N.S.della Croce di Castagnabuona Michè Ramugnin… u Scultù

Michele Ramognino era nato a Varazze il 22 maggio 1821, deceduto a Genova nel 1881, appartenente alla corrente artistica del realismo, in una delle sue varianti, il moderato naturalismo.

Il Ramognino, ci ha lasciato numerose opere, di ottima fattura, fra le quali, le statue dei santi S. Ambrogio e S. Andrea, poste sulla facciata dell’omonima chiesa, denominata anche Chiesa del Gesù, in piazza Matteotti, a lato del Palazzo Ducale di Genova.

A Genova si possono ammirare altre sue opere, nella Galleria di Arte Moderna, la scultura “ Ritratto di Donna, mentre un’altra scultura, denominata “Ritratto di Uomo” è presente all’interno dell’Albergo dei Poveri, sempre a Genova.

Ramognino, come molti altri scultori di quel periodo, espresse il suo talento artistico, all’interno del Cimitero Monumentale di Staglieno, realizzando alcuni pregevoli gruppi marmorei.

A questo link del Catalogo Generale dei Beni Culturali sono elencate le opere di Michele Ramognino https://catalogo.beniculturali.it/search/Agent/e1555f926d3a3d5951d597156243b298

Nel Santuario di Nostra Signora della Croce a Castagnabuona, si puo’ ammirare, una delle sue più belle sculture, il gruppo marmoreo, che rappresenta il Cristo con la Croce, la Vergine che intercede per la città e l’Angelo che ripone la spada vendicatrice.

Per raccontare la storia di questa bellissima scultura, opera di un nostro lontano compaesano, u Michè Ramugnin, è necessario far alcune premesse storiche, una sintesi di quei molteplici accadimenti, che si sono susseguiti su questo colle.

Chi oggi si reca, nella spianata del Santuario della Madonna della Croce di Castagnabuona, deve sapere che si trova al cospetto di 800 anni di storia della nostra città!

In questo luogo è passata la Grande Storia, il 7 ottobre del 1244, su questa altura transitò il papa Innocenzo IV e per commemorare l’avvenimento storico, fu eretta una croce, che da quel lontano giorno, ha così denominato questo bricco.

Poi fu la devozione popolare, anima e soprattutto corpo, con sacrifici e tanta fatica, degli abitanti di questa frazione di Varazze, che nel 1245 pietra su pietra edificò una primitiva cappella, consolidata e ingrandita con l’edificazione di un porticato, nel 1745, per accogliere i viandanti e i pellegrini che giungevano alla Cappella della Croce.

La devozione popolare, fu la fonte ispiratrice anche per la costruzione dell’attuale Santuario di Nostra Signora della Croce, con i lavori iniziati nel 1790, realizzati sempre dai “ravanetti” con le proprie braccia e i propri denari, terminati nove anni dopo.

Su questo monte, dal 4 al 5 aprile del 1800 ci fu un’aspra battaglia, tra francesi e austriungarici, risolta vittoriosamente dal generale Massena, il Santuario a seguito degli eventi bellici, divenne un’ ospedale da campo.

Finita l’era Napoleonica, il Santuario fu nuovamente consacrato e poterono ritornare sul monte le grandi processioni e gli ex voto, che sono ancora presenti nella primordiale cappella.

Per lo scampato pericolo, dal morbo del colera, che risparmiò Varazze, si decise di ornare l’altare con una statua dedicata alla Vergine.

Nel 1854 fu commissionata a Michele Ramognino, la realizzazione dello splendido gruppo marmoreo, che si può ammirare oggi, inserito nella nicchia che sovrasta l’altare. L’opera costò 2400 £ .

I naviganti in procinto di intraprendere un viaggio, arrivavano fin quassù, per una benedizione di buon auspicio e poi per un ringraziamento, un’offerta o un ex voto, al loro ritorno

La casa, a lato della chiesa è legata ad una rocambolesca vicenda, che ebbe inizio nel 1874.

Il protagonista fu tale Domenico Fazio, scomunicato, per aver osato acquistare un ex bene della chiesa, la pineta che era stata donata dal comune al Santuario, incamerata dal Regno d’Italia nel 1870 e messa all’asta.

Per redimersi da tale sgarbo e riavere l’accesso al regno dei cieli, il Fazio racimolò una somma sufficiente, per costruire un grande edificio accanto alla chiesa, venduto, probabilmente sottostimato, ai Figli di Maria Immacolata e incamerato nei beni del clero.

E poi, passa il tempo, la memoria vacilla e seguendo il destino di tanti altri beni ecclesiastici, la dimora fu ceduta ai privati, in questo caso venduto al marchese Spinola.

Il 26 febbraio del 1980, un furioso incendio divampò in questa casa, gli abitanti di Castagnabuona, furono i primi ad accorrere per spegnere il rogo, ma le fiamme che avevano raggiunto il tetto, si propagarono anche all’edificio di culto.

Mettendo a rischio la propria incolumità, quelli che erano accorsi alla vista dell’incendio, riuscirono a mettere in salvo gli arredi interni chiesa, ma nulla poterono fare, per la grandiosa tela, opera di Francesco Selmino, posta di fronte all’altare, che andò persa per sempre.

Anche in questa occasione, grazie alle offerte e al lavoro degli abitanti di Castagnabuona, la chiesa fu riparata.

Nel 1985 terminarono i lavori, rendendo nuovamente fruibile il luogo di culto.

La grande tela del Semino, che riproduceva, rimaneggiata, la scultura del Ramognino, era stata posta davanti all’opera scultorea, nel 1863, sostenuta da un ingegnoso meccanismo a saliscendi, che di fatto occludeva alla vista il gruppo marmoreo.

Solo durante la celebrazione della festa della natività di Maria, l’otto settembre, la tela era issata, scoprendo la scultura e per l’occasione vi era anche una scala doppia , che permetteva ai fedeli di arrivare all’altezza del gruppo marmoreo.

Ma perché si teneva nascosta la scultura di Michele Ramognino? Dopo molti anni, questo non è più un segreto, la decisione fu presa per negare alla vista, la figura di Maria, le cui “provocanti forme” si intravvedevano attraverso le pieghe della tunica e potevano turbare i pensieri dei fedeli.

Questo è il motivo della realizzazione, di quel complicato artifizio meccanico, che faceva saliscendere il dipinto di Francesco Selmino, nascondendo la bella opera scultorea di Michele Ramognino, nostro dimenticato concittadino.

Le figure di questa grandiosa scultura sono rese reali, dalla grande maestria di Michele Ramognino, che fedele alla sua corrente artistica, dava forma e vita al marmo.

Il gruppo marmoreo rappresenta Cristo con la Croce la Vergine che intercede per la città e l’Angelo che ripone la spada vendicatrice.

Una copia del dipinto di Selmino, andato distrutto nel rogo, era visibile in un affresco, sulla facciata della casa, dirimpettaia alla chiesa di S.Rocco, salendo verso il Monte Croce, ma di questo dipinto ben poca cosa rimane.

Oggi lo stato degli edifici del Santuario di Nostra Signora della Croce è quello che si evince dalle foto, tutto è stato transennato e interdetto all’accesso.

Il Santuario fa parte dei beni della diocesi di Savona, ma alla proprietà sembra non gli interessi onorare il lascito, delle tante persone, abitanti di Castagnabuona, che hanno eretto, manutenuto, riparato, con la loro fatica, i loro sacrifici, attraversando varie vicissitudini, soŕetti e motivati dalla fede e dall’amore per la propria terra, questo luogo di culto .

Lo scopo di questo post, è anche quello di creare uno spunto, uno stimolo nella nostra comunità, per mantenere vivo l’interesse verso il Santuario.

Non esiste a Varazze, altro zona, come il Monte Croce, con 800 anni di storia, l’unico luogo, della nostra città, che può vantare accadimenti della Grande Storia.

Su Wikipedia è presente una bella scheda con la cronologia storica del Santuario

https://it.wikipedia.org/wiki/Santuario_di_Nostra_Signora_della_Croce

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