
La pesca ai grandi banchi di acciughe, che arrivavano nel nostro mare in primavera, era effettuata con una particolare tecnica, quella delle lampare, ancora negli anni 70, le notti sul mare di Varazze , erano illuminate da decine di luci.

Chi vedeva questo spettacolo, dalle alture aveva come l’impressione che laggiù in quella vasta distesa nera, ci fosse un villaggio, con tante finestre accese.

Nella copia del Gazzettino di Varazze, del 26 marzo 1973 a firma Giamberto, sono descritte, per ogni mese dell’anno, i vari tipi di pesca alcune non più in uso come quella con le lampare, un’altra di quelle attività, perse per sempre a Vase
Interpello u Ranghettu, e chiedo se conosce qualcheduno, che faceva questa pesca e vuole raccontare qualcosa delle lampare.
I giorni seguenti, è stato tutto un susseguirsi di telefonate, per organizzare l’incontro e così il 10 maggio alle ore 16, eravamo almeno una ventina, le persone ospitate sotto gli ombrelloni cun i pe in ta sabbia, viscin a Baracca du Pescou, presso l’Associazione Pesca Sportiva di Varazze.
Arriva per un saluto anche Giovanni Parodi che per impegni famigliari non può partecipare all’incontro.

L’ospite d’onore u l’è u Ghisu, cunusciu anche cumme Gianni u pescou, al secolo Ghiso Giobatta, classe 1929, accompagnato dalla figlia Mariarosa, ricevuto con affetto e applausi da tutti, in particolare dagli amici, pescatori come lui, alcuni in quiescenza, altri ancora in attività arrivati in so u portu de Vase, anche da Zena, Utri e Prà come Beppe u Faipin e Patrucco, presidente della locale Pesca Sportiva, poi a gente de Vase cun u Persegà, u Galin-na, Giambertu, Ranghettu cun l’inseparabile Cantunè, Giovanni Delfino già scindicu de Vase e u Gabriele, non mancano le belle signore, mogli, amiche, parenti, che fanno cerchio intorno ai pescuei.
Si percepisce il carisma du Ghisu, in poco tempo, si crea un clima di cordialità e Gianni u Pescou, si emoziona un po’al cospetto di tante manifestazioni di affetto e di riconoscenza a lui tributate.
I suoi, sono racconti di una vita trascorsa in mare, della pesca con le lampare ricorda, quando nel cinciollo, la rete delle acciughe, fu preso un grosso tonno, che lui riuscì a legare per la coda.

E’ presente anche Tele Varazze, cun n’otru zuenottu, Piero Spotorno e tocca a me un de sciu da Teiru….! far domande, che poi sono curiosità tecniche, relative alle lampare, in principio alimentate con il carburo, poi erano lampade a gas, con anche un prototipo a immersione e infine elettriche.

E poi, come mai sono scomparse quelle luci nel nostro mare? A questa mia domanda, risponde u Galin-na
La pesca alla lampara, si spense nel vero senso della parola, a poco a poco intorno agli anni 70, per una serie di circostanze, le restrizioni dovute alle normative del Piano Azzurro, l’aumento dei costi, l’abbandono di un’attività molto faticosa e impegnativa e mi fa l’esempio dello scorticamento delle braccia, dovute al maneggio delle reti in cotone, poi arrivò la concorrenza dei grandi pescherecci d’altura, che con l’utilizzo delle tecnologie, radar ed ecoscandagli, potevano massimizzare, la pesca abbattendo i costi, scegliendo i branchi di pesce più grandi, non ultimo il disastro ambientale dell’Haven.

L’intervista a Gianni u pescou, si trasforma ben presto, in una bella carrellata di episodi, raccontati a turno dai vari Persegà, Giamberto, u Galin-na, u Faipin, Ranghettu e u Cantunè.
Giamberto, parla della tecnica della pesca con la fiocina, in particolare di quella alla sogliola e poi come fare per catturare i polpi cun a purpea e sampa de gallina, racconta della suggestione di un’eclissi in mare, durante una battuta di pesca.
A questo punto, emerge un altro ricordo, fra i pescuei de Vase, quello del compianto Fausto, con le parole du Persegà e u Cantunè, in un esilarante racconto.

Come filo conduttore della storiella é la famosa frase, citata da Fausto, ad ogni calata di rete “ Segnù famme piggiò un pesciu grossu!”…… un giorno questa sua supplica, fu esaudita con la cattura di uno ziffo ! Un cetaceo, che rimase impigliato nelle reti, tese di fronte al Nautilus e dall’alto della sua considerevole stazza, esclamò rivolgendosi all’Altissimo “ Belin Segnu’, nu ti ghe de mese misue!”
Altro argomento, che evoca paure ancestrali, sono i pescecani, sempre presenti nel nostro mare e nei racconti dei pescuei.
U Persegà, evoca con un riferimento al romanzo di Hemingway “Il Vecchio e il Mare”, il ricordo di suo papà, costretto a legare un grosso squalo, che era rimasto impigliato nella rete, ad un fianco del suo gozzo, perché troppo pesante per poter essere issato a bordo!
Molte le disavventure, vissute dai pescuei in mezzo al mare, ma grazie ai loro racconti si capisce perché, la Madonna della Guardia fu costruita sul Monte Grosso……. sempre visibile anche in mezzo al mare, per una preghiera o per altre citazioni….
Mariarosa, la figlia di Gianni Ghiso, ricorda, quando riusciva anche di notte, a riconoscere la barca a remi di suo papà, dal movimento che faceva la lampara.
L’immenso amore per il mare è espresso da Gianni u pescou, quando ad un certo punto, in una momento di silenzio dice “ Mi quandu sun in mesu au ma, seru i oggi e go chins’anni”
Qualcheduno, fra i pescuei ha gli occhi lucidi.
L’incontro è diventato una festa fra amici, ulteriormente allietato, da focaccia, torta e corroborato da vino nero e bianco, doverosi i ringraziamenti alle cuoche Mariarosa e Stella e muggè du Ranghettu e du Cantunè.

Parlo con Beppe u Feipin, al secolo Giuseppe Bozzolo di Prà, proprietario di una bella imbarcazione da pesca, una delle dieci rimaste in Liguria a praticare la pesca dell’acciuga.
Rispetto al passato, l’attività è molto meno faticosa, grazie all’utilizzo di paranchi, gru e argani motorizzati, con i dispositivi elettronici di bordo, si scruta il fondo del mare e si può pescare in alto mare e su alti fondali.
Il problema della pesca in Italia, continua u Feipin, è la burocrazia, con troppi lacci e lacciuoli come quella dell’etichettatura del pesce, con l’aggravante oggi, del rincaro del costo del carburante e di altri costi, divenuti insostenibili, non ultimi i favoritismi ad altre regioni d’Italia, che penalizzano i pescatori liguri. Suo figlio, da poco laureato in economia marittima lo affianca in questa attività.
L’elenco delle cose ascoltate in questo incontro, che a volte si sovrapponevano, in un allegro brusio, è interminabile, ma potrà essere visto, esaustivamente nel servizio, che Tele Varazze manderà in onda nei prossimi giorni, di questo bell’incontro fra gente de ma.

Gianni u pescou, sorridente, saluta tutti, è stato bello ritrovarsi insieme, quattru pescuei sutta n’umbrellun e per noi tutti è stato bello condividere con loro, questo momento di affetto e di amicizia.
Grazie!
Un ringraziamento, a Mirko Saturno per alcune sue foto, che ho inserito nel post.
