I Pescechen

Da giovane, durante un’immersione in apnea, ebbi un attacco d’ansia improvviso, ero sceso sott’acqua per purpi, dove fra gli scogli potevano esserci delle tane di questo mollusco, le rocce sommerse finirono improvvisamente, e mi ritrovai sopra un banco di sabbia tutta ondulata, quasi bianca ed ebbi un’ improvvisa sensazione di grande vuoto, che mi fece distogliere lo sguardo dal fondo del mare e mi ritrovai a fissare l’ignoto blu del mare, istintivamente iniziai la risalita in modo disordinato e mi ritrovai con la testa fuori dall’acqua, in preda ad un respiro affannoso.

Da quella brutta esperienza non sono più stato sott’acqua, se non per cogge di muscoli, attacche in te un metru d’equa.

Non ho paura del mare aperto e nuoto tranquillo, so che esistono tecniche particolari di autocontrollo e poi come sempre succede, ci si fa l’abitudine e si finisce per ridere di queste sciocchezze, non c’è niente di così pericoloso nel nostro mare che possa proibirci di godere dei colori della vita che c’è sotto la superfice del mare.

Ma chi soffre di Talassofobia, u ma du mo, ha anche una forte paura per le acque aperte e il mare non è più visto come fonte di divertimento o pace, ma provoca delle paure, quella di annegare e dei pericoli come squali o altri animali.

Non è l’acqua ma la sensazione di ignoto le cause possono essere molteplici dalle esperienze negative legate all’uso dell’acqua o alla mancanza di conoscenza del mare e di ciò che nasconde nelle sue profondità.

D’altronde un filosofo diceva che: La paura più antica e potente è la paura dell’ignoto, e a Zena discian: nu pe ninte au ciamman mo

Lo squalo e forse nell’immaginario collettivo l’animale che più suscita terrore, ma ci sono squali nel mar ligure?

Franco Cattaneo mostra un bellissimo esemplare di squalo pescato al largo di Varazze

Gli squali sono rari ma pescecani, verdesche e pesce smeriglio, ci sono e seguono i grandi banchi di pesce, ogni tanto restano impigliati in qualche rete, e sono rilasciati in mare, anche se a questo proposito ci sono alcune perplessità perché le truffe sono sempre possibili.

https://www.esquire.com/it/lifestyle/food-e-drink/a28901372/e-se-vi-dicessimo-che-avete-mangiato-della-carne-di-squalo-senza-saperlo/

La pesca allo squalo smeriglio chiamato commercialmente vitello di mare, era praticata anche nelle acque nostra città.

Contatto Pino Cerruti che mi racconta di questo tipo di pesca effettuata tramite la posa di un palamito sufficientemente robusto atto a trattenere esemplari adulti capaci di pesare anche più di un centinaio di kg.

Fine anni ’60 – Varo del Gozzo di F. Costa con Carattino, Prato, Ferro, Cerruti e Prato G.

U Ranghettu e u Cantunè già da ragazzi andavano con il gozzo di Fausto e di suo papà u Carlin.

Fausto Costa e Vallerga “u Persegà” con Andrea Gambetta “u Castellìn” alle spalle mostrano le prede di una battuta di pesca.

Altri addetti a questa pesca erano u Persegò e u Selle.

1983 – In barca da sinistra: Pedrin (Celle) Menito, Cicci Prato, Antonio Puppo (Galin-a)

Le leggende dicono che c’è ben altro addirittura dei rinoceronti marini! Come quello pescato a Camogli nel 1923, lungo 6 metri e si dice che un esemplare bazzichi nelle profondità di Deiva Marina, ma forse si tratta di squali elefanti, innocui come tutti quelli della sua specie. Un’esemplare di quattro metri fu trovato impigliato in una rete al largo di Varazze il 7 maggio del 2020. A settembre del 2019 ad Arenzano furono pescati due squali Mako ben più pericolosi per l’uomo.

E poi c’è lui lo squalo bianco, in Italia, l’ultimo attacco si è verificato nel 1989, nel golfo di Baratti, nei pressi di Piombino dove un pescatore fu divorato mentre era intento a riparare un’avaria alla sua imbarcazione.

Andando a ritroso nel tempo, è famoso lo squalo bianco di cinque metri imbalsamato ed esposto al Museo di Storia Naturale Andrea Doria, catturato agli inizi del 900 nel porto di Genova. Alcuni avvistamenti di questa specie ci sono stati quando davanti a Camuggi, c’era una piccola tonnara, nel 1956 un’imbarcazione di un pescatore fu aggredita davanti a Genova a Punta Vagno, da uno squalo bianco e il 30 luglio del 1991 a Santa Margherita una turista si salvò miracolosamente, dopo che un grande squalo aveva aggredito la sua canoa, i segni lasciati sull’imbarcazione erano quelli inconfondibili di una grande dentatura, questo provocò un grande allarmismo nel golfo Paradiso e tutta la nostra regione, fu allertata ma dell’animale non ci fu più traccia.

Ma il fatto più tragico avvenne il 16 luglio del 1926 nella nostra città quando un milanese che nuotava al largo, fu aggredito e da uno squalo bianco, il ragazzo cercò di nuotare verso riva, fra lo sconcerto dei bagnanti, ma fu raggiunto e divorato davanti alla spiaggia sotto lo sguardo inorridito dei presenti.

Il tragico fatto di cronaca di quello sfortunato ragazzo milanese, restò vivo per qualche decennio nei racconti da gente de Vase.

Forse fu da quell’evento, lo spunto, per la risposta: “U l’è stetu un pescecan!”, che diede ai suoi nipoti, un’anziano pescou da miccia, per giustificare la mancanza di una mano, persa durante un’accidentale esplosione, della bomba innescata per pescare.

Ricordi di bambino quando già esperti costruttori de barchette da Teiru, tentammo di costruire una pinna di pescecane in compensato, filoguidata, per seminare il panico fra i bagnanti, ma l’impresa si rivelo’ più difficile del previsto la grande pinna si capovolgeva alla minima onda, provammo diverse derive in piombo, ma poi abbandonammo l’impresa.

foto in b/n Archivio Varagine

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