Quellu che u fa gio’ u mundu

Leggo, al mio amico Sergio, un bel post di Facebook, del 21 giugno 2021, pubblicato da Museo del Bosco, dove in una serie di quattro post,si parla di strumenti musicali a fiato, dei Lurbaschi, costruiti con la corteccia del castagno e localmente chiamati, muse, borgne e sciurei.

https://www.facebook.com/people/Museo-del-Bosco/100057538325703/

Sergio, da buon lurbasco, conosce queste cose e sorridendo mi dice che anche lui costruiva gli sciurei, ricavati dai rami, non più grandi di cinque centimetri di diametro, quando la pianta è in “sugo” ed è facile distaccare la corteccia dall’alburno, operazione da effettuare in primavera, quando il castagno, rinato dal letargo invernale, allunga e ingrossa i suoi rami e fa sbocciar le gemme fogliari.

Borgna e Sciurei

Ma la costruzione di questi flauti, è lo spunto per un’altra storia.

Sergio Romano, fu il primo de na nio’ de figgi, nella casa au Maraschin in Vara Superiore, della famiglia Romano Antonio e Pesce Rina, seguito da Delio, Marisa, Ines, Tina e Giancarlo. Dopo un anno e un mese, dalla nascita di Sergio, venne alla luce il secondogenito, Delio, ma fu un parto molto travagliato, la mamma fu dichiarata in fin di vita, riuscì a sopravvivere, ma ebbe bisogno, in seguito di molte cure. Sergio, piccolino, si trasferì in località Cian Malone, nei pressi di Acquabianca, in casa della nonna materna Maria.

Sergio ha un buon ricordo della nonna e ogni volta che la nomina, si percepisce il senso di gratitudine nei suoi confronti, in quella casa a Cian Malone, trovò l’affetto e tutto quanto necessario per la sua infanzia Sergio, restò per quasi dieci anni, nella casa della nonna. Era la lalla Maria, ad aver cura di lui, mi racconta di questa sua zia, che era molto comprensiva e premurosa, a volte lo accompagnava au Maraschin, a trovare la sua vera famiglia, ma la strada da fare era lunga e allora spesso lo portava in spalletta, a Sergio piaceva star lassù e guardar le cose dall’alto.

Maria era una bella ragazza e non passò molto tempo, prima che qualche ragazzo di paese le facesse dei complimenti. Ma a lei non interessavano i suoi conterranei, in una festa di paese, aveva conosciuto quello che poi sarebbe diventato suo marito, u Pedrin.

Pedrin abitava a Masone, in linea d’aria non molto distante da Equagianca, ma era un lungo tragitto, da fare a piedi, per sentiero, in mezzo a boschi, superando colline e corsi d’acqua.

Borgna a spirale

Lo spasimante di Maria, arrivava la domenica mattina, per poi ripartire nel pomeriggio, prima che facesse buio. Fu Pedrin che costruì al giovane Sergio il suo prima sciurei e gli insegnò l’arte della fabbricazione di questi strumenti musicali a fiato, forse per tenerselo buono, impegnato in quel lavoro, in caso di qualche evenienza… .

Era divenuto grandicello Sergio e ora era lui, inviato dalla nonna, che doveva accudire la lalla Maria, sorvegliare da vicino i due fidanzatini, perché si diceva, che bisognava stare molto attenti e non far avvicinare il “fuoco alla paglia”… un incendio era sempre possibile…..

Chiedo a Sergio, se era mai stato corrotto, da quei due fidanzatini, mi risponde, che mai aveva lasciato da sola la Maria, con Pedrin, la nonna era stata tassativa e lui, anche se non era a conoscenza, del perché era lì a far da terzo incomodo, stette agli ordini ricevuti.

Dico a Sergio se si rende conto, di quanto non fosse gradita la sua presenza e lui sorridendo, mi dice che a quell’età, non ne sapeva niente di come girava il mondo!

Lucia e Sergio

Sto bene con Sergio, siamo vecchi amici e basta un commento, un’allusione e si ride per un nonnulla.

Il mondo ha sempre funzionato e tuttora funziona, ancora in quel senso, governato dagli ormoni dei due sessi. Per frequentare o cercare la promessa sposa, i giovani si sobbarcavano lunghi tragitti a piedi, ed erano fortunati, quelli che, come il sottoscritto, qualche anno dopo, avevano un amico di scorribande e insieme facevano un pezzo di strada, quattro chiacchere, facendosi coraggio, nel buio del ritorno, in mezzo a boschi, con l’immancabile lume ad olio. Ma era altrettanto utile, avere calci e pugni amici, per difendersi dai rivali, negli scontri con altri zuenotti per questioni di cuore.

Vera, Marino, Beneitu u Cuinà

Beneitu u Cuin-a, Benito Piombo, mi aveva raccontato delle scorribande giovanili, a cui lui aveva partecipato, partendo da Sciarborasca, in direzione delle Faje e Alpicella, inevitabilmente finiva a botte, per la disputa di qualche bellezza locale. Si ha memoria, anche di una alleanza, tra le due frazioni di Varazze e di una spedizione punitiva, in quel di Sciarborasca, durante la festa di S.Ermete, botte da orbi e poi ci fu l’intervento degli adulti, a far da pacere.

Conosco il sentiero, che percorrevano queste due fazioni rivali, parte da Isula, si inerpica ai Cumbotti e poi si arriva, in poco tempo au passu du Muaggiun.

In questa sfida lontana nel tempo, secondo Beneitu, hanno prevalso i giovanotti di Sciarborasca, che hanno sedotto alcune nostre compaesane, trasferite poi in quel di Cogoleto.

I tempi non sono cambiati…….ma il mondo da sempre, non gira perchè è rotondo!

I mezzi di trasporto invece no, quelli sono in continua evoluzione.

Noi all’interno delle nostre scatolette di lamiera, insieme agli amici, si arrancava, lungo i tornanti di una strada dell’entroterra, verso una fumosa balera, dove si sapeva di ritrovar sempre le stesse facce e magari qualcheduna in particolare, si aspettava l’inizio della musica, per chiedere il ballo alla donzella adocchiata o a quella sospirata.

Spesso si vinceva la sua ritrosia, rassicurandola che era un invito per un ballo solo!

Anche ai “nostri tempi” ci si azzufava per questioni di concorrenza nelle conquiste femminili, ma nelle balere dell’entroterra, il fenomeno era meno frequente, rispetto alle discoteche, innumerevoli punti di ritrovo giovanile, degli anni 70.

Grandi serate, con rinomate orchestre, che attiravano ballerini da ogni parte, facce nuove da conoscere. E poi il viaggio di ritorno, appena dopo la mezzanotte, con le canzoni stonate, cantate nell’abitacolo di quelle nostre scatolette.

Foto in b/n Museo del Bosco

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