Curiosità e dilemmi!
A fusce du Teiru in tu Pasciu, tantu tempu fa, se pescavan i luassi, se ciappavan e gritte e se rancavan i muscoli dai scoggi e i figgiò favan i verruggi!

Quanta Storia è passata ai piedi del Colle di S.Donato!
A metà dell’ottocento, fu costruita a Ciusa da Fabrica che divideva la località Muin a Vapure dalla località Bacino.

Convogliava le acque del Teiro e tramite un beu, in sponda destra, sottopassava la strada, all’interno del Cotonificio Ligure.
L’acqua faceva ruotare anche le macine di un mulino per farina, nella località oggi denominata, Case Fanfani.

Il beo, non più utilizzato, fu sepolto da ripetute discariche di inerti e se ne era persa memoria.

L’alluvione del 1 novembre del 1968, che raggiunse un’altezza e una portata da record, riporto’ alla luce questo manufatto, eliminando la terra di discarica che aveva occluso il canale.

Per noi bambini, fu un’altro posto da passatempi e giochi.
In quest’anno di siccità, il Teiro dau Muin a Vapure, già a metà giugno era completamente asciutto.
Anche la sorgente du Pisciuellin, ha interrotto il suo apporto d’acqua, che negli anni scorsi, aveva salvato il Lago dai Pelosi dal prosciugamento.

Lo squarcio nella diga, visibile nella foto, dove si forma la cascata, fu effettuato negli anni 70 con un martello demolitore, per evitare il ristagno dell’acqua, che formava u lago du Muin a Vapure.

Degli altri opifici, sono rimasti solo gli edifici in muratura e qualche residuo di impianto.
Questa zona in epoca medievale assunse il toponimo di Borgo Teri.
Duemila anni fa le onde del mare, frangevano sugli scogli dei Busci, dau Rissulin in località Parasio
Durante gli scavi per le fondamenta degli opifici, emersero grandi blocchi di pietra.
Erano le banchine del porto romano, quando questa zona del Sciu da Teiru, era il limite di una grande baia e nel Parasio c’era la foce del Teiro.
Gli anziani del Sciu da Teiru, Alessandro Risso e Robero Pelosi raccontano di grandi anelli in ferro infissi nelle rocce, andati perduti dopo l’edificazione di un muro di sostegno alla soprastante strada.

Un residuo metallico è incastonato nella roccia del Lago dei Pelosi
Una questione ancora insoluta è quella relativa alla viabilità romana, che scendeva dal Castrum, l’attuale Colle di San Donato.
L’Emilia Scauri arrivata nella zona, oggi denominata l’Ortu du Gnarin, dove si presume che ci fossero gli attracchi per imbarcazioni, proseguiva verso sud o quello era il suo naturale capolinea?
Attraversava oppure no, quel braccio di mare fino ad arrivare alle spiaggie di Ad Navalia dove erano allestiti i cantieri navali?
La grande baia al cospetto del Castrum romano duemila anni fa limitava l’estensione dell’arenile.
Domande o meglio curiosità che potrebbero trovar risposta, in quella zona alluvionale chiamata la Lomellina, fortemente ridotta all’epoca dei Romani, ma che molto probabilmente era l’unica battigia di Ad Navalia, dove c’era lo spazio sufficente per allestire delle imbarcazioni.
Servono studi di geologia e prelievi di terreno, per determinare la grandezza della baia, dove era l’approdo romano.
Può essere che l’attuale località Lomellina, fosse una grande palude.
A questo punto, molto probabilmente le imbarcazioni erano assemblate e riparate ai piedi del colle del Castrum, dove arrivava dall’entroterra, il legname da costruzione.
Il Teiro nel suo costante apporto di materiale alluvionale, nel corso dei secoli ha provocato l’arretramento del bagnasciuga, fino a formare l’attuale arenile della nostra città.
E’ possibile che preesistenti paleofrane, come quella che inizia a S.Anna e arriva a S.Pietro, hanno nei secoli, contribuito in modo significativo, a seguito di smottamenti e frane, ai depositi di inerti nel letto del Teiro, accelerando il processo di insabbiamento, di quella grande baia che frangeva le onde ai piedi del Colle di S.Donato .
Curiosità che diventano dilemmi!

Il Teiro completamente asciutto permette una bella escursione fotografica del grandioso muro che a valle della Ciusa sostiene le opere murarie di alcuni opifici.

Nelle foto si possono vedere le varie stratificazioni dei muri in pietra.
Si può notare la varietà incredibile del materiale da costruzione, dai cocci, ai marmi, alle pietre di tutte le fogge e tipologie.

Pietre di fiume e di recupero da demolizioni di precedenti manufatti.

Una parte di questo muro è uniforme e sembra costruito per sostenere una grande opera edile.
E quelle feritoie? Sostegni per le impalcature utilizzate per la costruzione di un ponte in pietra?
Potrebbe essere questa la base, di un’opera colossale, che con una campata di almeno 15 m, oltrepassava il braccio di mare in località Bacino?

Gli anziani del posto, per sentito dire dai loro avi, raccontano di una cianca, passerella, che univa il colle di S.Donato, nella zona della Grangia, alla zona du Simiteu Vegiu, cimitero vecchio.

Ingrandendo la foto della cascata, si vede un bel gruppo di anatroccoli

Nella grande buca scavata dall’acqua, si faceva sempre una buona pesca di pesci e di anguille.

Qualche decina di anni i ragazzini della zona, anche Alessandro e Veronica nel periodo estivo, quando il fiume stava per prosciugarsi del tutto, si mobilitavano, catturavano i pesci intrappolati in quella buca, per poi rilasciarli più a monte nel Lagu Scuu, grande tinozza, scavata dall’acqua nella roccia viva, che nessuno ha mai visto asciutta.
foto in b/n Archivio Fotografico Varagine.
