A Via Gianca

La via Bianca è una bella e panoramica muntò de Vase, da Sciu da Teiru, arriva a congiungersi con la direttrice verso la Guardia.

Ma è anche una vertiginosa discesa, che parte dalla chiesa del Beato Jacopo, gira intorno al Muntadò, arriva a Costa de Casanova.

Qui è doverosa una sosta dalla chiesa di S.Caterina della Ruota, dove sopra il portale, c’è una pietra d’inciampo, una lapide che ricorda i quattro fratelli Accinelli e Piombo, deportati in un campo di sterminio e non più tornati ai loro affetti, nello loro case a poca distanza da questo crocevia.

A via Gianca continua per poi arrivare sotto agli ersci da Sigaa e con l’imponente muro di delimitazione, costruito a scopo difensivo del Castrum Romano del Parasio, ancora in discesa, passa accanto alla vigna cistercense, dau Buntempu e arriva ai Muinetti e a Vase

Faceva parte della via Emilia Scauri.

Costruita con i crismi delle strade romane, di questa viabilità, si trovano ancora delle tracce nei boschi e praterie al confine con la provincia di Genova.

Il percorso della strada romana, deviò dal litorale, per evitare l’imponente insormontabile, scoglio d’Invrea, impossibile da superare, visto la consistenza della massa rocciosa e i limitati mezzi da scavo dell’epoca.

La strada arrivava alla città romana di Ad Navalia, proveniente da Cogolitus, inerpicandosi verso la località di Hasta (Sciarborasca) poi valicando diverse colline e alcuni corsi d’acqua, tra cui il rio Arenon, giungeva al “Prau da Custea” in vista del mare e ora finalmente in discesa fino al Castrum Romano del Parasio, il colle di S Donato.

In epoca remota, era possibile arrivare direttamente in vetta al colle, grazie alla propaggine rocciosa, che la collegava direttamente alla via romana, questa dorsale rocciosa fu atterrata, per migliorare la viabilità verso l’alta valle Teiro

Al termine del muro che delimita la vigna cistercense, deviando a destra, si arriva alla bella casa abitata da Stefano Bolla e famiglia.

Continuando la strada, sempre in discesa e accompagnato da Stefano, ho potuto visitare i ruderi che vedete nelle foto, appartenenti ad una costruzione di discreta fattura e imponenza, l’edificio diruto, ha probabilmente subito nel tempo delle modifiche, ma vista la posizione dominante e in vista del colle di S Donato, poteva essere un punto di controllo, molto probabilmente una stazione di posta e dogana per merci e persone che transitavano verso il Castrum Romano e poi Ad Navalia.

Alle falde del Castrum, si frangevano le onde del mare Nostrum, i romani avevano qui il loro porto e fondarono il primo nucleo abitato della città, che nel medioevo era la contrada Terri, da cui derivo’ poi il nome Teiro.

Le piene del fiume, con il costante apporto di inerti, hanno insabbiato questo approdo, i resti di questo imponente manufatto furono scoperti durante dei lavori edili nell’orto du Gniarin

Il colle del Castrum Romano era un formidabile rilievo, ben protetto e difendibile da eventuali attacchi, dell’indomito popolo dei Liguri che impegnò le legioni romane, nella lotta per l’indipendenza delle terre di Liguria dal soggiogo di Roma, per ben 500 anni, prima di essere definitivamente sconfitto

Scendendo dal colle, la strada attraversava con un ponte il Teiro, nei pressi della località Bacino, e arrivava sull’arenile di Ad Navalia.

Ringrazio Stefano Bolla per la sua cordiale ospitalità e disponibilità, insieme abbiamo poi proseguito in direzione nord, a visitare il ben conservato rustico dei Bin, qui ci sono dei magnifici terrazzamenti, nascosti alla vista dalla vegetazione , che evocano ancora tutto il lavoro la fatica e l’amore che hanno profuso, i nostri avi anche in questo angolo della citta con il lavoro trasmesso da padre in figlio per generazioni.

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