
Pochi dubbi, sulle passioni di Enrico Delbene, basta far scorrere la sua pagina di Faceebook, con le innumerevoli foto, complete di didascalia e commenti, che raccontano la storia del gioco del biliardo, con le partite e i tornei a boccette nella nostra provincia, ma non solo, negli anni 70 /80/90 fino ad arrivare ai nostri giorni .

L’altra passione, è il Genoa…….ma se ne parlerà il prossimo anno chissà.
“Delbene Enrico, il più forte giocatore a punto”così è presentato il nostro compaesano, nel video di lancio del bel libro “Dal Bar allo Sport” di Alessandro Cavazza e Valerio Alvisi, entrambi di Bologna.

Chiedo a Enrico Delbene, fresco vincitore con la sua squadra CBS Zinolese del Campionato Interprovinciale Serie B, di raccontarmi qualcosa, dei favolosi anni 70/80/90, quando il gioco delle boccette, imperversava nella nostra città, con la bellezza di cinque squadre, che partecipavano al campionato prov.le.
Il biliardo, con il gioco delle boccette e in misura minore, con la stecca, era molto praticato, nella nostra provincia, regione e in tutto lo stivale, innumerevoli squadre, quasi tutte rappresentanti del bar di appartenenza si sfidano in tornei e campionati.
Anch’io, in età giovanile come buona parte della mia generazione, ero un assiduo frequentatore di bar, bevitore di cicchetti, fumatore ma mediocre, giocatore di boccette, discreto nel calcio balilla.
Con Enrico, facciamo la conta, dei biliardi, presenti nei bar di Varazze e frazioni e raggiungiamo il ragguardevole numero di 27!
Oggi sono solo 4, due all’Arci e altri due alla Polisportiva S.Nazario!

In quegli anni, la nostra provincia era fortemente industrializzata, l’inflazione era a due cifre, ma c’era comunque un discreto tenore di vita, la gente non era a partita iva o costretta come oggi, a far lunghi spostamenti per lavoro, c’era sempre un po’ di tempo libero, da dedicare, ogni giorno, alle proprie passioni o ai propri hobby.
E per quello che ricordo, la nostra era una comunità meno ansiosa, più solidale e con meno preoccupazioni per il futuro, ci si divertiva con il carnevale in maschera, i giovani potevano andare al luna park, a tirare calci al pallone nei campi da calcio della città o nelle frazioni, scorazzavano con i motorini e cresciutelli andavano nelle molte discoteche di Varazze d’estate a far “vasche” e dodici mesi all’anno ….nei bar.

D’estate, si andava al mare nelle spiagge libere o a fare il merendino sciu da Guardia, un’oasi di verde prima che fosse distrutta dagli incendi.
Nei pomeriggi e fredde serate invernali era il bar il nostro passatempo, un fumoso punto di ritrovo, pe cunto’ due musse, per vedere una partita di calcio alla tv, giocare a carte, per le sfide a boccette o a calcio balilla, anche i bigliardini, sani sfoghi giovanili, spariti dalla nostra città.
Oggi i bar, sono in stranumero, alcuni con le loro malefiche macchinette mangiasoldi, non offrono più nessuno di quei passatempi di una volta, solo un caffè un toccu de figassa, resta sempre lo scambiar qualche parola cun l’amigu e amighe du caffè da matin, ma molti sono i saluti veloci e poi ognuno a rincorrere i propri guai, anche a parecchi chilometri di distanza.
Quandu emu sueni, negli anni 70/80,ogni bar aveva i suoi ospiti fissi i pensionati, che li potevi trovar ad ogni ora del giorno e poi finiti i turni di lavoro, ecco arrivare i primi giocatori di boccette, per un giro di liquori e qualche partita, magari puntando qualche soldo e se a giocare erano dei master, ecco che come un passa parola, il bar si riempiva di gente che seguivano con ammirazione i propri beniamini.

Il primo campionato provinciale, fu organizzato, grazie all’impegno profuso da Dario Volpone.
Era composto da dieci squadre e fu vinto dal Bar Cervino di Loano, oggi al suo posto c’è un fiorista.

Varazze partecipò con due squadre, quella del Bar Stella e del Bar Genova poi negli anni furono iscritte altre squadre, al campionato interprovinciale Savona Imperia, quelle del Bar Lombardo, la Polisportiva, il Bar Giardino e il Gatto Nero.

Erano una centinaia, i giocatori nostri compaesani, che partecipavano a questi tornei.

La serata prescelta, per le partite del campionato, era il venerdì, con inizio alle ore 20.30, l’incontro prevedeva sei partite, 4 a coppie composte da un puntista e da un bocciatore e due singoli, ogni partita terminava al raggiungimento del 75 punto.

Alcuni bar sede delle partite di campionato, avevano un solo biliardo e allora la serata si allungava, diventava notte fonda, fino ad arrivare, non di rado al termine delle partite, facendo le ore piccole!
Chiedo a Enrico, quale deve essere la principale dote per un giocatore di boccette, senza pensarci mi risponde subito, la tranquillità e il sangue freddo, e fa riferimento ad una mitica partita, forse la più bella partita mai vista, che vedeva il confronto tra i due più forti giocatori del momento, Lusa e Piovano giocata al bar Lorenzo di Vado Ligure, era anche uno scontro di tecnica quella del braccio libero di Lusa, contro la tecnica dello striscio di Piovano, la partita a lungo in parità con un susseguirsi di mirabili messe a punto, fu risolta dal Lusa, quando riuscì ad accumulare un sufficiente vantaggio, dopo diversi filotti e a mantenere quel distacco contrastando con costanza, ogni messa a punto del precisissimo Piovano

A parere di Enrico, i più forti giocatori in circolazione a Varazze in quegli anni, erano Volpone e Lusa, che furono anche i suoi maestri, una menzione anche a Accinelli Pio, maestro nella nuova tecnica dello striscio.

Delbene- Enrico, detto Binghetto per distinguerlo da fratello Delbene Gino detto Bingo, iniziò a giocare a 14 anni in un biliardo del Bar Giardino, il locale gestito dai suoi genitori.

Il primo torneo lo fece a 17 anni, nella sua carriera, fino ad oggi, ha vinto la bellezza di 170 tornei, una Coppa Italia, giocata a Firenze, con la squadra prov.le di Savona e due prove master con i 32 giocatori più forti d’Italia.
Se vuoi comprendere il cosmo, devi almeno saper giocare a biliardo
(Isaac Newton)
Il biliardo è come la vita. Dipende da un soffio. Un istante. Un incontro. Un millimetro…
(Maxence Fermine)
Il biliardo costituisce l’arte suprema dell’anticipazione. Non si tratta affatto di un gioco ma di uno sport artistico completo che necessita, oltre che di buona condizione fisica, del ragionamento logico del giocatore di scacchi e del tocco del pianista da concerto.
(Albert Einstein)
Chiedo conferma, delle superstizioni che alleggiavano durante le partite di biliardo Enrico, mi conferma che c’era chi credeva agli jettatori, come esisteva nel gioco delle carte, la figura del portatore di rogna, se le cose non andavano per il verso giusto, il giocatore osservava se fra gli spettatori ci fosse un addetto alla sfiga, già notato altre volte, ma anche chi non credeva nel malocchio si convinceva del contrario quando inspiegabilmente le cose andavano storte!
E poi tutte provocazioni e le interferenze per far perdere la concentrazione e la calma, specie quando si giocava in trasferta.
Il repertorio era molto vasto, dallo sfogliar un giornale, il classico colpo di tosse e il cucchiaino rimescolato nella tazzina del caffè, anche distrazioni femminili, nell’attimo che si stava tirando la boccetta.
A volte si accendevano animate discussioni, per l’assegnazione dei punti, ma Enrico, non è mai stato testimone o a conoscenza di liti o risse, anche quando e non è più un segreto, ci si giocavano dei soldini.

Un’altra dote, forse meno importante, ma a volte risolutiva era la sensibilità ad adattarsi, durante le trasferte, ai biliardi degli avversari, spesso molto differenti, piu veloci o rallentati a seconda dello stato del panno verde dell’umidità e dalla risposta elastica delle sponde.
Con l’avvento del riscaldamento del rettangolo di gioco, queste differenze si sono attenuate negli attuali biliardi chiamati Internazionali, che sono più lunghi e più larghi e privi di buche di quelli di qualche anno fa e con un riscaldamento che varia tra i 34 e 36 gradi.
Si gioca a stecca, carambola e a boccette su questi biliardi e nella stessa federazione la FIBIS.

Bello oggi, vedere nelle foto, fra i giocatori di biliardo, dei volti giovani è come ritornare ai bei tempi di questo gioco, con un giovanissimo Enrico, sempre al centro di quelle foto in bianco e nero di tanti anni fa.
Volti giovani, a cui lasciare il testimone, non subito, ma fra qualche anno, perché, ancora c’è quella passione, quella voglia di tirar boccette, di strisciare la mano, su quel panno verde.

E’ migliorato tanto, ma se addrizza il cervellino……………….. può venire un campioncino, ascolta Nico ascolta e immagazzina.
foto Archivio Delbene
