portò ad una rivoluzione totale nella tecnologia degli armamenti. La balistite è un
esplosivo praticamente senza fumo. È costituita da una miscela in parti uguali di nitrocellulosa e nitroglicerina addizionata a sostanze stabilizzanti (vaselina, carbonato di sodio, ecc.) e a sostanze adatte ad accelerare la reazione
esplosiva (dietilfenilurea). La balistite, confezionata in lamelle, in fili, in cilindretti cavi e in grani, veniva usata in campo militare come esplosivo per proiettili d’artiglieria; purtroppo, data la sua elevata temperatura di esplosione,
causava notevoli effetti erosivi sulle canne, e per questo motivo fu sostituita dalla “balistite attenuata” contenente una percentuale minore di nitroglicerina. Il problema legato al trasporto fu risolto solo parzialmente; infatti, con
l’invecchiamento, la balistite spesso si deteriorava facendo trasudare goccioline di nitroglicerina liquida che poteva deflagrare al minimo urto.
