
Ai Piani d’Invrea, si sottopassa l’A10, da e Caden-ne, si va in salita svoltando a destra e oltrepassato il bivio per l’ippodromo Centurione, si sale ancora e arrivati ad un grande Pin da Pinò, si svolta ancora a destra e poi a sinistra si imbocca un sentiero sempre in salita.

Arrivati ad un bivio, si sceglie quello con scritto, sulla pietra “percorso accidentato” e in effetti il selciato è una scoscesa pietraia , insidiosa per caviglie e ginocchia, soprattutto se percorsa in discesa.

Dopo qualche decina di metri, ai , lati del sentiero si notano ancora ben conservate, due postazioni in calcestruzzo, risalenti alla seconda guerra mondiale.
Si cammina, con ai lati del sentiero una stupenda macchia mediterranea.

Una meraviglia della biodiversità, un misto di ciante de ruette, ersci e tanti pin, custi de murtin, lentiscu e brughe e quarche ruvei cun e sciue de zenestra e cistu.

Si va in direzione del Passu de Freisce.

Arrivati all’intersezione, con una strada carrabile, sterrata, si prosegue in direzione da Madonna da Guardia.

Qui la vista spazia verso l’entroterra e il gruppo del Beigua, sotto di noi la strada di S.Giacomo verso Costata, con l’enorme ferita dello smottamento di Bric Berlese.

Le Sevisse bellissima oasi verde in mezzo alla brughiera.
In questa zona ci sono alcuni pascoli recintati, con il pastore elettrico.

Nel pendio a valle della strada, un capanno ospita alcuni asini, anche loro nel recintato elettrico.
Sul bricco di Cian de Donne, non c’è traccia di altri animali al pascolo bovini o ovini, ma è comunque recintato con il pastore elettrico.
Chissà perché a questo bricco è stato dato questo toponimo?
Al culmine di questo altopiano, verso ponente si ha la vista di uno scorcio della nostra città.

Au Cian de Donne è presente un enorme Muggiu de Prie

E’ possibile che qui fosse edificata una cascina, oggi completamente diruta, per ricovero animali attrezzi e per il riparo e il pernottamento dei pastori, che portavano le loro greggi o mandrie in questa zona prativa.
Ma vista l’enorme quanità di pietre qui presenti, si potrebbe benissimo edificare anche un castello!

Questo cumulo di rocce è la risulta di un imponente, massacrante lavoro di bonifica realizzato togliendo le pietre non solo da questo bricco ma anche da quelli circostanti.
Forse le pietre sono state trasportate in questa zona perchè era intenzione di qualche signorotto locale, edificare in questo punto panoramico alla vista del centro abitato, qualche manufatto a scopo difensivo e per controllo.

Erano un’arida pietraia questi pendii, e furono trasformati in zona di pascolo e fienagione.
Tutti i componenti delle famiglie dei peguo’ e dei villen, che qui portavano gli animali al pascolo, erano coinvolti in questa attività.

I bambini appena cresciuti, dovevano aiutare i fratelli, sorelle e i genitori per togliere e trasportare le pietre e accudire gli animali.
Le donne facevano la spola, per portar il mangiare e fare le veci dei mariti, papà o fratelli, quando gli uomini era in altre cose affaccendati.
Non di rado andati in guerra e mai più ritornati, e allora restavano solo le donne a togliere pietre da questi bricchi e a impilarle tuttte insieme inun unico posto.
Questo può essere una delle spiegazioni del perché ghe discia Cian de Donne.

Il toponimo Pian o Passo delle Donne o Femmine, si ritrova, anche in altri comuni italiani con molteplici motivazioni, derivanti dal lavoro nei campi, da vicende storiche, aventi come protagoniste delle donne .
Innumerevoli i riferimenti alle streghe o alla pratica del mercimonio, fino a intravedere presunte forme femminili, nella conformazione di rocce o delle alture, anche donne dedite al contrabbando e alla raccolta stagionale di frutta o erbe aromatiche.

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