
Un triangolo rosso sul Beigua, contrassegna un’importante via di comunicazione, facente parte delle Strà da Lese, dove transitava tutto il trasporto del legname, proveniente dal Lurbasco e diretto ai cantieri navali della nostra città.
Alla vista du Lunò con Francesco Canepa attraversiamo u Pro da Fen per incrociare il sentiero.


Chi oggi transita, lungo il sentiero, con triangolo rosso, nel tratto alle pendici del Bric Cavalli, deve ringraziare chi ha letteralmente tagliato in due e bonificato dalle pietre, quell’enorme morena, chiamata u Lunò, per costruire la strada e il suo sedime, un lavoro immane fatto da chissachì e perchè?
Qual’era il motivo, certamente importante, per costruire questa grande opera movimentando una quantità enorme di massi?

Anche in questo caso, possiamo cercar delle risposte, celate nelle incorruttibili pietre della nostra montagna.

Non si può non restare meravigliati alla vista, delle innumerevoli pietre ofiolitiche, che formano il sedime di questa Strà da Lese, perfettamente levigate e percorse da profondi solchi.

E’ incredibile la perfetta lucidatura di queste pietre, dovuta al consumo, operato da secoli di andirivieni a piedi, cun bo e lese, i buoi con i loro carichi di tavolame sulle slitte, che hanno spianato le asperità ed estratto dalla massa litica e reso fruibili alla vista, le bellissime venature marmoree, dalle molteplici sfumature verde azzurro.

Un altro patrimonio culturale del nostro entroterra che andrebbe censito e tutelato e soprattutto protetto.

Ma è un altro, ben più importante patrimonio, che deve essere preservato è quello della memoria della nostra comunità, che tanto deve a queste strade e a quelli che queste strade praticavano con pesanti carichi destinati alla nostra città.

Quelli che, con immani fatiche, perizie e peripezie, saliscendevano dal Beigua, per portare la materia prima, il legno, ai cantieri della nostra città e che hanno contribuito in modo fondamentale allo sviluppo delle industrie cantieristiche navali di Varazze.

Dove c’è lavoro, quello organizzato di cantieri e fabbriche c’è benessere per tutti.

Grazie all’abilità dei nostri maestri d’ascia, ma anche è soprattutto a quelli che estrassero, da quella miniera d’oro verde delle foreste del Beigua e poi del Lurbasco il legno perché reso sull’arenile diventasse fasciamme, stamanee buei ecc…..

Il mezzo di trasporto era la lesa, una slitta trainata dai buoi capace di andare dove non c’erano strade di scorrere sopra pietre o nei guadi, di diversi tipi a seconda di quello che si doveva trasportare, legname, fieno pietre.
Quanto dobbiamo del nostro bel vivere in questa città al lavoro delle passate generazioni?
Uno sfruttamento massivo di quella massa vegetale, iniziata quando Varazze era chiamata dai romani A Navalia, sede di cantieri navali per la flotta militare e commerciale di Roma, poi proseguita con Varagine al soldo di Genova per far grande la flotta della Dominante.

Tagliato l’ultimo albero di quercia sul versante marino del Monte Beigua, restarono i faggi, poco utilizzati in ambito cantieristico ed edile, e i grandi castagneti, ma quelli erano alberi sacri, appartenevano all’economia della castagna e furono preservati dal taglio.

A questo punto, fu giocoforza, prolungare le antiche vie del legno, oltre giogo verso il Lurbasco, dove c’era la grande Silvis Urbis, descritta da Paolo Diacono nel VIII d.c terra di caccia del re longobardo Litupandro.
Paradossalmente il trasporto del legname più pregiato, avveniva d’inverno quando la coltre di neve aveva ricoperto le Vie del Legno, il tavolame scivolava sul ghiaccio ed era frenato dalle catene, avvolte nei legni a contatto con il suolo.
Il saliscendi lungo le vie del legno poi continuava tutto l’anno, la lesa, era costruita per un solo viaggio di andata e venduta insieme al legno trasportato.
Gli ultimi addetti a questa attività furono i nostri vecchi fino all’alba del 900, quando ancora discendevano le Vie del Legno con Lese e buoi per rifornire i cantieri navali ma l’industria bellica aveva iniziato l’utilizzo dell’acciaio e di metallo furono anche le grandi navi passeggere.
Commerci internazionali e nuove viabilità posero fine all’economia del legno, e le ultime lese a discendere il Beigua erano quelle cariche di fieno o di legna da ardere.
foto b/n Archivio Storico Varagine e Museo del Bosco
