
A Ca di Scopellin è una bella testimonianza, del lavoro de piccaprie e scopellin, un indubbio patrimonio storico delle arti e mestieri, un manufatto unico da preservare.
A Ca di Scopellin, a cava e mascee e a Muntà da Cappeletta, sono una suggestiva esposizione litica, di perizia e abilità all’aria aperta.

Con i miei kg in sovrappiù, scendo e poi risalgo con il fiatone, la ripida Muntò da Cappelletta, oggi via Primavera.

Il selciato è lastricato cun e prie posè de costa e tutto il tracciato è delimitato da muri in pietra e massi, infissi con la stessa tipologia di un sentiero megalitico, ma finalizzati a delimitare verso valle la careggiata.

Un’altra mirabile opera dell’ingegno del lavoro e della fatica umana, questa viabilità una delle più vetuste della nostra città, permetteva di raggiungere da da S.Luensu, le soprastanti località delle Faje, Munte Grippin e proseguire oltre, verso il Beigua, le sue praterie e boschi, per la fienagione, per il taglio e trasporto della legna, pascoli e commerci.

Seguendo a Munta’ da Cappelletta, arriviamo al cospetto di quello che stavamo cercando!

L’imponente cava di ofiolite e la Ca di Scopellin!

La costruzione è in parte diruta, invasa dalla vegetazione e colonizzata, anche al suo interno, da specie arboree.

Mancante della copertura, la casa è alla mercè delle intemperie e al degrado del tempo, un portale è già crollato, ma la solidità delle parti ancora erette e’ evidente e sembra non ci sia il rischio di ulteriori crolli.

E’ una classica casa colonica, con la parte ad uso abitativo, sopraelevata, accessibile tramite una scala esterna, ha le pareti intonacate ci sono i fori dei legni per il tavolato del pavimento e la nicchia per il lume, il vano a piano terra, diviso da un muro, probabilmente era adibito a stalla, nel sottotetto invece saranno stati stoccati fieno e paglia.

In aderenza a questa abitazione cìè la parte più antica di questo complesso litico, quasi del tutto crollata, qui verosimilmente era effettuata l’attività dei scalpellini, con la squadratura e la scalpellatura ad uso ornamentale o antisdruciolo delle pietre cavate per uso stradale.

Ma anche sculture a bassorilievo e altre decorazioni a richiesta del committente, oppure per diletto in un momento di svago.

A questo punto con Gianluca facciamo una constatazione di fatto, poco sopra a Ca di Scopellin, c’è il punto di distacco, del terzo movimento franoso, che anche qua ha divelto piante e fatto rotolare massi, un seppu de castagnu, e’ stato capovolto e trasportato a poca distanza dal rudere
Il tronco ha protetto a Ca di Scopellin da sicura rovina, fermano e deviando lo smottamento che avrebbe travolto e distrutto l’edificio!
In altre circostanze….. se invece da Ca di Scopellin ci fosse stato ad esempio….. un luogo di culto….. si sarebbe pensato ad miracolo!

La notizia sarebbe arrivata alla stampa con titoloni da prima pagina “L’intervento divino ha fermato la frana, salvando quei ruderi sacri”
Questo luogo sarebbe diventato, oggetto di devozione, attirando torme di visitatori, pullman anche dall’estero!

Ma niente di tutto questo accadrà, a chi può interessare questa storia, appartenente al mondo del reale, quello di Scopellin de Gruppine?
D’ altronde mica erano dei santi quei piccapria e scopellin, ma solo della povera gente come tanti di cui, colpevolmente, abbiamo perso la memoria.
Chi erano quelli che qui avevano lavorato con ogni condizione meteo, faticato tribolato, per portare a casa la pagnotta e tirar su delle bocche da sfamare?

Ma così vanno le cose in questo nostro strano paese, della Ca di Scopellin fra qualche anno nessuno si ricorderà più, finirà fagocitata dal bosco e i suoi muri e quelle pietre scalpellate ad una a una da na man d’ommu, ritorneranno a far parte di uno dei tanti muggi de prie, che si trovano senza nessuna spiegazione nei nostri boschi.

Vorrei citare arrivati alla fine, una frase di Paolo Cognetti, che descrive molto bene a mio parere come dovrebbe essere l’approccio a questi luoghi, pensare e provvedere alla loro conservazione dovrebbe essere parte di una comunità che vuol conservare la sua storia, strade cascine muri di pietra, tutti dotati di una propria sacralità, dove generazioni di esseri umani, si sono spezzati la schiena, per lasciarci un mondo migliore
“……….serve che queste voci continuino ad esistere, nei nostri tempi di conformismo imperante, tecnologico, capillare. Ci ricordano, perlomeno che cosa ci viene amputato senza che ne sentiamo dolore, così anestetizzati: eliminare le zone di silenzio dalla nostra vita è come abbattere gli ultimi boschi per costruire dei supermercati, come radere al suolo una montagna per farci passare una strada. Servono esploratori che esaurite le terre sconosciute, vadano a cercare in quelle dimenticate, tornino ai luoghi che l’uomo abitava e ora non più. Un paese fantasma, una fabbrica abbandonata. Che cosa c’è lì, dove tutti sono andati via?” Un amore che nessuno si ricorda”. Servono libri che mettano in salvo quell’amore”.
Gianluca mi fa partecipe di un aneddoto che gli aveva raccontato suo papà.
Ad una quota più bassa della cava, nella zona di Campomarzio, in una casa ancora oggi visibile dalla strada, si era accasato un valente fabbro u Fero’, al servizio in toto per gli Scalpellin de Gruppine e per tutti quelli che lavoravano la terra e che avevano bisogno di rinnovare, affilare o riparare l’attrezzatura da scavo, da taglio o da spacco.
Quest’uomo, di cui non si conosce il nome, diventò con il tempo una persona di massima fiducia dei Scopellin a tal punto, che il commitente, per non sobbarcarsi un discreto tragitto in salita fino alla cava, lasciava il pagamento, per i lavori effettuati dai Scopellin, al fabbro.
Ma un giorno, ricevuti i soldi destinati a quelli che si erano ciecamente fidati di lui, sparì dalla circolazione, qualcheduno disse che la cosa era stata pianificata e che con i soldi carpiti ai Scopellin de Gruppine u Fero’ si imbarcò per l’America e non fece più ritorno in patria.
Si sta facendo tardi ringrazio Gianluca della bella escursione effettuata, insieme abbiamo condiviso un intero pomeriggio a ritroso nel tempo.
Ci resta ancora un po’ di tempo e decidiamo di farci una birra al bar dell’Alpicella, nel dehor non c’è posto e allora prendiamo posto nella sala tv, mentre c’è l’incontro di coppa Europa, tra Germania e Inghilterra nessun dubbio da che parte stare, tra Albioni e Crucchi noi italiani tifiamo sempre Germany
Ringrazio Vittorio Mantero, comproprietario della Ca di Scopellin, per ulteriori notizie avute utili per completare questo post.
