
Il Santuario del Todocco.
14 luglio 2020
L’etimologia di questo curioso nome è da tempo dibattuta.
Potrebbe derivare dalla parlata celtica Tod che in tedesco significa morte e hoc alto forse era un luogo di sacrifici umani?
Un’altra supposizione vuole che questo nome sia derivato dal greco Teotokos Madre di Dio.
Mi sa che è stata scelta questa seconda definizione….
In questa zona, attraversata da una via del sale in direzione di Alba, furono combattute diverse battaglie tra i liguri e i romani.

Questo valico era percorso dai pellegrini diretti a Santiago di Compostela e qui sostavano nel loro peregrinare, presso una cappella.
La storia narra di due apparizioni della Madonna, seguite da altrettanti inspiegabili guarigioni, un muto iniziò a parlare e uno storpio poté nuovamente camminare.
La prima chiesa fu costruita nel 1769, nel 1936 iniziò la costruzione dell’attuale santuario, terminata nel 1949.
Oggi questo luogo di culto è affidato alle Sorelle Figlie della Madre di Gesù del Movimento Gioventù Ardente Mariana (G.A.M.)
Una locanda, un bar e una sala refettorio sono allocati negli edifici adiacenti
Il giorno 15 agosto è la festa patronale del santuario, i fedeli rinnovando un’antica usanza, convergono qui a piedi, dai paesi del circondario.
Ancora negli anni 60, gruppi di giovani partivano da Sassello, il 14 agosto pernottando sotto le stelle, arrivavano dopo aver percorso circa 35 km per sentieri strade e campi alla festa del Tuduccu
Oggi è tappa obbligata per ciclisti
Una bella giornata soleggiata, ha fatto da sfondo alla nostra escursione in moto diretti al Todocco.
Io Tonino e Ettore oggi in versione scooteristica,

Si parte passando da Celle/Sanda, per evitare la chiusura della strada a S Martino, poi Stella S.G. Pontinvrea Giusvalla qui pausa fisiologica e per fotografare le incredibili ultracentenarie “gasie” (acacie) dai tronchi contorti che caratterizzano il viale di questo paese.

Poi direzione Dego, Piana Crixia, d’obbligo le foto di rito, con lo sfondo del maestoso “fungo di Piana” bella anche la chiesa in pietra a vista nella piazzetta di questo borgo che comprende il suggestivo ristorante Il Fungo.

Dopo Piana, si prosegue in salita, per qualche chilometro fino ad arrivare imboccando una diramazione a sinistra, agli 800 metri di altitudine del Santuario del Todocco.

Molte le persone presenti in piazza, in coda per una visita al santuario, tutti muniti di mascherina altri ai tavoli del bar ristorante per rifocillarsi.

Nessuna altra moto e’ parcheggiata nella grande piazza.
Si chiacchiera fra di noi, mangiando un gelato.
Decidiamo per un percorso alternativo, una diramazione sulla strada del ritorno, in direzione di Santa Giulia, non prima di aver chiesto lo stato della strada, alla bella cameriera del bar.

Affrontiamo questa strada stretta e in discesa e dopo un paio di chilometri ci fermiamo di fronte a quello che è a parer di Tonino, mio e di Ettore la cosa più suggestiva vista in questa giornata.

È un piccolo cimitero, a lato della strada, circondato da un muro basso in pietre di tufo, l’entrata è sormontata da un portale in mattoni a vista, le lapidi molto semplici con poche croci.

L’erba da poco tagliata e questo silenzio, dove anche le cicale sembrano non recar disturbo, conferiscono a questo luogo del riposo eterno un senso di pace.
Penso alla vita di queste persone, in questi luoghi, alla fatica di tutti i giorni per sfamare dei figli per costruirsi pietra su pietra una casa, leggo alcuni nomi guardo le foto, chissa chi erano e come sara’ stata la loro esistenza e poi chi avrà avuto cura di loro quando erno vecchi.
Avranno avuto la fortuna di restare fino alla fine dei loro giorni, dove avevano vissuto?
Al centro di questo camposanto, una chiesetta molto semplice, ma di una bellezza struggente con le sue pietre a vista e sotto quella traversa di castagno, consumata, annerita dal tempo che sostiene la facciata, chissà quanta gente è passata facendosi la croce in petto, prima di varcare la soglia.
L’interno svela un’altro aspetto, non si vedono più le pietre perché ricoperte dal bianco dell’intonaco, due affreschi sbiaditi di due santi ai lati dell’altare e su questa parete il profilo di un portale con la cimasa in gesso e alcune crepe a causa di un assestamento del muro.
Le panche consunte dal tempo, un vaso con i fiori finti, nella luce di una finestra, donano a questo luogo di culto, una semplicità e una dignità che è tutto quello che servirebbe per pregare a chi oggi crede in un Dio, in un’aldilà, in una vita eterna, da meritare però con i propri comportamenti durante la vita terrena.
Richiudiamo la porticina della chiesa e il cancello del camposanto.
Riprendiamo con la luce del tramonto ormai imminente, il viaggio di ritorno.
Il traffico ora è aumentato, specie nella direttrice di Acqui Terme, la gente sta ritornando da una giornata al mare.
Arrivati a Dego proseguiamo in salita, arriviamo alla famosa per i suoi ristoranti, bella località dei Girini, messa in risalto dalla luce del tramonto.

Il ritorno lo facciamo passando da S Martino verso il Pero e le innumerevoli curve di questa strada.
Il fondo stradale che abbiamo percorso era in discrete condizioni, pessima come sempre la statale per il Sassello.
Nessun problema per le Triumph neanche per la vecchietta ultratrentenne Honda CN di Ettore a riprova che le moto giapponesi a parer mio ma anche oggettivo, delle recensioni giornalistiche, sono le più affidabili in particolare le moto Honda mantengono sempre un buon rapporto di vendita dell’usato a differenza di altre marche definite TPS ovvero invendibili: tue per sempre!

Grazie ai miei compagni di viaggio Tonino e Ettore
