Capelin Cavamortu

La Targa alla Colla di S.Giacomo Mallare

Dal 10 aprile del 1800, per sette giorni, il Monte Beigua, fu teatro di aspri scontri fra i Francesi del generale Soult e le truppe imperiali Austroungariche del generale St.Julien.

http://www.parcobeigua.it/iti_dettaglio.php?id_iti=3607

 Furono circa trentamila, i soldati coinvolti in una serie di scontri, attacchi, controattacchi, scaramucce e imboscate.

Sul monte Beigua non ci furono vere e proprie battaglie campali

Nel secondo scontro sull’Ermetta, alla vigilia di Pasqua, i francesi furono ricacciati dalla vetta di questo monte.

 Ma ad ogni attacco corrispondeva sempre un contrattacco.

E così fu, i francesi ebbero la meglio, il generale Fressinet, inseguì i nemici, fino ad arrivare al Monte Cavalli.

Qui probabilmente fu attirato in una trappola, perché ben appostata, su questo monte, per metà protetto dalla cascata de Prie du Lunò, c’era la brigata del generale Sticker, arrivata seguendo l’antica via del legno dall’Alpicella.

Forte di tre reggimenti, con 3000 uomini, gli austroungarici sbaragliarono le truppe francesi, e le impegnarono in un combattimento con la baionetta.

I combattimenti nel vallone delle Giare – Monte Cavalli e sull’Ermetta, del 12 aprile dell’800, durarono fino a sopraggiunta oscurità.

A notte fonda, a seguito di un cambio di strategia, gli austriaci ricevettero l’ordine di ritirarsi oltre il Sansobbia.

Il giorno di Pasqua, il 13 Aprile, finalmente giunse da Genova una carovana di muli, con un po’ di provviste, 60 sacchi di patate e 20 barili di acquavite.

Il distillato, utilizzato anche durante la prima guerra mondiale, stordiva gli uomini e infondeva euforia negli attacchi ai fortilizi nemici.

Il giorno 14 i soldati di entrambi gli schieramenti, trascorsero la giornata riposando e forse i francesi lo fecero proprio alle pendici del Monte Cavalli.

 Ma nelle case di campagna, requisite a qualche povera famiglia di contadini e trasformate in quartier generale, si stava studiando un altro campo di battaglia, la piana del Giovo Ligure, dove il giorno 15 ci furono altri scontri.

Nell’accampamento francese, a causa della carenza di viveri, furono segnalati alcuni casi di cannibalismo, perpetrato dai francesi nei confronti dei nemici caduti.

Questo è un mio riassunto di quanto è scritto nel bella pubblicazione “Sentieri Napoleonici nel Parco del Beigua” edito dal Parco del Beigua.

La battaglia di Monte Cavalli è compresa nell’itinerario A dei Sentieri Napoleonici.

Capelin Cavamortu

La memoria popolare, tramandata fino ai giorni nostri e testimoniata dalla presenza di alcuni toponimi, racconta anche un’altra storia, accaduta in quei giorni, sul Monte Beigua.

Dau Cian de Giare, nasce u Rian dell’Ommu Mortu.

Questa zona da me visitata, con Francesco Canepa, ha subito numerosi interventi di forestazione e per imbrigliare le acque che discendono dai 1124 metri del Bric Galiano.

Il pendio è molto acclive

Un altro toponimo, che è segnato sulle cartine di questa zona, tra u Grupassu e u Lunò è Cavamorto.

Capellin Cavamortu, fa parte di quei racconti tramandati da generazioni, da nonno, in padre e in figlio nelle lunghe serate invernali, attorno ad un fuoco e arrivati fino ai nostri giorni.

 Cavamorto, come ogni toponimo, ha la sua ragion d’essere perchè, in questa zona, non era raro, ancora nel secolo scorso, cavare, disotterare dei resti umani, anche durante i lavori di regimentazione delle acque.

Erano i corpi dei caduti in battaglia risalenti agli attacchi e contrattacchi che insanguinarono il Monte Beigua nell’Aprile del 1800.

Erano le vittime di quel 12-13 aprile, quando in questa zona infuriarono i combattimenti.

Non c’era tempo e forze, per seppellire i propri compagni d’arme nè tantomeno i corpi dei nemici.

Il luogo è molto suggestivo, anche due secoli fa, in questa zona, ci sarà stato un bosco di faggi.

 Ma nessuno dei combattenti aveva il tempo di ammirare i dintorni.

Anche quando le armi tacevano, i superstiti avevano da fare molte altre cose.

Solo chi era in punto di morte lo faceva, queste corone di fronde, fu l’ultima cosa che videro centinaia di giovani caduti per un ideale o per dovere.

Anche sul Monte Beigua servirebbe commemorare questi fatti storici con una lapide come quella di Colla S.Giacomo.

Il giorno 14, per riprendersi dalle fatiche e curarsi le ferite, probabilmente i francesi restarono in questo posto, ricco di acque sorgive.

E quel toponimo, Giare dell’Olio, ha una qualche attinenza con la presenza di quei soldati.

Passata la furia della battaglia e allontanato il rumore dei cannoni, chi traeva sostegno dall’economia du Boscu e di Pre da Fen, ritornò au Grupasso, Peioa, Lunò ecc. e seppellì alla belle e meglio quei poveri resti umani.

 Ma i cadaveri dei soldati, precipitati nel Rian, furono periodicamente, restituiti più a valle, dalle acque di un temporale.

Quellu Rian ciamò dell’Ommu Mortu.

Grazie a Francesco Canepa, che mi ha accompagnato in questa escursione.

Ringrazio per la parte storica, i sig.G.B. Ratto e Riccardo Rosa

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