Lina e a Vignetta (n°3)

3)E Articiocche

Agosto 2022 telefono e poi incontro Lina, seduta nei pressi della sua bella casetta, con i fiori del prato e come sfondo, lo stupendo blu del mare.

Le ho portato da leggere la bozza di questo racconto.

Un secolare albero di ulivo, ci protegge dal cocente sole di questa estate torrida.  

Chiedo a Lina quali erano le coltivazioni, per cui la Vignetta era così rinomata.

L’ortaggio simbolo della Vignetta, erano i carciofi, i Viuletti d’Arbenga, piantumati a migliaia, ogni due o tre anni ad agosto, in ta Fascia Lunga.

Le piantine erano messe a dimora, prelevando un Cardu, una propaggine dalle piante vecchie, che doveva essere coperto con l’Aocu (la pula di grano) o in mancanza di tale sottoprodotto del grano, andava bene anche la rusca di pino.

Serviva per mantenere sempre un certo grado di umidità.

Nel mese di dicembre, per proteggere la pianta dal gelo era effettuata la rincalzatura, la terra doveva essere messa a ricoprire per bene la base della pianta.

 Per effettuare agevolmente questa operazione, le grandi foglie spinose erano sollevate da terra e intrecciate fra di loro.

Antonietta, la mamma di Lina alla viglia di Natale, era con il pancione, protetto da un sacco di canapa, in ta Fascia Lunga a intrecciare le foglie dei carciofi.

 Lei era molto veloce in questa attività, mentre u Giumin effettuava l’operazione di rincalzatura delle piante di carciofo.

A Scia Spasia, l’ostetrica, chiamata dopo un paio di settimane, per assistere la partoriente, si meravigliò di tutte quelle punture da spine sull’addome.

Oggi sarebbe impensabile un parto casalingo, per giunta complicato dalla posizione podalica .

Per Pasqua ogni pianta aveva prodotto in media quattro o cinque carciofi.

Erano pronti per essere raccolti, messi testa-gambo nelle Panee e inviati ai mercati di Genova.

Ma in quel 1938 una grande gelata che durò giorni compromise completamente il raccolto di carciofi alla Vignetta.

continua

foto in b/n Archivio Storico Varagine

Lascia un commento